di Virna Bottarelli |
Mettetevi comode: per raggiungere la parità di genere ci vorrà più di un secolo. Lo stima il “Global Gender Gap Report 2021” del World Economic Forum: la ricerca, pubblicata lo scorso marzo, indica che i tempi per annullare il Gender Gap si sono allungati di un’altra generazione.
Se, infatti, secondo il rapporto 2020 servivano in media 99,5 anni per raggiungere, in tutto il mondo, la parità, nell’ultimo rapporto la stima è di 135,6 anni. La previsione è diversa se si entra nel dettaglio delle aree geografiche: nell’Europa Occidentale il gender gap potrebbe potenzialmente annullarsi in 52 anni, in Nord America in 61,5 anni e in America Latina in quasi 69 anni. A ostacolare il percorso, già di per sé piuttosto tortuoso, è stata la pandemia: il Covid, come abbiamo appreso da più fonti in questi mesi, ha avuto un impatto negativo maggiore sulle donne. Le conseguenze della pandemia hanno compromesso i parametri sui quali si basa il “Global Gender Gap Index”: opportunità economiche, istruzione, salute, empowerment politico.
High-tech e gender gap
Nel settore dell’elettronica, almeno dall’altra parte dell’Oceano, la sensibilità verso il tema della parità di genere è cresciuta negli ultimi anni, con associazioni e aziende impegnate a dare visibilità alle loro diverse attività. In prima linea nella promozione dell’uguaglianza di genere c’è l’associazione statunitense Women in Electronics. Nata nel 2017 per iniziativa della manager Jackie Mattox, di Monica Highfill di Kemet e di Amy Keller, allora in Abracon e oggi in Arrow, Women in Electronics ha iniziato la sua attività proponendo programmi di tutoraggio e formazione che aiutassero le donne a superare le loro paure e ad aumentare la fiducia nella loro vita personale e professionale. Oltre ad Arrow, Avnet/Newark, Cornell Dubilier, Digi-Key, Kemet e TE Connectivity, che supportano l’associazione fin dalla sua fondazione, altri grandi nomi dell’elettronica sponsorizzano Women in Electronics: Amphenol, Avx, il Gruppo TTI, Littelfuse. Da settembre 2020 l’associazione ha aperto una sezione anche in Europa. Fondatrici della divisione europea sono Ruth Gray, Key Account Manager di Arrow, Kate Ziecina, Business Development & Sales Executive di Arrow, ed Elena Davidovska, Inside Sales Manager di Waldom Electronics. Sulla scena italiana, va ricordato il “Web Marketing Festival”, evento dedicato all’innovazione digitale e sociale, in programma a Rimini e online il 24, 25 e 26 giugno, che anche quest’anno ospiterà le testimonianze di esperte e professioniste in materie Stem. Nell’ambito dell’iniziativa “Women in Tech”, saliranno sul palco ragazze e donne impegnate nel mondo digitale che, raccontando la loro esperienza, sapranno essere di ispirazione per le nuove generazioni e per la costruzione di un mondo del lavoro più equo. Secondo lo studio “Women in the Digital Age” condotto nel 2020 dalla Commissione Europea, il gender gap tra uomini e donne nel settore tecnologico è quasi doppio rispetto agli altri settori e nettamente a svantaggio del genere femminile: solo il 18% delle figure specializzate in ambito Ict sono donne.
Dal mondo dei semiconduttori
Raggiungere la parità di genere nel settore della microelettronica è l’obiettivo che si è posta Semi Foundation, che fa capo a Semi, l’associazione che rappresenta i produttori di elettronica a livello mondiale. Una meta, quella indicata da Semi, che il suo Executive Director, Shari Liss, definisce nientemeno che “audace”.
Perché conquistare un simile traguardo è così complicato? “Fin dalle sue origini, negli anni Cinquanta e Sessanta, quella dei semiconduttori è stata un’industria per soli uomini e oggi, benché si siano fatti passi in avanti, siamo ancora lontani dal raggiungere qualcosa di simile a un’equa rappresentanza delle donne nel settore”, dice Liss. E a confermare la sua opinione sono i dati: secondo l’Ufficio del lavoro degli Stati Uniti, solo l’11,8% degli ingegneri elettrici ed elettronici e solo l’8,7% degli ingegneri meccanici sono donne, mentre l’American Association of University Women segnala che le donne abbandonano le carriere ingegneristiche in modo più costante e rapido rispetto agli uomini. “Il numero esiguo di donne impegnate in una carriera nel settore ingegneristico e il minor numero di donne che rimangono nel settore ingegneristico a lungo termine illustrano le preoccupanti disparità di genere nel settore”, continua Liss. Anche l’industria dei chip, inoltre, ha subìto i contraccolpi della pandemia: una donna su quattro sta valutando la possibilità di lasciare il proprio posto di lavoro o di cambiare carriera proprio per le difficoltà della vita lavorativa derivanti dal Covid-19.
Quali iniziative organizza Semi Foundation per raggiungere l’obiettivo dell’uguaglianza di genere nel settore?
Sono diverse le strategie con le quali supportiamo l’equità di genere nel nostro settore: promuoviamo colloqui a simposi e conferenze come l’Industry Strategy Symposium, Flex, Strategic Materials Conference e Semicon. Lavoriamo a stretto contatto con le aziende associate per garantire la loro partecipazione allo studio “Women in the Workplace” di McKinsey & Company e LeanIn.org, una risorsa fondamentale per comprendere il ruolo importante che le donne svolgono nel successo del nostro settore. Pubblichiamo articoli sulle disuguaglianze di genere e razziali, sottolineando l’importanza della diversità e dell’inclusione per il nostro successo collettivo. Stiamo anche lanciando una campagna nazionale di immagine e consapevolezza dell’industria progettata per aumentare la consapevolezza sulle eccellenti carriere disponibili per le donne e altri gruppi sottorappresentati nel settore della microelettronica. Infine, stiamo creando una Roadmap per la Dei (Diversity, Equity, Inclusion) per supportare Semi nel nostro percorso verso la giustizia di genere e razziale, e un “Dei Toolkit” pieno di risorse e guide per supportare il settore in questo lavoro.
Quali sono i risultati raggiunti di cui Semi Foundation è particolarmente orgogliosa?
Ce ne sono diversi, a cominciare dal nostro gruppo “Women in Semiconductors”, nato nel 2016, quando una donna ingegnere si è rivolta a noi per supportare un evento incentrato sulle donne che operano nel settore. Il programma oggi offre alle donne un luogo in cui ascoltare suggerimenti su come sviluppare i propri punti di forza e diventare manager, fare rete con altre donne per ascoltare le migliori pratiche e sostenersi a vicenda. Un altro è l’evento Women at Flex, oggi Women in Tech, appuntamento annuale che evidenzia le sfide e le opportunità per le donne nell’elettronica flessibile e nei dispositivi indossabili. Abbiamo anche dato vita al gruppo Mod (Manufacturing Ownership Diversity), che promuove e supporta diverse società, possedute, gestite e controllate almeno al 51% da donne o esponenti di minoranze, nella catena di fornitura dei semiconduttori, e a un consiglio di 45 membri che offre consulenza per la nostra inziativa Global Workforce sui temi diversità, equità e inclusione. Infine, attraverso il nostro programma educativo, High Tech U, abbiamo fornito a più di 8.000 studentesse delle scuole superiori in tutto il mondo esperienze pratiche nelle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica).
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