di Alan Friedman |
Mentre valutiamo l’impatto economico del conflitto in Ucraina, l’orrore delle vite che sono state strappate e le implicazioni geopolitiche del dover coesistere con un dittatore aggressivo proprio alle porte dell’Europa, vale la pena riflettere sul ruolo dell’Europa stessa, oltre che sugli effetti che la guerra del signor Putin sta avendo sul progetto comunitario.
L’Europa non ha mai parlato in modo chiaro negli affari internazionali. Solo di rado è stata unita e capace di parlare con una voce sola. Fino a ora. Perché ora all’improvviso ha un gigantesco nemico comune, una potenza nucleare, e si trova di fronte a quella che Ursula von der Leyen ha definito “una sfida esistenziale”. Agli occhi di gran parte degli europei è chiaro che Putin sta cercando di schiacciare una nazione con metodi sanguinari e sta costringendo milioni di persone ad abbandonare le proprie case e a cercare riparo come rifugiati in tutta Europa. Questo è un aspetto voluto e intenzionale del piano di Putin. Proprio come i bombardamenti ai danni dei civili, o le scandalose modalità con cui ha cercato di conquistare e circondare i reattori nucleari in Ucraina. Con ogni mossa che compie, con ogni decisione che prende, il leader russo sfida i valori fondamentali della democrazia liberale occidentale. Quei valori su cui gli europei hanno impostato la propria vita sin dalla Seconda guerra mondiale.
Un nuovo spirito unitario
Eppure, ecco l’ironia delle ironie: grazie all’invasione dell’Ucraina, grazie alle minacce che arrivano dal Cremlino, l’Europa si è ricompattata come mai prima.
Proprio in virtù di questa nuova unità gli europei hanno deciso rapidamente di imporre dure sanzioni finanziarie, come le esclusioni selettive dallo Swift, il congelamento delle riserve della banca centrale russa in tutta l’Unione e infine l’invio di caccia, munizioni e armi per aiutare gli ucraini a resistere all’invasione. Persino Ungheria e Polonia – i bad boys dell’Unione Europea, quelli che calpestano lo stato di diritto e la libertà dei media, guidati da leader che hanno fatto sfoggio di un nazionalismo fieramente anti immigrati ed euroscettico – persino loro si sono schierati contro il nemico comune. Persino loro hanno preso parte allo spirito unitario che sta animando l’Europa in questo momento. Non c’è nulla di meglio di un nemico comune per unificare un continente.
Nel frattempo, sulla scia della guerra in Ucraina i Paesi più piccoli e periferici, come la Moldavia e la Georgia, chiedono con insistenza di entrare in Europa, nel timore di un possibile attacco russo. La maggioranza delle popolazioni di Finlandia e Svezia adesso vuole entrare nella Nato. Persino la Svizzera sta metten
do da parte la sua storica neutralità per congelare gli asset bancari russi. Persino il principe Alberto a Montecarlo si è sentito chiamato a prendere posizione. Sotto molti aspetti l’Europa ha agito con rapidità maggiore degli Stati Uniti, il che forse è anche naturale, considerando che il conflitto è localizzato qui. Ma è comunque sorprendente, e allo stesso tempo incoraggiante, che l’Europa si stia adesso muovendo con velocità, e non si limiti ad affrontare la Russia, ma dia priorità alla vulnerabilità messa in mostra dalla guerra, il tema della sicurezza energetica. Finalmente, dopo molti anni di inerzia.
Risultati concreti per l’UE
Il nuovo spirito di cooperazione e di unità in opposizione al dittatore russo avrà un costo economico, questo è sicuro. Ma potrebbe anche produrre risultati concreti e positivi per l’Unione Europea.
Per esempio, potrebbe finalmente tramutare in realtà l’idea di una difesa comune. Dopo tutto, l’attuale amministrazione americana è allineata con gli obiettivi europei. Ma si potrà dire lo stesso della prossima? Che succederà se nel 2024 verrà eletto alla Casa Bianca Trump o un altro repubblicano filo-putiniano? In fin dei conti la dilettantesca gestione della situazione in Afghanistan da parte di Biden, nello scorso agosto, ha sicuramente incoraggiato Putin, spronandolo a pensare di potersi prendere una nazione democratica di 40 milioni di persone come se niente fosse.
L’unità europea verrà messa alla prova, ancora e ancora, mentre Putin cercherà di ridurre alla sottomissione gli ucraini a forza di bombe. La realtà è che siamo di fronte a un cambio di paradigma geopolitico. Una nuova era di tensione. L’Ucraina è il test finale che ci dirà se un’Unione Europea forte può emergere e dire di no alla guerra e all’aggressione. Quello che viene perpetrato ai danni della gente dell’Ucraina è un crimine da processo di Norimberga, e le macerie di questa guerra lasceranno una profonda cicatrice nella storia dell’inizio del ventunesimo secolo. Ed è dire poco. Ma questo potrebbe anche essere il momento in cui il progetto comunitario si trova costretto a fare un balzo in avanti per cause di forza maggiore, in un periodo di emergenza, e a raggiungere una nuova unità in grado di contrastare le forze dell’oscurità.
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