di Alan Friedman |
Dopo un anno caratterizzato da un significativo rimbalzo economico in America, Europa e Cina, ci sono radicati e reali motivi di preoccupazione sulla forza che la ripresa potrebbe mostrare nel nuovo anno. Da una parte c’è il persistente impatto negativo della pandemia e dei problemi delle catene di approvvigionamento; dall’altra l’affondamento del piano proposto dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden che prevedeva di impiegare 1.750 miliardi di dollari in spesa sociale. E nel frattempo l’economia rischia di risentire della pandemia anche nel 2022, come hanno già dimostrato le varianti Delta e Omicron. Le attività economiche potrebbero subire un rallentamento nelle zone in cui sono stati già imposti semi-lockdown o nuove restrizioni, negli Stati Uniti come nell’Europa settentrionale. Ma quello che preoccupa di più è che la domanda aggregata, nel periodo di rimbalzo post Covid, sta facendo salire i prezzi. Situazione, questa, aggravata dai problemi alle catene di approvvigionamento, che continuano a farsi sentire e che contribuiscono all’inflazione.
Previsioni di crescita al ribasso per gli Usa
Negli Stati Uniti, la bocciatura subita dal piano di 1.750 miliardi di dollari “Build Back Better” ha portato Goldman Sachs, subito prima dello scorso Natale, a rivedere al ribasso le previsioni di crescita per il 2022. Il Chief Economist Jan Hatzius, in una nota ai clienti, ha comunicato che l’affondamento del progetto di legge – che includeva investimenti infrastrutturali significativi per il cambiamento climatico e per la spesa sociale, oltre a 550 miliardi di dollari dedicati alla decarbonizzazione – rallenterà la crescita economica nel nuovo anno. A imporre l’alt è stato il senatore del West Virginia Joe Manchin, che ha negato il suo appoggio alla legge, privandola quindi dei voti necessari per essere approvata dal Senato. E, anche se i democratici dovessero fare un altro tentativo, è improbabile che riusciranno a ottenere tutti i finanziamenti che erano stati in un primo tempo prospettati.
In realtà gli Stati Uniti hanno già stanziato migliaia di miliardi di dollari per le infrastrutture per gli aiuti alle piccole imprese e alle famiglie, per gli stimoli economici e in generale per rispondere al Covid. Ma una riduzione o una cancellazione definitiva del Build Back Better potrebbe indebolire in modo significativo l’economia. Per quanto un’approvazione del piano nella sua forma attuale sembri al momento improbabile, sempre secondo Goldman Sachs esiste tuttora una speranza che il Congresso porti a casa un più modesto pacchetto di proposte fiscali, con incentivi per il settore manifatturiero e interventi mirati a risolvere i problemi delle supply chain.
In aumento inflazione e tassi di interesse
Problemi, tra l’altro, che hanno contribuito in modo decisivo alla brusca impennata dell’inflazione americana: potrebbe infatti arrivare a sfiorare picchi del 7% nel corso dei prossimi mesi, prima di invertire la rotta. Ma, alla luce di questi dati, è davvero difficile che i repubblicani diano il via libera a Biden per pompare altre migliaia di miliardi di dollari nel sistema economico. E sono proprio le preoccupazioni correlate all’inflazione a spiegare la decisione della Federal Reserve, che si ripromette di tagliare gli acquisti di bond e ridurre il quantitative easing, mettendo fine agli interventi in tal senso entro la primavera, e passando poi a innalzare progressivamente i tassi di interesse nel 2022 e nel 2023. La Goldman ha tagliato le previsioni di crescita per l’economia americana per tutti i primi tre trimestri del 2022.
Bene l’Europa, meglio l’Italia
In Europa la Bce si attende invece una crescita del 5,1% per il 2021 e del 4,2% per il 2022. L’Italia dovrebbe fare ancora meglio, toccando il 6% nel 2021 e il 4% nel 2022. Sotto la guida di Mario Draghi, l’economia del Bel Paese sta infatti facendo segnare risultati notevoli. Ma torniamo al fronte dell’inflazione. Gli Stati Uniti sono lanciati verso il 7%, mentre la Bce prevede livelli più bassi per l’Eurozona, intorno al 3%. Anche la Banca Centrale Europea taglierà gli acquisti di bond, ma a un ritmo più moderato rispetto alla controparte americana. Ed è probabile che quest’anno i tassi di interesse resteranno negativi anche di fronte alla scelta in senso opposto della Fed. Perciò le condizioni di base favoriscono un dollaro forte. Almeno in teoria.
Alcuni fattori di rischio
Anche la Cina assisterà a un rallentamento della crescita nel 2022, nonostante la valida performance registrata nel 2021, che ha fatto totalizzare un robusto +8% del Pil. E i Paesi in via di sviluppo? La crescita in Africa, Asia e America Latina dipenderà dalle sorti del virus. A un certo punto, forse, tutti capiremo che dare il via a una campagna seria per vaccinare tutto il resto del mondo non è solo un dovere morale per Europa e Stati Uniti: è anche un investimento imprescindibile. Senza considerare i risvolti economici e commerciali, il mondo nel 2022 diventerà un posto ancora più pericoloso; sempre ammesso che questo sia possibile, la situazione potrebbe addirittura peggiorare. L’autocrate di Mosca porterà avanti i suoi sogni revanscisti di riportare in vita l’Unione Sovietica, continuando nella sua opera tesa a dividere l’Europa e la Nato e quindi in breve a spaccare l’Occidente. Il presidente della Cina, nel frattempo, farà di tutto per consolidare la propria posizione sul palcoscenico globale e, forse, farà con Taiwan quello che il Cremlino sta facendo con l’Ucraina. E questi sono solo alcuni dei fattori di rischio da tenere in considerazione cercando di immaginare l’economia globale del 2022.
Ancora molte incognite
Insomma, il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? La ripresa continuerà a livello globale per tutto l’anno nuovo, e sarà forte. Questa è sicuramente un’ottima notizia. Ma ci troveremo ancora alle prese con i problemi delle catene di approvvigionamento e con l’inflazione, e saremo ancora alla mercé del virus. Molti economisti prevedono poi un rallentamento del Pil sia in Europa che negli Stati Uniti per il 2023. Nel caso dell’Italia, parliamo di un +2% circa. Le iniziative che Draghi ha messo in moto riusciranno a creare un cuscinetto di investimenti e a portare l’occupazione a livelli tali da garantire un atterraggio morbido dopo il rimbalzo del 2021 e del 2022? Cercheremo di rispondere a questa domanda prossimamente. Per adesso, godiamoci il rimbalzo, finché dura.
Potrebbe interessarti anche: