di Georg Steinberger |
Il mercato europeo della distribuzione di componenti ha vissuto il secondo anno consecutivo caratterizzato da una crescita significativa. Secondo Dmass, l’associazione della distribuzione europea, il mercato è infatti cresciuto nel 2022 di oltre il 32%, arrivando quasi a sfiorare i 20 miliardi di euro (e Dmass afferma di rappresentare circa l’85% del mercato totale della distribuzione europea). Dobbiamo ricordare che anche nel 2021 il mercato della distribuzione era cresciuto di oltre il 32%. Tuttavia, la situazione era lievemente diversa: nel 2021 passivi ed elettromeccanici erano cresciuti più velocemente dei semiconduttori, l’anno scorso è stato invertito; inoltre, anche il mix dato da aumenti dei prezzi, inflazione, costi di trasporto e maggiori volumi era ben diverso. Nel 2022 l’inflazione è stata infatti più alta, i prezzi di vendita dei produttori, almeno nei semiconduttori, sono aumentati notevolmente, ma i costi di trasporto si sono quasi normalizzati; e il volume consegnato è cresciuto ancora di oltre il 20%. In circostanze aggravate da crescenti tensioni lungo la catena di fornitura, le società di distribuzione sembrano, dunque, aver fatto un ottimo lavoro, arrivando a fornire ai clienti quasi il 50% in più dei componenti rispetto a due anni fa.
L’andamento del mercato
Diamo un breve sguardo all’andamento dei semiconduttori, la parte più “sexy” del mercato della distribuzione. Sempre secondo i dati Dmass il loro fatturato è aumentato nel 2022 di circa il 40%, arrivando a valere in Europa circa 13,5 miliardi di euro. E poiché Dmass non rappresenta l’intero mercato della distribuzione, il valore complessivo può essere valutato probabilmente in circa 15 miliardi di euro. In un mercato che, secondo la World Semiconductor Trade Statistics, è cresciuto globalmente di circa il 12,5% in dollari e di circa il 25% in euro, notiamo quindi che la distribuzione ha guadagnato quote ancora più significative arrivando a rappresentare quasi il 30% del mercato totale. La sua crescente importanza diventa ancora più evidente se si considera che i produttori commerciano direttamente solo con un numero sempre più limitato di grandi clienti e lasciano al canale il 95% dei clienti.
Questo significa che la distribuzione ha saputo consegnare volumi di prodotto enormemente maggiori, ha saputo gestirsi in modo coraggioso attraversando un’allocazione parzialmente ancora in corso, certamente trasferendo al mercato i prezzi più alti dei produttori e i costi legati all’inflazione. Tutti contenti quindi? Probabilmente no. Molta frustrazione si è accumulata anche dietro alle scrivanie dei distributori, a causa dei clienti che non vedevano soddisfatti i loro ordini e la loro domanda. Si potrebbe obiettare che questo è normale durante le fasi di allocazione – e molti di noi ne hanno viste diverse nella loro carriera – eppure rimane un’ombra di dubbio, ovvero se la distribuzione avrebbe potuto fare di più, se il suo valore per il mercato rimane quello che è stato nel passato.
Il valore della distribuzione
La mia opinione è chiara: il suo valore non è mai stato più importante di oggi. Conosco la distribuzione da oltre trent’anni, e ho notato enormi miglioramenti nei processi e nei servizi, offerti a costi molto inferiori rispetto al passato. E con la crescente complessità delle catene di fornitura e delle produzioni globali, con la crescente complessità dei prodotti e del successivo supporto necessario, la maggior parte dei clienti andrebbe persa se i distributori non fossero in grado di gestire per loro centinaia di relazioni con i fornitori, coprendo gran parte delle questioni relative al capitale circolante e ai costi di transazione. Fornire quasi il 50% in più di componenti in due anni richiede molta pianificazione, comprensione, forza lavoro competente e orientamento alla soluzione. Per favore, ricordatevelo, voi clienti, alla prossima chiamata di emergenza.
Questioni di affrontare nel 2023
Ci sono però anche altre questioni di affrontare e altre domande da porsi. Cosa porterà il 2023? Come affronteremo le questioni geopolitiche e i movimenti in atto? Quali opportunità di business si concretizzeranno? E anche dove si troverà una forza lavoro competente? Non ci sono risposte decisive, solo idee e speculazioni, ecco, quindi, la mia modesta opinione. Il 2023 vedrà una normalizzazione nel mercato della distribuzione dei componenti e nel mercato in generale. Mentre alcuni prodotti come i microcontrollori di fascia alta potrebbero vivere ancora una situazione di shortage, la disponibilità nella maggior parte delle altre aree di prodotto sta migliorando e i tempi di consegna sembrano in riduzione. Poiché molti clienti sembrano aver già ordinato in anticipo, gli ordini per i prossimi mesi saranno sicuramente inferiori al passato. Gli aumenti di volume degli ultimi due anni non hanno certo rappresentato la domanda reale, che in media oscilla tra il 5 e il 10% annuo; quindi, a meno che non ci siano aree di crescita massiccia nel settore che inizino a prendere il via in modo dinamico, qualche correzione inevitabilmente arriverà. La cosa migliore da fare sarebbe mantenere una visione a lungo termine sulle tendenze della disponibilità e non reagire “digitalmente”. Con le tensioni tra Stati Uniti e Cina e una visione più “sobria” da parte degli europei sulla Cina, c’è all’orizzonte qualche aspettativa di una rinascita della produzione di elettronica in Europa, che significa in realtà un “reshoring” nel Vecchio Continente di alcune produzioni. Ridurre i rischi e le dipendenze è infatti importante, ma la realtà dimostrerà che le produzioni a basso costo, prima di tornare qui in Europa, si sposteranno in altri paesi dell’Asia, dove le questioni relative ai costi e alla forza lavoro potrebbero essere significative.
Opportunità di business per l’Europa
Per quanto riguarda invece le opportunità di business, sono in corso molte innovazioni tecnologiche che richiedono componenti elettronici, come la digitalizzazione, la mobilità elettrica e il 5G, ma è anche evidente che sono necessari molti investimenti nelle infrastrutture statali per garantire che, ad esempio, la mobilità elettrica soddisfi una rete in grado di gestire l’energia elettrica necessaria. Il mercato da solo non lo gestirà e i debiti statali sono alti, le conseguenze del Coronavirus, l’inflazione galoppante e molte altre sfide continuano a impattare negativamente la società. Inoltre, non c’è un chiaro consenso sulle priorità, il che potrebbe ritardare molte innovazioni necessarie. La mia ipotesi migliore è che il 2023 non sia ancora per l’Europa l’anno di una maggiore unità. La cosa positiva, però, è che gli ultimi tre anni, che sono stati probabilmente i più impegnativi in Europa, sono finiti e che ne siamo usciti fuori anche se un po’ ammaccati. Un’altra cosa positiva è che è aumentata la consapevolezza dei rischi globali e della necessità di una maggiore cooperazione qui in Europa. Potremmo assistere a una globalizzazione 2.0, con maggiore considerazione per i bisogni di tutti e molte meno dipendenze singolari. L’Europa, di questo, potrebbe esserne il motore.
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