L’impatto dello shortage sulla crescita: quanto c’è da preoccuparsi?

C’è molta preoccupazione per uno shortage globale dei semiconduttori e dei componenti elettronici che durerà fino al 2022 e, soprattutto, per l’impatto che questa situazione potrà avere sulla ripresa tanto attesa dal settore.

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di Alan Friedman |

La crisi globale nella catena di fornitura dei semiconduttori si è aggravata: il problema dello shortage si è allargato in poco tempo e ora rischia di prorogarsi. C’è anche un altro motivo: bisogna capire e seguire le tendenze nel mercato mondiale dei chip, perché potrebbero determinare un impatto deleterio sulla ripresa e sulla crescita mondiale; un “risk factor” importante per la congiuntura macroeconomica. In altre parole, l’attuale penuria di semiconduttori non rappresenta soltanto un “case study dell’impatto che il Covid ha avuto sulle catene di approvvigionamento e sui trend della produzione”, ma è anche uno dei più importanti tra i fattori che potrebbero indebolire la ripresa negli Stati Uniti, in Europa e in tutto il mondo.

Le azioni poste in atto da Biden contro lo shortage

Il presidente Joe Biden è stato chiaro e deciso. Ha assunto rapidamente un ruolo di leadership e ha incaricato alcuni dei suoi migliori consiglieri alla Casa Bianca di creare un gruppo di lavoro per rivedere le politiche industriali inerenti al settore. Il problema è considerato così urgente e strategico che a coordinare le operazioni è stato chiamato Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale.

A febbraio Biden ha richiesto una revisione della durata di 100 giorni della supply chain dei semiconduttori nell’ottica della sicurezza interna statunitense, e ha anche avuto un incontro virtuale con i Ceo di 19 grandi aziende. Nel frattempo, il Congresso si adopera per concretizzare a livello legislativo la proposta di Biden di inserire nei progetti di spesa governativi per le infrastrutture 50 miliardi di dollari destinati al settore dei semiconduttori. Ma la situazione rimane difficile. Per creare da zero una nuova fabbrica di semiconduttori ci vogliono miliardi di dollari e diversi anni di lavoro. Purtroppo non esistono soluzioni facili, e soprattutto non ci sono cure rapide. Perciò, tra i leader dell’industria è sempre più diffusa la convinzione che la crisi possa attenuarsi leggermente nel secondo semestre del 2021, continuando però a causare diversi problemi fino a metà 2022.

Le preoccupazioni del settore automotive

I produttori di automobili sono quelli che più hanno sofferto per la crisi, sia in Europa che negli Stati Uniti, ma anche Apple e altre grandi società dell’elettronica stanno iniziando a risentirne. Alla fine di aprile, Jim Farley, Ceo di Ford, ha previsto che lo shortage di semiconduttori non verrà risolta del tutto prima del 2022. Farley ha comunicato agli investitori che per Ford i danni sono quantificabili in circa 2,5 miliardi di dollari e in una flessione di 1,1 milioni di unità prodotte per il 2021. «Le cose, prima di migliorare, peggioreranno», ha affermato il capo di Ford.

Le previsioni dei produttori di chip

Nella stessa previsione si è lanciato anche Pat Gelsinger, Ceo di Intel, leader americano tra i produttori mondiali di chip, comunicando al Washington Post che la penuria globale si ridurrà di intensità solo nel giro di un paio d’anni, considerando la crescita della domanda a fronte di una capacità produttiva limitata. «Ci vorranno un paio d’anni per aumentare la capacità», ha spiegato. Gelsinger, che era tra i senior executives che hanno partecipato all’incontro virtuale con il presidente Biden, durante la riunione ha anche raccontato che i fornitori di attrezzature mediche hanno espresso chiaramente le loro preoccupazioni in merito allo shortage di semiconduttori e all’impatto sul settore.

La reazione taiwanese

Nel frattempo, dall’altra parte del mondo, a Taiwan, i più grandi produttori di silicio si stanno muovendo rapidamente per venire incontro alla domanda del mercato e aumentare la propria capacità produttiva.

Il colosso Tsmc, che ha deciso di investire 100 miliardi di dollari, si aspetta che i ritardi nella catena di rifornimento proseguano anche nel 2022, andando a impattare tra le altre, su società come Apple e Qualcomm. Jason Wang, presidente di Umc, altro grande produttore taiwanse, ha appena annunciato un piano di investimenti di 3,6 miliardi di dollari: «Per far fronte alla penuria di semiconduttori, stiamo lavorando insieme ai nostri clienti, ai fornitori e ai partner con l’obiettivo di mitigare le difficoltà che affliggono la catena di rifornimento».

In attesa del rimbalzo

Tutte novità promettenti, anche se nessuna garantisce però una soluzione a breve termine.
Tuttavia non tutto il male viene per nuocere: ci sarà forse una flessione nelle vendite di smartphone, iPad, e automobili e di svariati prodotti nel corso di quest’anno, ma quando la capacità di produzione verrà finalmente ampliata, la domanda forzosamente repressa dovrebbe produrre un rimbalzo ancora più forte per il 2022.


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