di Fritz Walter | Non fatevi trarre in errore. Non stiamo parlando di quel Frozen in triplice edizione targato Walt Disney. Niente Elsa e niente Anna per questa volta, ma tre studenti che, anziché un tranquillo weekend sulle nevi, si trovano a lottare per la loro sopravvivenza con alternate vicissitudini. Più o meno la stessa situazione che tutti i player del mercato dell’elettronica italiana (ed europea) si trovano ad affrontare in questo inizio di 2025.
Il termometro del mercato ha oscillato lo scorso anno tra il -10 e il -20 a seconda della valle o della cima di appartenenza: distributori o produttori, Oem o subfornitori; praticamente nessuno è rimasto al calduccio dei numeri degli anni 2022 e 2023.
Difficile anche fare previsioni per l’immediato futuro. Mentre negli Stati Uniti e in Asia il mercato si è già scaldato (e probabilmente mai ha visto gelate nel recente passato), nel Vecchio Continente la temperatura resta decisamente sotto lo zero. Frutto anche di un costo dell’energia che, soprattutto a causa della mancanza dei rifornimenti ucraino-russi, resta due, tre o addirittura quattro volte superiore a quanto si paga nei mercati americani e del Far East.
Mi piacerebbe dire che all’orizzonte si vede una schiarita per i Paesi membri dell’Unione Europea, ma le nuvole sono ancora troppo basse (e probabilmente i magazzini dei clienti ancora troppo pieni). Senza una chiara visione strategica e senza degli efficaci e tempestivi interventi politici, il futuro appare più che desolante soprattutto se paragonato a Stati Uniti e Cina. Coperte da Bruxelles ancora non se ne sono viste, nonostante i recenti inviti da parte dell’ex presidente della Bce “super Mario Draghi” che, nel suo report sulla competitività, ha posto l’attenzione su tre macroaree: innovazione, decarbonizzazione e sicurezza.
Il tutto al fine di colmare quel divario, soprattutto nei confronti degli Usa, e rilanciare l’Unione Europea. Molto altro servirebbe oltre al Pnrr, di cui la media e piccola impresa, ad oggi, non ha beneficiato.
Fa venire anche qualche brivido e cozza con la realtà del mondo elettronico (nonché con l’ultimo rapporto Ocse che chiede più istruzione e formazione per tutti) anche la recente distribuzione economica del nuovo Fnc – Fondo Nuove Competenze – in riferimento al miliardo di euro messo a disposizione da Sviluppo Lavoro Italia S.p.A. (già Anpal Servizi e prima ancora Italia Lavoro), società pubblica vigilata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Una vagonata di soldi volti ad aumentare le competenze dei lavoratori dipendenti negli ambiti della innovazione tecnologica e della transizione digitale. Sintetizzando: 20% al Nord e 80% delle risorse al Centro-Sud Italia. Forse a qualcuno sfugge che il 90% delle produzioni tecnologiche nazionali vengono realizzate da Firenze in su, militare escluso, ma questo è un capitolo a parte.
Un raggio di sole a scaldare 180 cuori lo si è avuto alla prima edizione dell’Industrial Electronic Summit dello scorso 25 novembre dove, per la prima volta da molti anni, quella che a me piace ancora definire “Electronic Community” si è ritrovata a Milano sotto il cappello della nostra rivista. Quattro ore di costruttivo confronto con ospiti nazionali e internazionali a parlare di elettronica, con la chiosa finale del sempre bravo Farinetti.
Non è stato facile organizzare in meno di tre mesi un evento di questa portata. Avere oggi già la data (lunedì 24 novembre 2025 sempre a Milano) per la nuova edizione dell’Industrial Electronic Summit sono certo che favorirà la costruzione di un evento di successo. Forse questa volta qualcuno da Roma verrà a conoscere la realtà dell’elettronica italiana?! Chissà!
Leggi l’editoriale del numero 29 di Elettronica AV