di Jack Ogawa | Senior Director of Marketing di Cypress Semiconductor
Fino a non molto tempo fa, il modello finanziario alla base di un business redditizio nel settore dei dispositivi embedded era relativamente semplice: bastava accertarsi che la somma formata dai costi unitari di produzione, di vendita e spedizione fosse inferiore al prezzo pagato dall’acquirente.
Naturalmente, i costruttori di un prodotto devono tenere in considerazione costi aggiuntivi successivi alla vendita, come quelli associati alla garanzia e al supporto, oltre a quelli legati alle responsabilità di natura legale. Ora lo scenario è cambiato in quanto la connettività dei dispositivi embedded, che li trasforma in entità dell’universo IoT, espone i costruttori a un nuovo genere di costi da sostenere nel corso della vita operativa del prodotto, imputabili alla connettività stessa. Connettività che può contribuire a complicare la finora semplice formula della profittabilità.
La necessità di un’attenta analisi dei costi
Per i progettisti di dispositivi embedded, a prima vista, questo può sembrare un problema che riguarda la parte amministrativa e non quella di progettazione. Per questo motivo, durante la fase di sviluppo di un prodotto, troppo spesso viene omessa un’analisi dettagliata di tutte le possibili fonti di costi legati alla connettività che il produttore deve tenere in considerazione nel corso dell’intera durata operativa del prodotto installato sul campo.
Dal momento che i servizi Cloud stanno acquisendo un ruolo sempre più importante per il funzionamento dei dispositivi, un processo di onboarding, ossia di accesso e corretto utilizzo del prodotto, inefficiente diventerà sempre meno accettabile. Per questo motivo gli Oem devono aspettarsi oneri crescenti legati al supporto remoto necessario per aiutare gli utilizzatori a collegare in rete i loro dispositivi.
Eventuali costi imprevisti e non accantonati a budget, da sostenere nell’arco della vita di un prodotto, potrebbero distruggere il modello di business del prodotto stesso. Nel caso il prodotto in questione rappresenti l’unica fonte di reddito di una start-up, tali costi potrebbero portare alla cessazione dell’attività. I progettisti, quindi, possono garantire ai prodotti da loro sviluppati una maggiore probabilità di rimanere sul mercato in modo profittevole in scenari sempre più competitivi, tenendo nella dovuta considerazione i costi legati alle scelte in fatto di connettività nel corso dell’intera durata operativa dei prodotti.
Scegliere la giusta connettività per i dispositivi
Per contro, il rischio finanziario dei produttori di dispositivi IoT aumenta con ogni nuovo prodotto che viene spedito.
Per ogni unità aggiuntiva che viene prodotta, il produttore contrae un debito con il cliente, che si estinguerà solo al termine della durata operativa del prodotto. Nel caso questo “debito” non abbia una copertura finanziaria sufficiente, che si potrebbe definire come una sorta di “riserva per i servizi di connettività”, i costi non preventivati legati alla connettività potrebbero portare addirittura al fallimento della società.
Ciò sottolinea l’importanza della decisione del progettista circa la scelta della tecnologia di connettività: se le spese da sostenere per tutto l’arco della vita di un prodotto sono tali da minare, almeno potenzialmente, la redditività di un prodotto, ha certamente senso cercare di mantenere queste spese ricorrenti le più basse possibili. In uno scenario di questo tipo, gli Oem dovrebbero se possibile evitare ogni tecnologia di connettività che preveda costi ricorrenti relativi alla connessione e al traffico dati, come ad esempio la rete cellulare (ossia quella classica dei telefoni mobili).
Nel caso fosse possibile, dal punto di vista tecnico, fornire una connessione all’utente finale tramite la rete Wi-Fi, questa opzione sarebbe senza dubbio preferibile dal punto di vista commerciale: non vi è alcun canone per la connessione iniziale e le operazioni di download e upload dei dati sono gratuite, in quanto coperte dall’abbonamento alla larga banda del proprietario della rete.
Alcuni Oem hanno deciso di integrare la connettività cellulare nei loro dispositivi IoT anche quando sarebbe stato possibile implementare una connessione Wi-Fi: la giustificazione di tale scelta deriva dalla semplicità con cui è possibile effettuare il processo di onboarding nel momento in cui il dispositivo veniva installato per la prima volta. Un dispositivo IoT che includa un modulo cellulare e una scheda Sim può essere configurato in modo da collegarsi automaticamente alla stazione base più vicina e stabilire una connessione dati senza richiedere nessun intervento da parte dell’utilizzatore. Gli Oem che hanno deciso di utilizzare connessioni cellulari sono partiti dall’ipotesi che i costi che devono sostenere regolarmente (il piano tariffario mensile per il traffico dati) saranno sicuramente trascurabili in quanto la quantità di dati scaricati/caricati da/verso un dispositivo IoT sarà alquanto ridotta.
Purtroppo le tendenze generali relative agli ecosistemi dei dispositivi connessi minano le fondamenta di questi presupposti. I riscontri relativi ai tradizionali dispositivi di elaborazione come i Pc suggeriscono invece che dimensioni e frequenza di invio dei patch e degli aggiornamenti di sicurezza che devono essere forniti ai prodotti IoT sono in costante aumento. Se dimensioni e frequenza di aggiornamento dei patch di sicurezza scaricati dai dispositivi IoT aumentano, i costi del piano tariffario della connessione cellulare cresceranno di conseguenza.
Oltre alle dimensioni e alla frequenza degli aggiornamenti forniti in modalità Ota (Over the Air), i produttori di dispositivi IoT spesso prevedono aggiornamenti finalizzati ad aggiungere funzionalità (o a migliorare quelle esistenti) ai dispositivi nel corso della loro vita operativa. Ovviamente i consumatori si aspettano che questi aggiornamenti vengano forniti automaticamente, sempre in modalità Ota. Da ciò si evince che la spesa media mensile per scaricare i dati nel corso della vita operativa di un prodotto finale è praticamente impossibile da prevedere, per cui il responsabile marketing di prodotto che determina il costo del dispositivo corre il rischio di sovrastimare i costi (per cui il prezzo del dispositivo risulterà troppo elevato) oppure di sottostimarli (compromettendo la possibilità di mantenere un adeguato profitto).
In ogni caso, la fornitura della connettività cellulare non rappresenta la sola modalità per ri- solvere i problemi che i consumatori devono af- frontare nella fase di onboarding su una rete IoT. Alcuni produttori di dispositivi innovativi sono stati in grado di effettuare la messa in esercizio della connettività Wi-Fi senza richiedere alcun intervento da parte dell’utente utilizzando, ad esempio, una connessione Bluetooth Low Ener- gy supplementare per trasferire le credenziali di rete da una sorgente fidata, come ad esempio uno smartphone.
In alternativa, servizi come IoT Network Intelligence di Cirrent forniscono dati e analisi di connessione dettagliate e specifiche, relative a una determinata connessione ai centri di supporto, un servizio che contribuisce ad aumentare drasticamente le probabilità di successo del processo di onboarding.
La versione integrale dell’articolo
è stata pubblicata sul numero 3 di Elettronica AV