Comunità energetiche rinnovabili: a che punto siamo?

Qual è lo scenario attuale delle comunità energetiche rinnovabili? Attraverso i dati provenienti dagli ultimi rapporti ENEA, Legambiente e Politecnico di Milano, proviamo a tracciare un’ipotesi su cosa potremo aspettarci nei prossimi anni riguardo alla diffusione delle comunità e la relativa generazione energetica attraverso le fonti rinnovabili

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di Luca Negri | Country Manager GPBM Italy 

La situazione attuale per quanto riguarda il comparto energetico è molto delicata e dal futuro estremamente incerto. Infatti i costi dell’energia sono molto volatili e ciò sta avendo un fortissimo impatto su tutti i comparti, da quello industriale a quello abitativo. Nonostante siano disponibili da tempo varie tecnologie per la generazione di energia da fonti alternative, lo scenario risente ancora fortemente della dipendenza dai sistemi tradizionali di generazione. Inoltre, vi è anche l’incognita climatica: sebbene il clima sia stato abbastanza “gentile” all’inizio dell’autunno, per l’inverno si prevedono temperature rigide e molto caldo la prossima primavera/estate, andando ad innalzare la domanda di energia. Resta la problematica dell’energia necessaria alla produzione di elettricità che, nonostante la particolare situazione, è ancora molto dipendente dal fossile. Tuttavia, seppur lentamente, le energie rinnovabili stanno iniziando a godere di una considerazione sempre crescente poiché, se proprio non sono la soluzione al problema, possono essere di grande aiuto. A questo scopo, nei soggetti privati e per le singole imprese, è nata l’esigenza di adottare sistemi di autogenerazione che sfruttano energie rinnovabili come il vento, il sole, il geotermico ecc. Va considerato però che l’attuale modello basato sugli incentivi statali per le iniziative individuali del singolo o della singola impresa, comporta costi molto alti senza favorire una proliferazione massiva dei sistemi di autogenerazione. Paradossalmente, nelle aree isolate del pianeta sono stati sviluppati con successo molti sistemi di generazione dell’energia in modalità “off grid” che hanno rappresentato un notevole passo avanti e un segnale chiaro che qualcosa si può davvero fare.

Le comunità energetiche rinnovabili

Una comunità energetica è una associazione di utenti che condividono tutta l’energia da loro prodotta attraverso fonti rinnovabili. Lo scopo è quello di coprire il proprio fabbisogno, scambiare fra utenti l’energia disponibile, il tutto su scala locale, e cercare di affrancarsi il più possibile dalle reti tradizionali.

Va detto che comunque le comunità energetiche sono un concetto non nuovo: infatti, all’inizio del secolo scorso nacquero i primi progetti di produzione e consumo localizzato di energia, sia per le utenze private che per l’allora ambito industriale in via di sviluppo. Ed è proprio agli inizi del XX secolo che l’idroelettrico ha iniziato ad espandersi per rispondere alla crescente domanda. Oggi è ovviamente cambiato lo scenario e le esigenze ma il concetto di “comunità” riprende l’approccio di oltre cento anni fa. Se per le aree coperte dalle reti di distribuzione dell’energia, la comunità energetica rinnovabile può essere recepita come opzione più o meno vantaggiosa rispetto alle forniture dalle utility, nelle aree off grid è una scelta obbligata che ha un significato molto più profondo. Per le aree isolate, la possibilità di fruire di energia autoprodotta, rappresenta non solo un progresso tecnologico, ma anche un grande passo che porta a benefici a livello sociale. Disporre di una fonte energetica permette infatti lo sviluppo di attività utili alla comunità, nonché un deciso innalzamento del livello della qualità di vita grazie all’implementazione delle commodities. Sebbene, come detto, l’autogenerazione di energia rappresenti per le comunità off grid un passaggio obbligatorio, questa tendenza può tranquillamente essere estesa anche alle aree più sviluppate.

Energy storage e sistemi di generazione

I sistemi di stoccaggio dell’energia (o Energy Storage System – ESS) stanno beneficando delle tecnologie di ultima generazione; i sistemi di gestione delle batterie (Battery Management System – BMS) hanno consentito di elevare l’efficienza delle celle, la loro vita utile e conseguentemente l’efficacia dell’intero impianto di generazione. Il vento e il sole sono le fonti che prevalgono per la generazione e l’alimentazione degli ESS, poiché possono essere facilmente sviluppati sistemi combinati. Di pari passo con lo sviluppo delle ultime tecnologie, stiamo assistendo alla proliferazione dei sistemi di generazione di energia localizzati nelle aree off grid, come anche in numerose zone rurali (anche in Italia) dove, peraltro, la rete elettrica è presente. Nella nuova cultura del consumo energetico emerge la consapevolezza di iniziare a gravare meno sulle reti disponibili e sfruttare, seppur con il sacrificio di un investimento, le energie rinnovabili. Questo discorso riguarda sia le utenze domestiche tradizionali come anche quelle rivolte alla ricarica dei veicoli elettrici. Per di più, questa tendenza viene accelerata dall’attuale scenario energetico mondiale, dove oramai è evidente che la situazione sta mostrando tutti i limiti delle tradizionali impostazioni di produzione, distribuzione e costi.

Com’è la situazione in Italia?

Per fornire un quadro sulla situazione del nostro Paese, possiamo affermare che lo scorso anno, distribuiti in tutti i Comuni dei territori, erano presenti circa 1,3 milioni di impianti da fonti rinnovabili, per un quantitativo totale di potenza pari a oltre 60GW. È interessante comparare il quantitativo di energia prodotta dalle fonti rinnovabili, che si attesta poco al di sopra del 30% (34,5% secondo Terna), rispetto alla domanda complessiva. L’Italia consuma oltre 50 GW al giorno per un totale di oltre 300 TWh. Secondo Legambiente, a maggio di quest’anno le comunità energetiche operative in Italia effettivamente sono 35, ben 41 in fase progettuale e oltre 20 che sono in fase di costituzione. Queste comunità sono ubicate principalmente in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. Andando ad approfondire, il rapporto ENEA, rivela che oltre 3.500 Comuni fanno uso di sola energia rinnovabile, oltre 7.000 quelli con almeno un impianto solare termico, 7.855 i Comuni con impianti solari fotovoltaici la cui potenza complessiva tocca i 22,1 GW. Sono 1.054 in cui è presente almeno un impianto eolico con 11,2 GW, 1.523 dove vi è almeno un impianto idroelettrico, per complessivi 23 GW. Inoltre, secondo uno studio del Politecnico di Milano del 2021, si stima che entro 5 anni le comunità energetiche toccheranno quota 40mila coinvolgendo circa 1 milione di famiglie, 200 mila uffici e 10 mila piccole medie imprese.

I numeri fin qui elencati, sono abbastanza incoraggianti e indicano come la crescente presenza delle comunità energetiche rinnovabili rappresenti un segnale che i tempi sono cambiati e assieme a loro anche i paradigmi del consumo. È cambiata la percezione di quello che è racchiuso nella parola “energia”, che ora viene vista come un bene estremamente prezioso e non più come semplice comodità. Ora si è tutti maggiormente consapevoli che non è più soltanto una questione di “domanda e offerta”, la classica guerra dei prezzi, perché il costo dell’energia ora è estremamente fluttuante e sta mettendo in difficoltà industria e società.

Come già affermato altre volte questa non è la soluzione finale per risolvere i problemi dell’escalation dei costi energetici, né per dismettere i sistemi di generazione tradizionali. Posso però dire con molta probabilità che attraverso i giusti investimenti, l’R&D sulle celle batteria, così come nei sistemi fotovoltaici e perché no sui generatori eolici, è possibile ottenere soluzioni dalle prestazioni superiori a quelle odierne e realizzare pacchetti collaudati che possono essere adattati con facilità anche laddove le reti elettriche sono ben presenti. Questo rappresenterà un grosso beneficio per l’incremento nella generazione energetica con un impatto che potrebbe arrivare quasi a zero.


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