di Fritz Walter |
Impossibile identificare un solo film per dare un giudizio alle recenti elezioni politiche che, per la prima volta in 80 anni, si sono svolte a settembre. Impossibile rappresentare il Fritz Walter pensiero in una sola pagina di editoriale. Meglio un Festival (o carrellata) di pellicole che possano aiutarmi a giudicare questi risultati e, concedetemelo, riservare per la prima volta due pagine al mio editoriale. Partiamo… anzi, Pronti!
“Speriamo che sia femmina”
Film del 1986 diretto da Mario Monicelli, vincitore di 7 David di Donatello e 3 Nastri d’argento. Giorgia Meloni ha fatto incetta di premi e di illustri scalpi tra avversari e alleati! Dopo 5 anni di coerente opposizione alla Camera e al Senato, la leader di Fratelli d’Italia ha vinto sotto tutti i fronti, ha vinto partendo dalle piazze, ma soprattutto ha vinto alle urne: l’oltre 26% di preferenze su scala nazionale non lascia dubbi (o scampo) sul da farsi da parte del presidente Mattarella, soprattutto in virtù di una coalizione del centrodestra che, con il 44% dei voti, ha colorato di azzurro praticamente tutto lo Stivale! Il centro destra ha vinto, il centro destra vada meritatamente a governare per i prossimi cinque anni!
“Sulla soglia dell’eternità”
Del 2018 e diretto da Julian Schnabel racconta gli ultimi e tormentati anni di Vincent Van Gogh, dalla burrascosa amicizia con Paul Gauguin, fino al colpo di pistola che lo uccise. Il 19% scarso delle preferenze che il PD ha raccolto dopo una campagna politica più all’insegna del “non votare la donna nera” che di seri e costruttivi programmi, non ha pagato, anzi. Mai accettati in coalizione il nemico giurato Renzi e l’ex alleato Conte; lasciati per strada prima Calenda, poi il duo Fratoianni/Bonelli ripudiati ancor prima dell’esito delle urne e, infine, persi al traguardo la Bonino e Di Maio bloccati dallo sbarramento del 3%, i risultati elettorali dimostrano lo stato di assoluta solitudine di un leader e del suo partito che in quindici anni ha cambiato nove segretari. Ma siamo sicuri che la pistola fumante non sia partita proprio dalla sede romana di Via Sant’Andrea delle Fratte?
“Lui è peggio di me”
Film italiano del 1985 con i mostri sacri Adriano Celentano e Renato Pozzetto. Forse il titolo più adatto e aggiornato dovrebbe essere “Lui è andato peggio di me”; la coppia Berlusconi-Salvini poco ha da sorridere se si parte dalle duecentomila preferenze che li separano e li rilegano a un poco lusinghiero 8% a capoccia. Uno, il nostro Silvio/Adriano, amato dalle sue fedelissime vecchiette e amante delle belle donne, non è riuscito nell’ennesimo colpo di coda, con l’unico merito di aver dato un seggio sicuro alla silente, ma sempre presente compagna Marta Fascina. L’altro, il verde di rabbia Matteo/Renato ha letteralmente preso una tranvata rispetto alle politiche del 2018 e soprattutto rispetto alle mai più ripetibili Europee del 2019. Se negli ultimi 12 mesi avesse avuto la lucidità mostrata nelle conferenze post voto, almeno 5 punti in più li avrebbe portati a casa. Adesso, al servizio di Giorgia: testa bassa e pedalare!
“La stangata”
È un film del 1973 diretto da George Roy Hill, con Paul Newman e Robert Redford, vincitore di 7 premi Oscar. Diciamoci la verità: il duo Renzi-Calenda poteva (e voleva) essere il qualcosa di nuovo di queste elezioni politiche 2022. Un terzo polo di centro e di estrazione draghiana (a proposito… al buon Mario voto 7 per il lavoro fatto e 8 per come ha gestito la sua presenza durante la campagna elettorale: 7,5 voto medio) che con il risultato raggiunto alle urne non può certo gridare al successo: 7,5 per cento. Ma stai a vedere che con l’ennesimo coup de théâtre quel toscanaccio di Renzi riuscirà a trovare il suo spazio vicino alla maggioranza!? Carfagna e Gelmini, che causa non elezione avranno molto tempo libero, magari ci metteranno una buona parola.
“I sopravvissuti delle Ande”
Pellicola messicana basata su una storia vera del famoso disastro aereo datato 1972. E chi l’avrebbe mai detto: oltre il 15% dei votanti ha scelto, o confermato, la preferenza del Movimento grillino. Bravo a Conte che, cannibalizzando i suoi compagni di viaggio, ha portato a casa un risultato fino a qualche mese fa insperato! Fuori i volti eletti Fico, Taverna, Crimi e Bonafede poco allineati al Contepensiero. Mai richiamato il Dibba che sperava in un futuro da “Líder Máximo” del M5S. Senza contare i 90 “transfughi” della XVIII legislatura che si sono politicamente suicidati, dando fiducia al naufragato progetto politico “dimaiano” che rinnegava il 90% dei valori costituenti del M5S. Meno bravo nel promettere pentole e coperchi pur di salvare la baracca. All’opposizione potrà dare la colpa ad altri se non arriveranno soldi a pioggia ai suoi elettori.
“Dirty Dancing”
Film del 1987 diretto da Emile Ardolino e interpretato da Patrick Swayze e vincitore dell’Oscar e il Golden Globe come miglior canzone. Questa se l’è cercata, ma il Gigino Di Maio fuori dal Parlamento insieme alla sua creatura Impegno Civico, probabilmente fa tutti felici: destra, sinistra, terzo polo e il da lui ripudiato M5S. Cinque anni ad alta visibilità (prima come Ministro del Lavoro e poi come Ministro degli Esteri) nonché milioni di euro buttati tra banchi con le rotelle o regalati con il suo tanto amato Reddito di Cittadinanza, non gli sono serviti a nulla. Adesso sia coerente e rinunci al vitalizio!
“Un giorno a settembre”
Diretto da Kevin Macdonald e vincitore dell’Oscar quale miglior documentario nel 2000 racconta la tragedia datata settembre 1972, quando, durante i Giochi della Olimpiade a Monaco di Baviera, un commando palestinese sequestrò e uccise 11 atleti israeliani. Le elezioni a settembre, a prescindere dal risultato, sono state un massacro! I dati del Ministero dell’interno parlano di una affluenza del 63,9% degli Italiani con un calo del 9% rispetto al precedente del 2018 (72,9%): mai un dato così basso! 46 milioni di Italiani obbligati a votare in 16 ore: ma perché non votare anche il lunedì? Nell’era della digitalizzazione e dello Spid, impossibile gestire il voto fuori sede? Sicuri di voler ripetere il formato del voto? Viene il sospetto che avesse ragione Mark Twain quando disse “se votare facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare”. A Giorgia il compito di dimostrare il contrario.
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