Nel 2022 il Gruppo E-Mobility di Anie aveva presentato insieme a Motus-E e Anfia il report sulla transizione della filiera della mobilità, mettendone in luce opportunità e criticità. Qual è, oggi, lo stato dell’arte?
Il nostro impegno continua, ma c’è ancora qualche ostacolo da superare: mi riferisco al fatto che la mobilità elettrica, un argomento che guarda fortemente al futuro, non può essere affrontata con schemi mentali ancorati al passato. Con l’elettrificazione sono entrati in gioco nuovi player che devono necessariamente essere coinvolti ai vari tavoli di discussione sul tema. In Anie sappiamo bene che la mobilità sostenibile è un argomento trasversale e non è un caso che il nostro Gruppo sia multidisciplinare: è focalizzato sulle infrastrutture, ma include anche chi produce le batterie, i cavi e gli altri componenti necessari al funzionamento degli impianti di ricarica, così come gli stakeholder della filiera automotive. Se vogliamo cogliere le opportunità che il passaggio all’elettrico offre dobbiamo ragionare in termini di ecosistema. Fatto salvo che non dobbiamo trascurare il problema della tenuta occupazionale delle Pmi del comparto legato all’endotermico, che devono essere accompagnate nella transizione, la narrazione secondo la quale si perderanno decine di migliaia di posti di lavoro è fuorviante, perché non tiene conto degli altrettanti posti di lavoro che l’elettrificazione sta già creando: il 75% delle stazioni di ricarica a velocità standard installate in Italia, ad esempio, è realizzato nel nostro Paese e i due maggiori produttori europei di colonnine di ricarica stanno producendo sul nostro territorio. Consideriamo poi le società che progettano e installano gli impianti di ricarica: c’è un indotto importante anche nell’elettrico. Anche a proposito delle batterie spesso si evidenziano le criticità relative allo smaltimento senza considerare le opportunità legate al riuso e al riciclo: non solo dobbiamo ragionare in termini di ecosistema, ma pensare anche in ottica di economia circolare.
Ci aiuta a fare chiarezza sulla scadenza del 2035 e la messa al bando dei motori endotermici?
Va chiarito intanto che dal 2035 i veicoli inquinanti non potranno più essere venduti, ma potranno continuare a circolare. Considerati i miliardi che le case automobilistiche hanno già investito nell’elettrificazione, è molto probabile che le loro flotte saranno elettrificate ben prima di quella data. La direzione del mercato, in sostanza, è tracciata. Ma una precisazione va fatta anche quando si parla di veicoli inquinanti: solitamente ci si concentra sul problema delle emissioni di CO2 e sul riscaldamento globale, trascurando l’altrettanto grave questione degli inquinanti locali che provengono dai mezzi di trasporto a combustione interna, come le polveri sottili, che minacciano la qualità dell’aria con conseguenze dannose sulla salute delle persone. La mobilità elettrica può porre un freno anche a questo tipo di inquinamento. Certo, in un’ottica di trasporti ecologici, altri tipi di alimentazione possono essere presi in considerazione, ma parliamo di tecnologie che non sono ancora economicamente sostenibili: gli e-fuel, di cui si sta parlando in queste settimane proprio in relazione alla decisione della UE sui motori diesel e benzina, sono prodotti combinando chimicamente idrogeno e anidride carbonica con un processo che richiede, ad oggi, molta energia elettrica e molta acqua. Potranno esserci sviluppi anche su questo fronte, ma per ora è giusto concentrarci sulle soluzioni che abbiamo già a disposizione per compiere la transizione ecologica.
Al vostro gruppo aderiscono player importanti dell’elettronica, come ST, Infineon, Arrow: qual è il valore aggiunto di aziende di questo calibro per la vostra organizzazione, da un punto di vista di peso contrattuale nelle relazioni istituzionai e da un punto di vista di sinergie tecnologiche tra i diversi membri del gruppo?
L’elettronica è un elemento fondamentale dell’infrastruttura di ricarica e avere nel nostro gruppo aziende importanti del settore ci consente di avere una visione più completa della filiera dell’elettrificazione. In questo modo, possiamo presentare ai decisori politici una visione condivisa dell’ecosistema industriale in cui operiamo. La mobilità elettrica è infatti correlata al futuro industriale delle nostre aziende e, in senso più ampio, del nostro Paese. Tutti i soggetti chiamati a dialogare devono sforzarsi di mettere a sistema le proprie competenze verticali: solo così approcciamo in modo corretto la mobilità sostenibile e possiamo cogliere le opportunità che essa riserva alla nostra economia e alla nostra società.