di Alan Friedman |Ecco il grande paradosso dei risultati delle elezioni europee: se si esclude la Francia, in tutta Europa non c’è stata veramente, almeno nei numeri, una virata verso l’estrema destra. Anzi, in tutto il Vecchio Continente il centro-destra del Ppe, il Partito Popolare Europeo, ha vinto le elezioni con 186 seggi, e la coalizione di Ursula von der Leyen può contare anche sul- la partecipazione dei 135 rappresentanti del Pse, il Partito Socialista Europeo, e dei 79 liberali di Renew Europe, per un totale di almeno 400 seggi.
Si tratta di un numero ben superiore ai 361 necessari per guidare la Commissione Europea. Il centro ha dunque tenuto, e questa coalizione moderata rappresenta circa il 56% dei 720 seggi del Parlamento. Su alcune questioni, tuttavia, potrebbe essere necessaria una maggioranza leggermente più ampia. È comunque molto più probabile che la coalizione moderata per ottenere sostegno si rivolga ai Verdi piuttosto che ai partiti antiecologici, euroscettici o filoputiniani dell’estrema destra. Uno degli obiettivi principali della nuova Commissione Europea sarà quello di tenere a bada l’ungherese Viktor Orban e altri esponenti della Quinta Colonna e di garantire che gli amici di Putin dell’estrema destra non riescano a bloccare nuovamente gli aiuti militari all’Ucraina.
Le destre in Europa
I partiti dei Conservatori e Riformisti Europei, di cui fa parte l’italiana Giorgia Meloni, i franchisti e neofascisti di Vox in Spagna e i nazionalisti di destra in Francia, ispirati dall’impresentabile Éric Zemmour, hanno complessivamente guadagnato soltanto 5 seggi in più nel 2024, arrivando a 73 seggi (su 720 in parlamento). Anche se il Fidesz di Orban dovesse unire le sue forze con questo raggruppamento di estrema destra, aggiungerebbe solo 10 seggi, arrivando a un totale di 83. Meloni è favorevole alla Nato, mentre Orban è favorevole a Putin. L’altra alleanza di estrema destra è il gruppo Identità e Democrazia, guidato da Marine Le Pen, in collaborazione con una serie di partiti estremisti e, in Italia, con la Lega di Matteo Salvini. Questo raggruppa- mento ha perso un seggio e ora ne con- ta 58. Quindi, anche se i due principali partiti estremisti di destra dovessero unire le forze, rappresenterebbero comunque solo il 20% del Parlamento Europeo. Marine Le Pen ha nel frattempo espulso il partito neonazista tedesco Alternatif fur Deutschland dal Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei per aver inneggiato al nazismo. L’AFD ha 15 seggi da solo. Ma, per capire davvero ciò che sta accadendo nella politica, dobbiamo andare oltre i numeri e dobbiamo anche guardare a ciò che potrebbe accadere in Francia.
Ursula e la sua coalizione
Ursula von der Leyen ha comunicato che potrebbe essere aperta a lavorare con il raggruppamento dei Conservatori e Riformisti che include la Meloni, ma non con il raggruppamento d’Identità e Democrazia che include la Le Pen. Questa potrebbe rappresentare un’opportunità per Giorgia Meloni per portare avanti alcuni punti del suo programma. Ma le cose possono cambiare e senza dubbio nelle prossime settimane ci sarà un ampio dibattito pubblico sulle tre donne che potrebbero ridisegnare il futuro dell’Europa: Ursula von der Leyen, Marine Le Pen e Giorgia Meloni. Non sarà facile e a Bruxelles ci vorrà una buona dose di delicata diplomazia. La coalizione “Ursula”, tuttavia, è composta da partiti moderati che hanno collaborato per anni a livello europeo, considerandosi un fronte unito necessario per impedire alla destra radicale di entrare nel mainstream politico. Anche se la loro maggioranza in Parlamento è ora più ristretta, questi partiti continueranno a lavorare insieme per proteggere la democrazia liberale europea dalle minacce che deve affrontare, non solo da Vladimir Putin, ma anche da alcuni estremisti pro-Putin all’interno degli Stati Membri.
Il ruolo centrale della Francia
Le dinamiche di potere in Europa potrebbero tuttavia cambiare se il Rassemblement National della Le Pen riuscisse a vincere le elezioni parlamentari attualmente in corso in Francia, in un’alleanza elettorale con Eric Ciotti dei Repubblicani o con alcuni seguaci estremisti di Zemmour. L’estrema destra potrebbe ottenere una vittoria schiacciante e la maggioranza all’Assemblea nazionale. Questo è pos- sibile, anche se non probabile. Un governo guidato dal ventottenne Jordan Bardella, pupillo della Le Pen, sarebbe un problema per il presidente Emmanuel Macron, un periodo di “coabitazione” molto difficile per l’Eliseo e una sfida enorme per la von der Leyen e per tutti coloro che intendono proteggere i valori liberaldemocratici europei. Un governo di estrema destra in Francia avrebbe un grande effetto sulla politica europea, non nei numeri del Parlamento Europeo, ma sicuramente su diverse questioni politiche importanti. Rappresenterebbe una transizione di potere da un presidente francese, che crede che la guerra di Putin contro l’Ucraina sia un momento pericoloso ed esistenziale nella storia europea, a un partito euroscettico di estrema destra che ha ricevuto milioni di euro di prestiti da banche vicine a Putin. Ecco perché molto dipenderà da come andranno le cose in Francia, dalle fortune della Le Pen e dal suo rapporto con la Meloni. E dipenderà anche da quanto il centrodestra di Ursula von der Leyen sia disposto a porgere un ramoscello d’ulivo alla Le Pen e alla Meloni. L’italiana Meloni, dopo essere emersa come indubbia vincitrice delle elezioni europee in Italia, è desiderosa di far sentire la sua voce, e sta puntando sulla sua presidenza del G7 di quest’anno e sulla relativa debolezza di Macron e Scholz. La Meloni è percepita a Bruxelles e nel G7 come un partner serio, ma è chiaro che il suo governo, come l’estrema destra francese, si oppone al New Green Deal della von der Leyen e alle politiche progressiste della Com- missione. Il partito dei Verdi ha subito un duro colpo alle elezioni europee e ora i nemici dei veicoli elettrici e del Green Deal intensificheranno la loro campagna contro le misure più necessarie per combattere il cambiamento climatico.
Uno scenario complicato
In Europa si prospetta quindi uno scenario molto complicato. Le turbolenze politiche francesi non finiranno presto, a prescindere dai risultati delle elezioni. La Francia è ora una nazione profondamente divisa. Allo stesso tempo, nel Regno Unito, dove il 60% della popolazione è ormai d’accordo sul fatto che la Brexit sia stata un errore, è probabile che un nuovo governo laburista vinca le elezioni e sostituisca i conservatori di destra di Rishi Sunak. Olaf Scholz probabilmente manterrà il cancellierato fino alle elezioni tedesche che si terranno nell’autunno del 2025. Nel frattempo, le frange filo-Putin in Europa continueranno a replicare la propaganda russa e, negli Stati Uniti, la folla “Maga” di estrema destra che sostiene Donald Trump al grido di “Make America Great Again” continuerà a seguire il proprio leader. Non si tratta certo di uno tsunami, ma le onde stanno diventando molto grandi.
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