2020: che cosa dobbiamo aspettarci? Le previsioni di Abi Research

ABI Research ha identificato per il 2020 i trend tecnologici che modelleranno il mercato e quelli che, invece, non sembrano destinati, almeno per ora, a fare la differenza

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di Virna Bottarelli |

Si intitola “54 Trend tecnologici da monitorare nel 2020” il white paper di Abi Research che identifica sia i trend che modelleranno il mercato della tecnologia, sia le tendenze che, nonostante attirino l’attenzione di molti addetti ai lavori, sembrano però meno in grado di impattare sul mercato in questo 2020.

Restringiamo il campo a tre ambiti applicativi di interesse per il settore elettronico: smart home, smart mobility e smart city.

La complessità della Smart Home

Anziché diminuire e raggiungere una standardizzazione che potrebbe portare a una semplificazione, la disomogeneità che contraddistingue il mercato della smart home continuerà a crescere nel 2020. I supporti per protocolli ZigBee, Z-Wave, protocolli proprietari e Wi-Fi si estenderanno per integrare anche i protocolli Thread e Bluetooth.

Aumenteranno quindi i dispositivi e le applicazioni per smart home di marchi concorrenti, permarranno la complessità dei protocolli e la carenza di interoperabilità, ostacoli, questi, all’engagement del consumatore.

Il 2020 potrebbe rappresentare anche l’inizio di una nuova concorrenza: Amazon e Google, e alcuni player regionali in mercati come quello cinese, hanno accumulato una base clienti significativa nel settore smart home, ma non si tratta di posizioni garantite, perché questi grandi player potrebbero dover fronteggiare competitor in arrivo da altri ambiti, in particolare i service provider delle telecomunicazioni.

Una nuova generazione di offerte per la connettività domestica, principalmente basate su reti Lpwa e servizi 5G, potrebbe essere sfruttata da questi ultimi per differenziarsi sul mercato e fare concorrenza ai grandi player della tecnologia di consumo.

Smart Mobility e automotive

Nel 2020 assisteremo al nascere di più forme di mobilità collaborativa, con le connected car che inizieranno a condividere dati sulle condizioni delle strade e sulla viabilità, per consentire alle altre vetture connesse di evitare pericoli e migliorare il flusso del traffico.

La prima fase si baserà sulle comunicazioni low-bandwith e high-latency via reti Lte tra auto connesse e piattaforme di gestione dati per abilitare applicazioni come allerta ghiaccio, olio e traffic assistance. Saranno milioni le auto connesse che conferiranno dati a queste piattaforme e trarranno beneficio dai servizi da esse offerti. Anche in ambito micro-mobilità ci saranno novità, con e-bike e scooter che, sul mercato europeo e nordamericano, stanno già dando buoni risultati, visti i piani dei fornitori di ampliare le loro flotte.

A guidare questo comparto sarà comunque ancora il bike sharing. Per quanto riguarda l’automotive, invece, il 2020 sembrava, tempo fa, un orizzonte a lungo termine, nel quale i trend tecnologici che avevano dominato il settore negli ultimi dieci anni (elettrificazione, connettività, guida autonoma) si sarebbero armonizzati per creare trasporti più sicuri ed efficienti.

Eppure siamo entrati nel 2020 con gli incidenti stradali in aumento, gli Oem che investono in tecnologie proprietarie, la connettività usata giusto per abilitare applicazioni di infotainment e la maggior parte dei costruttori che sposta al 2025 o 2030 la transizione alla mobilità connessa, autonoma ed elettrica.

La Smart City del futuro

Già nel 2019 molte città avevano concentrato la loro attenzione su cinque aree di intervento: modelli digital twin, resilienza, circolarità, micro-mobilità elettrica e spazi urbani intelligenti. Nel 2020, questi concetti saranno ulteriormente galvanizzati e integrati in un’agenda e strategia urbana globali, volte a definire le caratteristiche della smart city del futuro, ma anche a indirizzare le sfide più a breve termine.

Le più ampie questioni sulla sicurezza e la sostenibilità stanno iniziando a essere approcciate in modo più strutturato, prendendo in esame i concetti di resilienza ed economia circolare.

Altri ambiti come i modelli digital twin faranno da terreno fertile per l’adozione di tecnologie di connettività IoT capaci di rendere i modelli 3D delle vere e proprie repliche, in tempo reale, degli asset fisici delle città, da analizzare per ottimizzare l’utilizzo delle risorse. Si tratta di paradigmi di alto livello, dei quali non vedremo un grande sviluppo se non nelle città più avanzate, come Singapore e Dubai.

A fare da freno a un’implementazione su più larga scala ci sono questioni aperte come l’incertezza del ciclo di vita della tecnologia (quando e se adottare nuove tecnologie come 5G, Lpwa, Intelligenza Artificiale, blockchain, mobilità a guida autonoma), la riqualificazione dei sistemi in diversi casi e settori e la conoscenza necessaria per implementare in modo efficiente piattaforme IoT aperte.

A ciò si aggiunga che, inserite in un contesto di incertezza economica, le città saranno sempre più attente all’ottimizzazione dei loro investimenti: per i fornitori sarà dunque d’obbligo corredare le loro soluzioni delle più dettagliate informazioni sulle opportunità di risparmio e sui benefici tangibili offerti a cittadini e imprese.


Soluzioni in primo piano: CI e mMTC

Nel 2020 assisteremo a un’espansione delle tecnologie di Intelligenza Continua (Continuous Intelligence o CI), che porteranno l’analisi dei dati IoT oltre i tradizionali livelli operativi (manutenzione e controllo) e avranno un maggiore impatto sulla pianificazione strategica e sul cambiamento organizzativo. Secondo la definizione contenuta nel glossario Gartner, l’Intelligenza Continua è uno schema progettuale nel quale analitiche real-time, integrate in operazioni di business, processano dati storici e correnti per ordinare azioni in risposta alle esigenze e agli eventi del momento.

Le massive Machine Type Communications (mMTC) sono nate in epoca 4G, con soluzioni Lte-M e NB-IoT progettate per essere compatibili con il 5G. I fornitori di chipset videro nell’IoT un’opportunità di crescita e alcune realtà nacquero dal nulla per sviluppare processori baseband NB-IoT.

“La corsa che ne è scaturita ha visto emergere 17 produttori di processori baseband, ma solo quattro di loro forniscono oggi la maggior parte delle soluzioni Lte-M e NB-IoT disponibili: HiSilicon, MediaTek, Qualcomm e Rda, ha evidenziato Jamie Moss, direttore della ricerca in Abi Research. “Solo gli early adopter, indipendentemente dalle lente vendite iniziali, potranno trarre beneficio dai prossimi anni di boom”.

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