di Ron Bishop |
Storicamente l’anno peggiore nel settore dei connettori è stato il 2009, anno caratterizzato dalla crisi immobiliare e dal tracollo del settore finanziario, in cui le vendite hanno subito un calo del 21,8%. Prevedendo l’intero anno 2020, la logica avrebbe imposto che lo scorso anno si sarebbe tradotto probabilmente in un nuovo calo record della domanda di connettori. A quel punto, un calo delle vendite del 25%, o più, poteva sembrare un’ipotesi ragionevole. Ma invece non è successo! Il primo trimestre a livello mondiale è calato del 3,1% e il secondo trimestre è sceso del 17,2%. Il terzo trimestre ha visto invece una domanda che si è stabilizzata, in crescita dell’1,3% mentre il quarto è addirittura cresciuto di un sano 10,2%. La domanda mondiale di connettori nel corso del 2020 è diminuita quindi solo del 2,2%. Se non fosse per le turbolenze causate dalla pandemia, il moderato calo della domanda potrebbe essere classificato come un normale aggiustamento del ciclo economico.
Differenze regionali e settoriali nel settore connettori
Le due maggiori regioni geografiche, Cina e Stati Uniti, hanno ottenuto risultati migliori rispetto al resto del mondo. La Cina è stata la prima a entrare ma anche la prima a uscire dalla pandemia da Covid-19 e ha chiuso il 2020 con una crescita delle vendite di connettori del 3,6%. Anche gli Stati Uniti hanno registrato un andamento positivo, con un calo nelle vendite di connettori limitato al 2,8%, e dovuto per lo più al crollo registrato nei settori automotive e trasporti. L’economia mondiale nel 2020, che ha devastato il settore dei servizi, fortunatamente ha avuto un impatto minimo sulle industrie elettroniche. Le aziende legate all’elettronica, come computer e periferiche, telecomunicazioni e datacom, hanno infatti ottenuto risultati molto migliori grazie anche a una forza lavoro mondiale che si è spostata verso il lavoro da remoto e che ha avuto necessità di nuovi strumenti Ict. L’industria automobilistica ha invece perso il 7,0%, registrando la più grande flessione in almeno un decennio e quella dei trasporti è calata del 3,0%, soprattutto a causa del settore legato all’aviazione commerciale.
Segnali d’inizio anno positivi
Il business va bene. Gli ordini nel mese di gennaio sono aumentati di un incredibile 18,0% rispetto allo scorso gennaio, le vendite sono aumentate del 16,2% e il rapporto book-to-bill a 1,11, segnala un ottima partenza.
I due colossi della connessione, TE Connectivity e Amphenol, hanno entrambi previsto una crescita a due cifre nel primo trimestre dell’anno (TE +10,5% e Amphenol +15,5%). La Banca Mondiale prevede una crescita del Pil nel 2021 del 4,0% e il Fmi prevede una crescita del Pil del 5,5%. Le prospettive sono dunque buone.
Ci sono segnali positivi che fanno pensare che il 2021 sarà un anno di crescita per l’industria dei connettori; i tassi di interesse sono bassi e la Federal Reserve ha segnalato che non ci sarà alcun aumento nel 2021; l’inflazione è bassa, ma ci sono segni di aumento dei prezzi dei materiali (ad esempio, petroio, oro, platino, acciaio ecc.); le vendite di connettori a gennaio sono aumentate del 16,2% e il book-to-bill è molto elevato; le due maggiori società di connettori prevedono una crescita delle vendite a due cifre nel primo trimestre; la crescita del Pil mondiale è prevista tra il quattro e il cinque percento, anche se gran parte di questa crescita verrà da un rimbalzo nel settore dei servizi, ora devastato, mentre la crescita del Pil nell’elettronica sarà inferiore.
Riteniamo comunque che la prima metà del 2021 sarà molto forte, e vedrà crescite anche a doppia cifra (dovute principalmente ai facili confronti con la prima metà del 2020, che è stata fortemente influenzata dalla pandemia), mentre la seconda metà del 2021 potrebbe comportare un lieve calo della domanda. Per ora classifichiamo la nostra previsione come conservativa e riteniamo che ci sia un buon potenziale per una crescita del mercato superiore al 7,0%.
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