di Laura Reggiani |
Fin dal 1985 Bishop & Associates ha monitorato da vicino l’industria dei connettori. Guidata dal fondatore Ron Bishop, la società di ricerche di mercato ha analizzato lo sviluppo dei pro- dotti di interconnessione, l’emergere di nuove tecnologie e prestazioni e le attività delle società che producono connettori. In questi 35 anni, l’industria dei connettori ha resistito ad anni di boom e periodi di contrazione. Quest’anno, il 2021, si tradurrà nella seconda più grande crescita in termini di vendite e fatturato nella storia del settore. Abbiamo quindi posto qualche domanda a Ron Bishop per saperne di più sul motivo per cui il 2021 è stato un anno da record, ma soprattutto per conoscere la sua opinione sulle tendenze in atto nel settore e le sue previsioni per il 2022.
Puoi farci prima di tutto un bilancio dell’andamento delle vendite di connettori nel 2021. Quali sono i numeri del settore nel 2021?
Dai dati in mio possesso, che coprono fino ad ottobre 2021, posso dire che gli ordini sono cresciuti del 40,8% e che il fatturato è aumentato del 26,2%. Si tratta di numeri davvero astronomici. Ancor più se si considera il rapporto book-to bill che è a 1,14, un risultato inaudito se lo si paragona al Book to bill medio del settore di 1,0 o 1,02 al massimo. Un altro esempio di quanto siano eccellenti e particolari le condizioni commerciali nel 2021, riguarda il backlog (8,0 miliardi di dollari nel 2019 e 6,5 settimane di lead time). Nel 2021 il portafoglio ordini è infatti aumentato a 19,5 miliardi di dollari, pari a 13,1 settimane di lead time. L’industria ha quindi aumentato il backlog dagli 8 miliardi di dollari del 2019 ai 19,5 miliardi di dollari del 2021: un aumento del 140%, che è semplicemente incredibile.
Quali fattori hanno a tuo avviso determinato questa crescita?
Nel 2020, l’economia stava sostanzialmente zoppicando e molte aziende erano chiuse. La spesa è diminuita e i risparmi sono aumentati perché i programmi del governo hanno permesso che le persone continuassero a essere pagate. Questo ha comportato un accumulo di denaro e quando l’economia globale si è riaperta, c’è stata liquidità sufficiente per soddisfare la domanda repressa.
Una domanda che però non si è ancora stabilizzata…
Le vendite nel 2021 chiuderanno probabilmente l’anno in crescita di circa il 24-25%. In questo momento, le vendite di connettori sono aumentate del 26,2%. Prevediamo che il 2022 si tradurrà ancora in una crescita, anche se a un ritmo molto più lento e limitato. La crescita più lenta sarà il risultato del rallentamento del Pil mondiale (si prevede che il Pil degli Stati Uniti cresca solo del 2% nel 2022) e dello shortage di semiconduttori e di altri componenti. Per questi motivi per il 2022 prevediamo per il settore dei connettori una crescita compresa tra il 7 e l’8%. Si tratta certamente ancora di una crescita storicamente buona, ma decisamente modesta rispetto al 24-25% con cui chiuderà il 2021.
Come si stanno comportando connettori in termini di prezzo?
L’industria ha registrato forti aumenti dei prezzi delle materie prime utilizzate per i connettori: oro, plastica, rame, ottone e acciaio. Il costo di questi materiali è au- mentato del 42,5%. L’aumento dei costi delle materie prime e la forte domanda di connettori hanno indotto molte aziende di connettori ad aumentare i loro prezzi di vendita, che in base alle indicazioni di cui disponiamo continueranno ad aumen- tare anche nel 2022, con un aumento di prezzo semestrale che sarà in media com- preso tra il 4% e il 6%. In questo senso è importante comprendere che i costi dei materiali rappresentano circa il 40% del costo di un connettore.
Questo aumento della domanda è distribuito uniformemente nei diversi mercati applicativi?
In genere, la domanda di connettori per settore di mercato è uniforme. Ma ci sono delle eccezioni; ad esempio, una carenza di semiconduttori nel settore automobilistico provocherà una diminuzione del numero di auto prodotte. Poiché l’industria automobilistica è il più grande mercato dei connettori, ci sarà un grande impatto negativo sul settore. Abbiamo anche riscontrato una domanda maggiore del normale di connettori relativi alle telecomunicazioni per la realizzazione dell’infrastruttura 5G. Tuttavia, i settori di mercato normalmente si muovono su e giù nella stessa direzione e nella stessa percentuale di crescita o calo. Come notato, i mercati divergono quando si verificano eventi insoliti, come appunto lo shortage di semiconduttori.
In che modo le sfide della supply chain influiscono sul settore dei connettori?
Penso che dal Covid abbiamo imparato diverse lezioni sull’affidarsi alla Cina per i prodotti, basta pensare a quelli farmaceutici. Abbiamo tutti sentito qua negli Usa le storie sul numero di navi che si trovano sulla costa della California. Molti di quei prodotti provenienti dalla Cina potevano tranquillamente essere fabbricati negli Stati Uniti, quindi, molti dei problemi della supply chain sono di nostra competenza. Inoltre, le chiusure legate alla pandemia hanno impedito la formazione di nuovi conducenti di camion, e ora ci troviamo con una carenza di autisti. Inoltre, il programma di protezione dello stipendio attuato dal governo Usa è stato per molti un disincentivo a tornare al lavoro; un fenomeno interessante e che ha avuto anch’esso impatto sulla supply chain.
Pensate che gli Oem stiano accumulando stock per assicurarsi di poter coprire la domanda futura?
Con il PIL che inizia a diminuire, mi preoccupo di quanti di questi 19,5 miliardi di backlog si trasformeranno in fatturato. I clienti dei connettori spingeranno ulteriormente quegli ordini oppure inizieranno ad annullarli? Questo potrebbe rappresentare un grosso problema in futuro. Tutto questo backlog finirà per essere spedito o no? Questa è la grande incognita per il 2022. Sono quindi convinto che la attuale domanda rallenterà nel 2022, anche se non credo che ci sarà una corsa agli annullamenti degli ordini.
Avete visto società di connettori che dopo avere delocalizzato stanno riportando le produzioni negli Stati Uniti e in Europa per ovviare ai problemi della supply chain?
Sì. Le produzioni di connettori stanno iniziando a tornare negli Stati Uniti e in Europa. Abbiamo assistito a questo fenomeno negli ultimi tre o quattro anni, quando le aziende hanno iniziato a rallentare i propri investimenti in Cina. Qualsiasi nuovo investimento fatto dall’Occidente in Asia mira solo a soddisfare la domanda interna della Cina, non a soddisfare la domanda dell’Occidente. Molti Paesi stanno iniziando a rendersi conto che non produrre prodotti a livello nazionale crea problemi: problemi nella catena di approvvigionamento e problemi nella sicurezza. Basta pensare ai prodotti medicali fabbricati in Cina, e altrettanto preoccupante in questo senso è la situazione dei prodotti per applicazioni nel settore della difesa. Credo quindi che il grande esodo dell’industria manifatturiera dall’Occidente all’Oriente sia terminato.
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