C’è shortage di competenze hi-tech

Le transizioni “green” e “digital” spingono l’occupazione, ma permangono molti punti di criticità, tra cui la necessità di una formazione più specialistica. Lo conferma un’indagine a cura di Anie

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Anie occupazione competenze

di Laura Reggiani | Cresce la domanda di impiego, ma soprattutto la richiesta di nuove competenze, nelle imprese manifatturiere dei settori elettrotecnico ed elettronico. Si tratta di un trend guidato dalle transizioni energetica e digitale che vede circa 47mila assunzioni programmate e un considerevole incremento delle posizioni richieste.

Insieme alle filiere “labour intensive” della meccanica e dei trasporti, le imprese elettrotecniche ed elettroniche nel periodo 2019-2023 hanno mostrato maggiore vivacità nella domanda di lavoro rispetto ad altri settori industriali. “Per le imprese che Anie rappresenta, l’accelerazione tecnologica è esponenziale e le competenze ne sono un fattore strategico”, ha dichiarato Renato Martire, vicepresidente Anie con delega Innovazione ed Education. “Oggi i dati ci mostrano chiaramente che il divario tra le necessità delle imprese e la disponibilità effettiva di competenze sul mercato del lavoro è in progressivo peggioramento. Colmare questo gap sarà la sfida cruciale nei prossimi anni, in uno scenario economico reso ancor più complesso dalla peculiare condizione demografica del nostro Paese”.

La struttura imprenditoriale

A fare la differenza sulla domanda di lavoro è la struttura imprenditoriale. Sono le aziende con più di 50 dipendenti le più dinamiche, che registrano un incremento nelle assunzioni programmate del 9,4%, a fronte delle maggiori difficoltà delle microimprese con meno di 10 dipendenti, che fanno osservare una flessione sui livelli del 2022 del 10,5%, per una quota sul totale delle assunzioni programmate del 13,8%. Si difendono, seppure modestamente, le imprese tra 10 e 49 dipendenti, con una crescita annua dell’1,8% e una quota sul totale delle assunzioni programmate del 29%.

La richiesta di alta formazione

I limiti nel reperimento di nuove figure sono condizionati anche dalla richiesta di “alta” formazione. Laurea o istruzione tecnica superiore (ITS) (32,9% dei candidati), livello di istruzione secondaria (61,2%, di cui diploma 35,6% e qualifica di formazione/diploma professionale 25,7%) sono i titoli più ricercati. Un valore aggiunto sembra essere dato dalla sicurezza: il 54,5% delle posizioni offrono infatti contratti a tempo indeterminato (+17,5%). In lieve calo l’apprendistato (-1,3%), che incide sul totale delle assunzioni programmate per l’11,2%. Il 35,7% dei contratti che le imprese hanno previsto di attivare nel 2023 sono riservati soprattutto a giovani fino a 29 anni, corrispondenti a circa 17mila posizioni disponibili.

La “crisi” della formazione

Le difficoltà delle imprese hi-tech nel reperire nuovo personale e personale qualificato sono aumentate nel post pandemia, con un “gap” evidente nel 2023 determinato da più fattori. Tra questi, le dinamiche demografiche e il ricambio generazionale, il disallineamento tra le competenze offerte dal sistema educativo e le richieste dal mercato. Mancano nel 58% dei casi profili adeguati, soprattutto candidati con titolo di studio universitario (69,8%), livello di istruzione secondaria (56,8%), formazione professionale (51,9%). Mentre per gli ITS, che coprono solo il 4% dei profili ricercati dalle imprese, si osserva un lieve miglioramento negli ultimi quattro anni. Secondo le imprese italiane del settore hi-tech, nel 2023 l’ostacolo principale nel reperire il personale è imputabile al ridotto numero di candidati disponibili, per il 66% dei casi di difficoltà di reperimento. L’insufficienza di candidati sale al 73,6% per i laureati, soprattutto con lauree in ingegneria industria e, elettronica e dell’informazione (71,3%), mentre è pari al 59,4% per i candidati con formazione di livello secondario, specie con specializzazione di elettronica ed elettrotecnica (42,6%), meccanica, meccatronica ed energia (30,3%). Il 27,5% dei candidati reperibili con difficoltà ha invece mostrato inadeguatezza nelle competenze possedute. La difficoltà a reperire addetti con una laurea in materie Stem è dovuta al notevole aumento della domanda, a fronte di una crescita solo marginale del numero di laureati in queste specifiche discipline.

Aziende in cerca di competenze tecnologiche

Questi dati sono confermati da una survey realizzata lo scorso giugno dal Servizio Studi di Anie su un campione di 160 imprese, dove l’82% si è dichiarata preoccupata per la mancanza di competenze tecnologiche specialistiche. Questo vale soprattutto nella fascia di professionisti di livello intermedio, con 3-5 anni di esperienza (68%), fra i senior con 5-10 anni (60%), e gli junior con 1-3 anni a pari merito con esperti con oltre 10 anni di esperienza (30%). Lo shortage di competenze tecnologiche, secondo le aziende intervistate, potrà comportare: perdita di opportunità di mercato (54%), rallentamento dei progetti (50%), incremento dei costi operativi (35%), difficoltà a investire in innovazione (24%). Criticità che potrebbero essere “calmierate” da investimenti in programmi di formazione e sviluppo interni alle aziende (80%), avviando collaborazioni con università e istituti tecnici (67%), implementando forme di outsourcing di progetti tecnologici (17%) e/o reclutando talenti internazionali (10%).

Le prospettive dell’occupazione nell’hi-tech

Secondo le previsioni di Unioncamere, tra il 2024 e il 2028 le imprese elettrotecniche ed elettroniche italiane esprimeranno un fabbisogno di circa 22.500 nuovi occupati, portando lo stock occupazionale a fine periodo a circa 230mila unità. Impattano sulle previsioni relative ai fabbisogni occupazionali settoriali anche le risorse del Pnrr che resta nel medio periodo un’opportunità di crescita per il Paese. Vanno inoltre considerate le transizioni digitale, ecologica e demografica che apporteranno profondi cambiamenti strutturali, tra cui una trasformazione dei lavori esistenti, la richiesta di nuove figure professionali, incrementi di produttività e quindi nuove opportunità economiche. Le competenze specifiche legate alle transizioni green e digital saranno sempre più strategiche e necessitano di un crescente affiancamento alle cosiddette “competenze trasversali” per garantire efficienza, collaborazione e adattabilità. Non ultimo l’Intelligenza Artificiale che, secondo stime del Fondo Monetario Internazionale, avrà un impatto sul 40% dei posti di lavoro a livello globale, percentuale che si innalza al 60% nelle economie avanzate, con un rischio elevato nell’ampliamento delle disuguaglianze.

 

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