SIE: così promuoviamo l’elettronica in Italia

La Società Italiana di Elettronica ha il fine di promuovere e sviluppare attività di formazione, ricerca e trasferimento tecnologico nel settore dell’elettronica. Oggi alla sua guida ci sono il presidente Paolo Pavan e la vicepresidente Stefania Campopiano

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SIE Pavan e Campopiano

di Giorgia Andrei |

L’Associazione Società Italiana di Elettronica (SIE) è stata istituita nel 2011 con il fine di promuovere e sviluppare le attività di formazione, ricerca e trasferimento tecnologico nel settore dell’elettronica, condotte dagli associati e dagli enti a cui essi afferiscono.

La Sie, che ha sede a Bari, si impegna a sostenere l’Italia nella competizione tecnologica globale, promuovendo l’elettronica come pilastro dell’innovazione e offrendo nuove opportunità di crescita per il settore nei prossimi anni.

Nelle scorse settimane l’Associazione ha rinnovato il proprio direttivo: alla presidenza è stato nominato Paolo Pavan, dell’Università di Modena e Reggio Emilia, mentre il ruolo di vicepresidente è coperto da Stefania Campopiano, dell’Università di Napoli Parthenope. Per i neoeletti la missione è chiara: affrontare le sfide cruciali per il settore dell’elettronica in Italia nei prossimi tre anni, in un contesto caratterizzato da una crescente domanda di ingegneri elettronici e un’offerta che, invece, non tiene il passo. Come spiega Paolo Pavan: “La carenza di ingegneri elettronici è una problematica seria che rischia di compromettere la crescita tecnologica del Paese. Ogni anno, le aziende italiane richiedono oltre 2.300 ingegneri elettronici, ma i laureati disponibili sono meno della metà. Dobbiamo invertire questa tendenza e fare in modo che l’elettronica diventi una scelta di carriera attraente per i giovani. Il nostro impegno sarà promuovere la disciplina già dalle scuole medie, per far comprendere il ruolo cruciale che l’elettronica ha nelle tecnologie del futuro”. Uno dei punti salienti della strategia del consiglio direttivo della Sie, iniziata già con il precedente mandato, sarà una grande campagna di comunicazione. “Il nostro obiettivo non è semplicemente orientare gli studenti alla fine del loro percorso scolastico, ma fare promozione in senso più ampio, spiegando a tutti cosa significa essere un ingegnere elettronico e quale impatto ha sull’innovazione tecnologica”, dice ancora Pavan.

La miniaturizzazione dei dispositivi e l’ascesa dell’informatica hanno in parte oscurato il ruolo chiave dell’elettronica, che spesso viene percepita come una disciplina di nicchia, tecnica e astratta. “In realtà, senza l’elettronica non esisterebbero tutte le tecnologie che oggi consideriamo fondamentali, dagli smartphone alle automobili, dai robot industriali ai dispositivi medici”. Anche Stefania Campopiano sottolinea come l’elettronica non sia solo hardware astratto, ma una disciplina profondamente legata alla realtà quotidiana: “Dobbiamo rendere chiaro che l’elettronica non è solo nei grandi progetti tecnologici, ma anche negli oggetti di uso comune, dai nostri smartphone alle lavatrici. È una scienza che ha un impatto tangibile sulla nostra vita e sulla nostra economia”.

Un impegno per la competitività del Paese

“L’elettronica è il cuore di tutte le transizioni tecnologiche che stiamo vivendo, dalla rivoluzione digitale a quella energetica. Per questo motivo, dobbiamo prepararci per affrontare le sfide che ci attendono”, continua Pavan. Tra queste sfide c’è anche la necessità di mantenere la competitività del Paese a livello europeo e globale. “Le grandi aziende tecnologiche, come Apple, Nvidia e Meta, stanno investendo miliardi nello sviluppo di microprocessori e componenti elettronici avanzati. In Europa, dobbiamo fare di più per non restare indietro”. Un aspetto cruciale è il legame tra università e imprese, un rapporto che il nuovo direttivo della Sie punta a rafforzare, con l’obiettivo di aggiornare i programmi formativi e creare percorsi di inserimento più fluidi per gli studenti. “La nostra missione è garantire che l’Italia sia pronta ad affrontare le sfide della digitalizzazione e della transizione ecologica con una formazione all’avanguardia e una rete di professionisti adeguata”.

La formazione universitaria deve essere allineata alle esigenze del mercato del lavoro e a questo scopo è utile incoraggiare la collaborazione con le aziende. Come conferma Pavan: “Collaborare con le aziende ci permette non solo di aggiornare costantemente i programmi didattici, ma anche di creare percorsi di inserimento più fluidi per gli studenti. Questo vale soprattutto per le piccole e medie imprese italiane, che spesso faticano a trovare figure professionali specializzate”.

Nell’elettronica è anche questione di genere

Il settore dell’elettronica registra una scarsa presenza femminile. Attualmente, solo il 15% degli studenti di ingegneria elettronica e solo il 26,5% dei laureati è donna. Con la nomina di Stefania Campopiano alla vicepresidenza la Sie lancia un messaggio importante. Come dice Campopiano: “Il divario di genere non nasce all’università, ma molto prima, già durante l’infanzia. È nelle scuole elementari e medie che si formano gli stereotipi che allontanano le ragazze dalle materie scientifiche. È fondamentale agire fin dall’inizio con progetti educativi mirati che coinvolgano le bambine e le loro famiglie, per far capire che l’elettronica offre opportunità straordinarie”.

Campopiano sostiene inoltre che per incentivare la partecipazione femminile è necessario fornire esempi concreti di donne che hanno avuto successo nel campo dell’elettronica: “Abbiamo bisogno di role model femminili. Dobbiamo mostrare che le donne possono eccellere in queste discipline e che l’ingegneria elettronica offre opportunità straordinarie, non solo in termini di carriera, ma anche di impatto sulla società”. La vicepresidente della SIE è convinta che, con un’azione incisiva, sia possibile aumentare il numero di ragazze che scelgono ingegneria elettronica, avvicinandosi a quella parità di genere che rappresenta ancora una sfida lontana. “Come mostrano i dati Almalaurea, c’è ancora una tendenza tra le donne a scegliere i percorsi umanistici rispetto a quelli Stem, ma i tempi sono maturi per invertire questa tendenza. In ogni ambito lavorativo, infatti, c’è bisogno del talento e delle abilità delle donne”.


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