di Laura Reggiani | Quando nel 2016 Analog Devices aveva acquistato la storica rivale Linear Technology per circa 15 miliardi di dollari, con la fusione si era creato un colosso nel settore dei circuiti integrati analogici, con un fatturato passato dagli 8 ai 14 miliardi di dollari e una quota di mercato pari al 9%. Lo scorso luglio, con l’annuncio dell’acquisizione di Maxim Integrated attraverso una transazione azionaria valutata in oltre 20 miliardi di dollari, il big del Massachusetts ha compiuto un’altra mossa importante nel panorama dei chip analogici in particolare e dei semiconduttori in generale, che lo porta a un ulteriore consolidamento. L’operazione, approvata all’unanimità dal Consiglio di amministrazione di entrambe le società, ha infatti rafforzato ulteriormente ADI come leader nel settore degli analogici e portato alla società maggiore ampiezza di gamma e maggior penetrazione su più mercati finali. Per conoscere le motivazioni alla base di quest’acquisizione, capire come si sta muovendo la società a livello strategico in questo momento così particolare, e comprendere il ruolo che l’industria elettronica dovrà svolgere nel mondo post-pandemico, abbiamo incontrato Mike Britchfield, Vice Presidente Sales and Marketing per l’area Emea di Analog Devices dal 2014.
Per Analog Devices il 2020 è stato l’anno dell’acquisizione di Maxim. Quali sono state le motivazioni che vi hanno portato a questa decisione?
La motivazione che sta alla base di questa importante operazione è rafforzare la nostra posizione di leadership nel settore dei semiconduttori analogici con un fatturato previsto aggiuntivo di 8,2 miliardi di dollari. La forza di Maxim nel settore automotive e in quello dei data center, unita alla nostra forza nei mercati industriali, delle comunicazioni e dell’healthcare, sono altamente complementari e in linea con i principali trend di crescita secolari. Per quanto riguarda il power management, l’offerta di prodotti Maxim, focalizzata sulle applicazioni, completa il catalogo ADI con prodotti di largo mercato. A questo si aggiunge l’unione delle migliori tecnologie disponibili, che farà crescere ulteriormente la nostra competenza nel settore e le nostre capacità di progettazione, permettendoci di offrire soluzioni più complete, servire oltre 125.000 clienti e conquistare una quota maggiore in un mercato valutato in oltre 60 miliardi di dollari. Da non sottovalutare poi il fatto che entrambe le società hanno una passione condivisa per una crescita guidata dall’innovazione e che l’unione riunisce culture aziendali simili incentrate sul talento, l’innovazione e l’eccellenza ingegneristica, con più di 10.000 ingegneri e circa 1,5 miliardi di dollari di investimenti annuali in R&S. Insieme, siamo ben posizionati per realizzare la prossima generazione di semiconduttori e, allo stesso tempo, progettare un futuro migliore, più sicuro e più sostenibile per tutti.
Quale impatto ha avuto la pandemia sulle vostre attività? Come vi siete mossi per fronteggiarla?
La natura stessa del Covid-19 ha fatto sì che le soluzioni di Analog Devices si siano dimostrate preziose nella lotta alla pandemia, sia per rallentare la diffusione della malattia che per supportare i clienti. La nostra competenza nel convertire i fenomeni del mondo reale in informazioni e flussi di dati usufruibili ci ha permesso di adattare il portfolio prodotti per affrontare questa situazione in modo continuativo. In quest’ottica, l’azienda ha voluto mostrare il suo approccio proattivo e la sua dedizione all’innovazione. Già a marzo abbiamo formato una task force per dare priorità ai produttori di apparecchiature medicali di importanza cruciale, incrementando la produzione per far fronte alle carenze percepite e reali riguardo alle apparecchiature. Il nostro background nel settore dell’healthcare e l’obiettivo di digitalizzazione in corso ci hanno permesso di muoverci rapidamente, assumendo un ruolo attivo in progetti o iniziative che richiedevano un’azione concreta. Dispositivi medici come ventilatori, respiratori, sistemi di test diagnostici, scanner CT, macchine a raggi X digitali e monitoraggio del paziente sono tutti elementi cruciali nella lotta al Covid-19, e la nostra esperienza nella produzione di componenti per queste tecnologie medicali ci ha permesso di essere parte attiva nel contrasto alla pandemia fin dal primo giorno. Inoltre, siamo stati coinvolti in varie iniziative di raccolta fondi attraverso l’Analog Devices Foundation per sostenere la ricerca e lo sviluppo di soluzioni di test e, non meno importante, di un vaccino.
Come si sono comportati i vostri mercati finali?
Ovviamente il settore dell’healthcare ha registrato fin da subito un’impennata nella domanda. Contemporaneamente dovevamo mettere in condizione i nostri clienti di operare efficacemente entro le restrizioni che la pandemia stava imponendo e dovevamo essere certi di poter soddisfare questa domanda. La connettività è un altro core business che ha visto un aumento della domanda, tanto che sembra che la tendenza a lavorare sempre più da remoto richiederà un’infrastruttura di comunicazione più robusta ed efficiente: le reti wireless e la connettività in generale sono due aree in cui il lavoro a distanza avrà un impatto significativo, sia ora che in un futuro non troppo lontano. L’aumento dello Smart Working ha dimostrato che esiste una precisa esigenza di una struttura di comunicazione più veloce. La richiesta di strumenti di comunicazione affidabili ed efficienti sarà direttamente allineata alla velocità di implementazione delle infrastrutture wireless in varie regioni, e la connettività sarà una componente chiave su come il settore industriale si adatterà al mondo post-Covid. Se pensiamo invece all’industria automotive, ma anche ad altri settori di tipo consumer, la flessione economica causata dal calo della domanda da par- te dei consumatori potrebbe riflettere il fatto che la clientela non solo sta diventando più attenta al proprio budget, ma che gli ultimi modelli, anche se dotati delle più recenti tecnologie, potrebbero non rappresentare più una priorità per i consumatori.
Come si concretizza il vostro interesse verso il tema della sostenibilità?
ADI si impegna a proteggere l’ambiente e a garantire la salute e la sicurezza dei dipendenti, dei clienti e della persona. Questo impegno l’abbiamo preso già da anni e molto seriamente. Siamo un’azienda radicata nella tecnologia e nell’innovazione, i nostri prodotti vengono spesso utilizzati per implementare sistemi e soluzioni sostenibili sviluppati da altre aziende. Il buon esempio parte proprio da noi in tutte attività che svolgiamo: per questo le predisponiamo in modo mirato con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto ambientale e conservare le risorse. “Green design” e migliore efficienza ci hanno aiutato a mantenere sostanzialmente la quantità di consumo energetico anno dopo anno, anche se siamo in continua crescita. Inoltre, parlando di produzione, stiamo aumentando rapidamente il nostro uso di energie rinnovabili, lo scorso anno infatti il 52% del nostro consumo di energia proveniva da fonti energetiche sostenibili. Il 2020 è stato altrettanto importante nel nostro impegno per progettare un futuro sostenibile. Quest’anno abbiamo fatto un importante passo avanti nel promuovere la crescita sostenibile per tutti gli stakeholder dell’azienda. Siamo stati infatti i primi, fra i produttori di semiconduttori ad aver emesso “Green Bond”, un’operazione che ha l’obiettivo di utilizzare i proventi per finanziare o rifinanziare progetti che possano offrire vantaggi in termini di sostenibilità ambientale. Energie rinnovabili, efficienza energetica, edifici e trasporti green, gestione sostenibile delle acque e delle acque reflue, prevenzione e controllo dell’inquinamento, prodotti, tecnologie e processi produttivi eco-efficienti, come anche economia circolare, sono argomenti che rientrano nei progetti di protezione e rigenerazione ambientale di ADI, in linea anche con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
L’intervista integrale è pubblicata sul Numero 5 di Elettronica AV