La crisi climatica, i progressi delle tecnologie, la crescita dei prezzi e le crisi geopolitiche stanno imprimendo una svolta determinante allo sviluppo delle fonti rinnovabili. L’impulso di queste fonti in Europa nel 2022 ha toccato il record di potenza installata (41,4 GW) con un incremento del 47% rispetto all’anno precedente. Anche l’Italia con 2,5 GW fotovoltaici sta recuperando lo stallo degli ultimi anni con l’obiettivo di raggiungere da qui al 2030 gli 80 gigawatt di potenza installata tra eolico e fotovoltaico richiesti dal PNIEC. Focalizzando l’attenzione specificatamente su Regione Lombardia si osserva che la media annuale di installazioni nel periodo 2020-2023 è pari a 382 MW (dati Anie Terna Gaudi), con una “esplosione prevista”, in linea con il Decreto Aree Ideone, a 1.035 MW/anno per il periodo 2024-2030.
Poiché l’idroelettrico è ampiamente sfruttato mentre l’eolico, salvo casi rari, non è sostenibile in Lombardia, come può la Regione raggiungere i target al 2030? La soluzione potrebbe essere rappresentata dal fotovoltaico a tetto sia residenziale che commerciale/industriale e dall’agrivoltaico, ovvero impianti fotovoltaici che consentono di preservare la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito di installazione, garantendo, al contempo, una buona produzione energetica da fonti rinnovabili. Questo è il messaggio emerso dal convegno organizzato da Anie Rinnovabili, associazione di Federazione Anie Confindustria, con la partecipazione di Regione Lombardia, dal titolo “L’Energia del sole per la transizione agricola” tenutosi lo scorso luglio. L’agrivoltaico può essere considerata un’opportunità cruciale per la salvaguardia e lo sviluppo in chiave sostenibile del territorio, attraverso la nascita di una nuova filiera del made in Italy, con la Lombardia capofila di questa nuova interazione, in funzione delle “expertise” e dei supporti di cui è dotata.
“Le fonti rinnovabili”, dichiara Bruno Giordano, Vicepresidente di Federazione Anie con delega Transizione Green e Sviluppo Sostenibile, “fanno da traino agli investimenti sia nei settori specifici del comparto elettrico come lo stoccaggio e le infrastrutture di rete sia in quelli di altre filiere correlate a monte e a valle. L’occupazione nelle fonti rinnovabili nei prossimi anni potrebbe superare quella del settore automobilistico, attraendo soprattutto i giovani con la consapevolezza del ruolo centrale che le fonti rinnovabili elettriche assumono nel percorso verso la transizione energetica”.
Qualche dato
Secondo gli studi condotti nel 2023 da Anie Confindustria e il Politecnico di Milano si stima che tra fotovoltaico ed eolico, la filiera abbia generato circa 10 miliardi di euro nel corso del 2023. In particolare l’analisi del Politecnico di Milano evidenzia che gli investimenti per lo sviluppo della filiera FER tra il 2024 e il 2030 potrebbero aggirarsi tra i 45 e i 90 miliardi di euro a seconda dello scenario di sviluppo delle FER di cui il 70% potrebbe essere appannaggio delle imprese italiane con una occupazione che raggiungerebbe i 100.000 addetti. Dati sostenuti dall’andamento del comparto del fotovoltaico ed eolico onshore ed offshore.
Riprendendo, inoltre, lo studio della Fondazione Symbola, la filiera delle FER (fonti energetiche rinnovabili) in Italia vanta 21.378 imprese, di cui il 65,7% opera nel FV. Nel dettaglio: la Lombardia con 3.778 aziende operanti, pari al 17,7%, è la Regione con la maggiore presenza di imprese in questo settore, seguita dal Lazio (2.446 aziende), Veneto (1.195 imprese), Campania (1.733 aziende) ed Emilia Romagna (1.703 imprese), a conferma del fatto che le fonti rinnovabili hanno un effetto eterogeneo su tutto il territorio nazionale. Regione Lombardia ha uno storico gap di indipendenza energetica; secondo i dati Terna del 2022, su un fabbisogno elettrico di 65 TWh in Regione sono stati prodotti solo 50 TWh, di cui solo 10 TWh sono da fonti rinnovabili (esclusivamente idroelettrico e fotovoltaico) ed i restanti 40 TWh da fonti fossili; il resto del fabbisogno è approvvigionato tramite l’import (15 TWh); l’indipendenza energetica della Lombardia si attesta quindi al 77% considerando rinnovabili + fossili, mentre il fabbisogno elettrico regionale è stato coperto per il 15% dalle fonti rinnovabili contro una media nazionale del 32%.
Impianti agrivoltaici? Sì, grazie
Una delle soluzioni emergenti è quella di realizzare impianti “agrivoltaici” che potranno mitigare l’utilizzo del suolo agricolo consentendo di coniugare la produzione agricola con quella del fotovoltaico. La sinergia tra produzione agricola ed energia rinnovabile può diventare elemento strategico per la salvaguardia e lo sviluppo in chiave sostenibile del territorio. Fotovoltaico elevato, non elevato, verticale rappresentano soluzioni che dipendono esclusivamente dalle tipologie di colture. La vera sfida è dunque riuscire ad integrare con successo la tecnologia fotovoltaica nel contesto agricolo, adattandola alle diverse colture e privilegiando le installazioni basse o interfilari perché hanno un minor impatto paesaggistico, una maggior resilienza alle condizioni meteo e sono meno costose rispetto a quelle alte.
Secondo i dati del GSE l’occupazione media nazionale del suolo fotovoltaico è pari allo 0,13% della superficie agricola utilizzabile, laddove solo in Lombardia tale percentuale è dell’0,05% molto al di sotto della media nazionale.
“L’agrivoltaico in tutte le sue declinazioni è un elemento fondamentale nello sviluppo della strategia del fotovoltaico, in quanto potrà contribuire a creare una nuova filiera del made in Italy”, spiega Andrea Cristini, presidente Anie Rinnovabili. “Si tratta di una tecnologia che risponde ad esigenze impellenti del nostro paese, ovvero incrementare la produzione dalle fonti rinnovabili, decarbonizzare l’economia e preservare la vocazione agricola dei nostri territori. E’ necessario pertanto risolvere le empasse normative che possono costituire un freno a tale crescita. Istituzioni e operatori di mercato sono chiamati a consolidare la presenza ed il ruolo della filiera italiana in ottica di sicurezza energetica” – prosegue Cristini – “come previsto dal Green Deal che intende creare le condizioni per soddisfare la domanda tramite la produzione locale di manifattura e servizi.”
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ottime iniziative che condivido pienamente avanti cosi