Dati Dmass: chip da record, nonostante lo shortage

Nel secondo trimestre la distribuzione europea dei chip, secondo i dati Dmass, supera il 25% di crescita e fattura 2,3 miliardi di euro. Le gravi carenze di componenti continuano però a rappresentare un limite

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Dati Dmass

di Cleopatra Gatti

L’impatto del Covid-19 sul mercato europeo della distribuzione di semiconduttori sembra essere decisamente concluso. Mentre il primo trimestre aveva mostrato ancora segnali di negatività, il secondo trimestre del 2021 lo ha più che compensato e si è concluso con una crescita del 25,2%, pari a oltre 2,3 miliardi di euro di fatturato realizzato in distribuzione da tutti i membri del Dmass.

Georg Steinberger, presidente di Dmass, ha così commentato: “Come già indicato alcuni mesi fa, le domande dominanti di quest’estate sono state: dove reperire i componenti per evitare fermi di produzione presso i clienti e quanto durerà la carenza? In entrambi i casi le risposte sono ancora praticamente aperte. Le previsioni sulla durata dello shortage vanno da qualsiasi punto tra subito dopo questa estate fino a ben oltre l’estate del 2022. L’incognita, in questo caso, non è la produzione, poiché le nuove capacità non saranno presto disponibili, ma la domanda più che confusa da parte dei clienti. Il 2021 è probabilmente sicuro dal punto di vista delle vendite e chiuderà tra il 15 e il 20%, ma oltre a questo…”

Faticano Francia e Germania

A livello di aree geografiche, la situazione complessiva è estremamente positiva, con una crescita a doppia cifra pressoché generalizzata, anche se con variazioni piuttosto significative. Mentre l’Europa settentrionale e orientale, il Regno Unito, la Penisola Iberica, il Benelux, l’Italia, la Turchia e alcuni Paesi più piccoli sono cresciuti tra il 28% e il 77%, la Germania ha chiuso con una crescita limitata al 15,1%, la Francia al 19,8%, Israele al 14,7 % e la Russia al 7,7%. Questi i numeri nel dettaglio: la Germania chiude con +15,1% a 614 milioni di euro; l’Italia con +30,4% a 212 milioni di euro; il Regno Unito con 37,3% a 167 milioni di euro; la Francia con 19,8% a 149 milioni di euro; l’Europa Orientale con 44,1% a 403 milioni di euro; il Nordic con il 28,4% a 180 milioni di euro. Prosegue Georg Steinberger: “Ciò che è interessante notare è che soprattutto Francia e Germania, i principali paesi dell’UE, hanno difficoltà a tenere il passo con il tasso di crescita medio. Ciò che è anche abbastanza sorprendente è il fatto che il Regno Unito non sembra affatto subire problemi legati alla Brexit, almeno non nel settore dei componenti”.

Bene tutti i prodotti

A livello di gruppi di prodotti, lo sviluppo nel secondo trimestre è stato quasi del tutto positivo. Se qualche area sembra ancora “lottare” (come gli analogici, i Mos Micro e le logiche), vanno però evidenziati i risultati dei discreti, cresciuti del 58% a 139 milioni di euro, delle memorie del 49% a 214 milioni di euro, della potenza cresciuta del 41,6% a 282 milioni di euro, dei sensori in crescita del 37,9% a 66 milioni di euro, dell’optoelettronica con il +33,2% a 222 milioni di euro, degli analogici con il +22,9% a 663 milioni di euro e dei Mos Micro, +19,9% a 463 milioni di euro. Le logiche programmabili diminuiscono invece dell’11,8% a 114 milioni di euro e le altre logiche del 4% a 109 milioni di euro.

“Quello che stiamo vedendo a livello di prodotto è molto probabilmente un effetto della carenza che sembra aver avuto un impatto maggiore su alcuni prodotti nell’ambito degli analogici, dei Mos Micro e delle logiche. Oltre a ciò, dipende molto dal mix dei produttori e dalla loro specifica situazione di consegna nelle varie categorie di prodotto”, commenta Georg Steinberger. “Anche se il 2021 a livello di business è ormai praticamente terminato, è ancora difficile fare previsioni sulla durata dello shortage. Forse è in atto un gioco molto più grande; la percezione è che i semiconduttori siano il “nuovo petrolio” e che i governi debbano essere coinvolti per garantire l’accesso alle tecnologie all’avanguardia. Se questo accadrà ci potranno essere effetti a lungo termine sull’intera supply chain dei semiconduttori e conseguentemente anche sui prezzi”.


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