Secondo i dati presentati da Assodel il 21 ottobre, il 2021 dovrebbe essere una buona annata per la distribuzione dei componenti elettronici. Il settore dovrebbe registrare una crescita del fatturato prossima al 20%. E l’ottimo livello dell’ordinato fa ben sperare anche per il 2022.
Una crescita continua negli scorsi trimestri
Nel 4° Q 2020 il mercato dei componenti elettronici, pur con il Paese in lockdown, aveva iniziato a dare segni di miglioramento, che si erano mantenuti anche nel 1° Q 2021. Nel secondo trimestre dell’anno si è assistito a un’improvvisa accelerazione che ha fatto misurare un rapporto sul 2°Q del 2020, il tendenziale, del +32%. Risultato più che ottimo poi nel terzo trimestre: un fatturato di più di 360 milioni di euro, ossia una crescita tendenziale trimestre su trimestre del +41%. Il trimestre estivo ha quindi chiuso con un cumulato sull’anno di 1.108 milioni di euro, quasi alla pari con il risultato del totale 2020, che era stato di 1.186 milioni. Se si mantenesse il livello di fatturato degli ultimi due trimestri, cosa non impensabile, si potrebbe arrivare alla chiusura del 2021 con un + 16/18% che riporterebbe il fatturato a superare il valore di quello del 2018 che era stato l’anno migliore di questo ultimo decennio.
Il record nell’ordinato
Ma è il livello di ordinato che lascia a bocca aperta: un valore di questo indice superiore all’unità rappresenta un incremento del portafoglio di ordini che dovranno essere fatturati successivamente. I valori sono assolutamente eccezionali: 1,80 nel primo Q, 1,85 nel secondo e 1,70 nel terzo. Numeri che non si vedevano da anni.
Gli addetti ai lavori si pongono però alcune domande: quanti ordini doppi – ovvero gli stessi ordini piazzati contemporaneamente a più distributori – sono parte di questo ordinato? Quanti di questi ordini rispondono a delle effettive esigenze di programmazione della produzione? Ovvero la programmazione dei clienti è in grado di guardare in modo affidabile così lontano nel tempo?
Il dubbio è che questa sovrabbondanza di ordinato potrebbe facilmente trasformarsi in una bolla nata dalla paura dei clienti di non riuscire a procurarsi materiale a sufficienza per mantenere attive le linee di produzione. Paura che si è andata ingigantendo anche per l’eco data dai media alle difficoltà provocate nel settore automotive dalla carenza di chip.