di Virna Bottarelli |
Anie Componenti Elettronici rappresenta l’industria dei componenti elettronici sul territorio nazionale e i fornitori di tecnologie abilitanti la trasformazione digitale e di soluzioni innovative per lo sviluppo industriale, economico e sociale.
“L’Associazione è divenuta negli ultimi anni l’espressione della catena del valore che va dalla produzione di tecnologie di base alla logistica e ai servizi di sviluppo, annoverando i più importanti produttori e distributori di componenti elettronici e integratori di sistemi”, dice Cosimo Musca, Deputy Head of Italy Public Affairs e Programs Management Director di STMicroelectronics, che la presiede dallo scorso maggio.
“Ora dobbiamo fare un passo più a monte della filiera produttiva per integrare attori della microelettronica sempre più coinvolti nelle politiche industriali nazionali, come i produttori di attrezzature e di substrati per la realizzazione dei componenti elettronici, con i quali fare fronte comune nel portare le nostre posizioni ed esigenze all’attenzione delle Istituzioni italiane ed europee”. Secondo Musca, che ha un’esperienza trentennale nel settore e ricopre anche ruoli di primo piano nella gestione di progetti di investimento europei in ambito elettronica e microelettronica, “seguendo un approccio sinergico e di sistema”, si può portare un importante contributo nello sviluppo della filiera.
Partiamo dall’Europa: oltre al calo della capacità di produzione elettronica del Vecchio Continente – una quota sul totale mondiale che è passata dal 44% del 1990 al 10% odierno – quali sono i cambiamenti più significativi che hanno interessato il settore negli ultimi trent’anni?
Dagli anni Novanta a oggi i cambiamenti sono stati enormi. Abbiamo assistito al crescente impiego dei componenti elettronici nelle applicazioni finali e a una maggiore globalizzazione delle catene di fornitura. In un quadro generale, che ha visto negli anni molte aziende europee delocalizzare la produzione verso Paesi dell’area Asia-Pacifico con basso costo del lavoro, è emersa anche una maggiore interdipendenza tra le imprese nelle diverse aree geografiche. Dal punto di vista tecnologico, c’è stata un’accelerazione nell’avanzamento delle tecnologie Cmos al silicio con connotazione prettamente digitale, verso la riduzione dei nodi tecnologici con geometrie nanometriche e con la capacità dell’industria dei semiconduttori di seguire la legge di Moore anche in Europa (raddoppio ogni due anni della quantità di transistor contenuti in una stessa porzione di silicio).
Allo stesso tempo, in Europa si è posto l’accento su investimenti e competenze specifiche in tecnologie definite “More-than-Moore”, ottenendo progressi tecnologici più avanzati facendo leva su specifiche caratteristiche di chip analogici, a radio-frequenza, Mems e sensori, optoelettronica, dispositivi di potenza, a segnale misto ecc. per servire nuove applicazioni di mercato. Il settore ha registrato in questi decenni un significativo consolidamento e negli ultimi anni solamente due grandi multinazionali europee si sono posizionate per fatturato tra le prime dieci aziende nel ranking mondiale delle aziende di semiconduttori e sono competono a livello mondiale come Integrated Device Manufacturer.
In Europa sono presenti anche attori che agiscono anche come foundry nella lavorazione del silicio, ma per la realizzazione di componenti elettronici con volumi più ridotti. L’avanzamento tecnologico ha imposto poi la necessità di investimenti per nuove infrastrutture manifatturiere a 300 mm per maggiori economie di scala. In questi anni è cambiata molto inoltre la domanda, con un aumento delle richieste per i dispositivi elettronici per il mercato consumer (come smartphone, laptop, dispositivi wearable e IoT), e i prodotti per l’elettrificazione dell’auto e dell’industria, che stanno guidando la domanda di semiconduttori avanzati.
Proprio in questi ultimi settori applicativi, l’Europa ha accresciuto negli ultimi anni la capacità di innovare e impiegare materiali avanzati come il nitruro di gallio e il carburo di silicio. Va detto, quindi, che l’Europa negli ultimi decenni ha investito molto in R&S per mantenere elevata la capacità tecnologica e per lo sviluppo di nuovi prodotti. Inoltre, la grande attenzione per la sostenibilità nella produzione dei componenti, nel recupero dei materiali impiegati nei singoli dispositivi e nelle schede applicative, colloca l’Europa in una posizione di forza nella tutela dell’ambiente.
Che ruolo può avere oggi l’Italia nell’elettronica europea? Stiamo riuscendo ad attrarre investimenti importanti?
Il Chips Act europeo rappresenta una straordinaria opportunità per l’industria elettronica italiana. L’UE è un nodo centrale nel complesso ecosistema globale dei semiconduttori e dei componenti elettronici, essendo un player fondamentale per lo sviluppo di attività che generano nuova proprietà intellettuale, ricerca e sviluppo con centri dedicati in Belgio, Italia, Francia, Germania e Olanda, oltre che materiali ed attrezzature. Uno degli obiettivi della Commissione europea, che condividiamo, è proprio quello di sostenere questi punti di forza, per un ecosistema europeo della microelettronica che rimanga leader nell’innovazione e nella ricerca, ma con maggiori possibilità di trasferire queste conoscenze sul mercato e di creare opportunità di business per le imprese che Anie Componenti Elettronici rappresenta e che competono sia su scala nazionale che internazionale.
Per supportare l’obiettivo di fare sistema a livello nazionale, è stata costituita la Fondazione Chips.IT – Centro Italiano per il design dei circuiti integrati a semiconduttore. La Fondazione, con sede a Pavia, diventerà il nodo italiano di quella rete di centri di competenza di semiconduttori, tecnologie di integrazione e progettazione di sistemi previsti dal Chips Act europeo, andando a impattare positivamente non solo sul valore del mercato italiano ma anche su quello dell’UE, con un fattore moltiplicativo dell’attuale quota di produzione di semiconduttori.
Proprio in ottica sinergica e di sistema, con la partecipazione della Fondazione Chips.IT, uno dei primi esempi importanti di iniziative strategiche a livello nazionale ed europeo e che permettono anche all’Italia di operare con un approccio di sistema è rappresentato dalle linee pilota promosse in ambito EU Chips Act, tra cui quella che sarà localizzata a Catania presso il Cnr-Imm e sarà specializzata nella ricerca su prodotti basati su nuovi materiali come carburo di silicio e nitruro di gallio, materiali compositi chiave per applicazioni nel mondo automotive e delle rinnovabili. Il progetto della realizzazione della linea pilota europea sarà guidato dal CNR di Catania; gli altri partner italiani saranno la Fondazione Chips.IT di Pavia, la Fondazione Bruno Kessler di Trento e il consorzio interuniversitario Iunet.
Quanto vale il comparto dei componenti elettronici in Italia?
Nel 2023 l’industria dei componenti elettronici ha evidenziato un ritmo di sviluppo meno intenso rispetto agli anni precedenti, che le ha permesso comunque di superare i 7 miliardi di euro in termini di giro d’affari complessivo. Il rallentamento registrato è legato in misura prevalente alla dinamica del ciclo delle scorte. In un contesto internazionale fragile e gravato da rischi verso il basso, il commercio estero del comparto, pur se in rallentamento rispetto al 2022, ha mantenuto dinamiche positive e le esportazioni hanno segnato una crescita annua dell’8,3%.
I mercati dell’Asia Orientale, a cui sono destinate oltre il 50% delle vendite estere, hanno offerto i contributi più rilevanti alla crescita. Il 2024 è ancora pieno di incertezze, ma possa arrivare nel 2025 una crescita più sostenuta, con una ripresa attesa in tutti i segmenti industriali di riferimento. In generale, il settore si colloca nel percorso del “rinascimento tecnologico” dell’industria europea: la domanda in rapida crescita di una vasta gamma di tecnologie e applicazioni, come Intelligenza Artificiale, eMobility, elettrificazione in senso lato dell’industria, guida autonoma, informatica ad alte prestazioni, comunicazioni 5G/6G, robotica cognitiva applicata, alimenterà nei prossimi anni l’espansione del mercato.
Anie Componenti Elettronici ha partecipato al meeting dell’Ocse Semiconductor Informal Exchange Network lo scorso 18 giugno: quali messaggi significativi sono emersi dall’incontro?
È stata una grande opportunità per l’Associazione di partecipare a un evento di portata internazionale che ha visto la partecipazione di policy maker, tra cui il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, e rappresentanti del mondo industriale, accademico e sindacale. Le tematiche trattate nell’arco della giornata hanno riguardato l’andamento del mercato, il superamento delle frontiere tecnologiche, gli sforzi verso la progettazione e produzione di chip più sostenibili, le competenze.
Il contribuito di Anie Componenti Elettronici si è concentrato nella sessione convegnistica “Semiconductor skills”, durante la quale si è discusso dell’evoluzione delle competenze nel campo dei semiconduttori, compresi i profili chiave e le professioni più richieste. La sensibilità e l’impegno dell’Associazione rispetto ai temi della formazione e skill mismatch sono elevati. C’è una continua collaborazione con Federazione Anie per sviluppare iniziative di orientamento verso le scuole superiori, che facciano comprendere quanto l’elettronica incida sulla vita di tutti i giorni, e per implementare percorsi alternativi all’Università volti alla creazione di quei profili altamente qualificati e fortemente ricercati dall’industria. Riteniamo che le aziende, dal canto loro, debbano rendere la loro offerta più attrattiva. Il mondo del lavoro è, infatti, andato incontro a radicali mutamenti negli ultimi anni: lo smart working, una maggiore attenzione all’equilibrio lavoro-vita privata, la formazione e la possibilità di affrontare una crescita lavorativa hanno assunto nel tempo una maggiore importanza. L’offerta delle aziende dovrebbe, quindi, tenere in considerazione le aspettative soprattutto delle nuove generazioni.
Può spiegarci come funzionano i progetti di comune interesse europeo sulla microelettronica e le tecnologie della comunicazione e quali sono in concreto le loro ricadute sull’economia dei Paesi interessati?
Si tratta di iniziative di collaborazione industriale su larga scala che riuniscono conoscenze, competenze, risorse finanziarie e attori economici di tutta l’Unione europea per raggiungere obiettivi di innovazione radicale e di grande rilevanza tecnologica e produttiva, con uno sforzo condiviso del settore privato e del settore pubblico degli Stati membri per dispiegare interventi di comune interesse nell’ambito delle catene del valore strategiche per l’industria europea. Lo scorso 8 giugno 2023 la Commissione Europea ha autorizzato gli aiuti di Stato a sostegno della realizzazione del secondo Ipcei sulla microelettronica e le tecnologie della comunicazione lungo tutta la catena del valore, dai materiali e dagli strumenti alla progettazione dei chip e ai processi di produzione, denominato Ipcei ME/CT.
Questo progetto ha come obiettivo la promozione della ricerca, lo sviluppo e l’innovazione, compresa la prima applicazione industriale, dei comparti per accelerarne la trasformazione verde e digitale. Ci si aspetta che favorisca il progresso tecnologico in molti settori – dalle comunicazioni (5G e 6G) all’informatica quantistica – e che possa sostenere la transizione verde delle imprese attive nella produzione, nella distribuzione e nell’uso di energia. I primi nuovi prodotti potrebbero essere immessi sul mercato già nel 2025, mentre il completamento complessivo del progetto è previsto per il 2032, con scadenze variabili in funzione del progetto e delle imprese coinvolte nei diversi Stati partecipanti all’iniziativa.
Che cos’è, invece, la “Chips Joint Undertaking”, che ha aperto a inizio luglio nuovi bandi per sostenere iniziative di ricerca e innovazione nei semiconduttori in alcuni ambiti specifici?
La Chips JU è una partnership tra l’UE, rappresentata dalla Commissione europea, 31 Stati inclusa l’Italia, e le associazioni industriali che rappresentano i settori della micro e nanoelettronica, dei sistemi intelligenti integrati e dei sistemi incorporati: Eposs, Aeneas e Inside. Attraverso il Chips Act europeo, Chips JU vuole fungere da facilitatore per le collaborazioni pubblico-privati, incoraggiando lo scambio di conoscenze per affrontare le nuove sfide e cogliere le opportunità nel settore. Anie Componenti Elettronici è nel board di Chips JU Mirror Group Italy e contribuisce alla promozione sul territorio nazionale dei bandi europei per i finanziamenti alla ricerca e innovazione nel campo dei Componenti e Sistemi Elettronici. La nuova tornata di bandi annunciata a inizio luglio da Chip JU mira a sostenere ulteriormente l’industria europea dei semiconduttori istituendo una linea pilota per i circuiti integrati fotonici, semiconduttori che utilizzano la luce per elaborare e trasmettere informazioni a velocità più elevate, consumando meno energia.
Ciò sarà particolarmente importante per la prossima generazione di computer ad alte prestazioni, comunicazioni ad alta velocità e centri dati. Il finanziamento sosterrà anche la creazione, lo sviluppo e la messa in rete di “centri di competenza sui chip” negli Stati partecipanti, che forniranno l’accesso alle competenze tecniche e alla sperimentazione nel campo dei semiconduttori e aiuteranno così le aziende, in particolare le Pmi, a migliorare le capacità di progettazione e a sviluppare le proprie competenze. Infine, i prossimi bandi finanzieranno un progetto per la creazione di una piattaforma di progettazione online basata su cloud che consentirà agli utenti, in particolare alle università, alle start-up e alle Pmi, di progettare e sviluppare i loro nuovi chip e di contribuire a portare i loro progetti sul mercato.
Chiudiamo guardando oltre i nostri confini: quali ripercussioni sta avendo il conflitto russo-ucraino sul comparto dei componenti elettronici e qual è invece l’impatto della crisi in Medio Oriente?
Restano tuttora valide le considerazioni fatte due anni fa sul conflitto russo-ucraino che non ha risparmiato il settore dei semiconduttori. Il conflitto Israele-Hamas ha introdotto sfide e incertezze sostanziali nella catena di fornitura dell’elettronica, colpendo le società multinazionali, gli impianti di produzione e la circolazione di manodopera qualificata e merci. Si sono quindi ampliati gli scenari di crisi, con l’aggiunta di ulteriori criticità e incognite, tra cui l’instabilità politica negli Usa, impegnati nella campagna elettorale per il rinnovo della presidenza, le relazioni con la Cina e la minaccia di introduzione di dazi. La situazione geopolitica attuale evidenzia la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento globali ai conflitti geopolitici.
La via della frammentazione e dei disordini regionali, dall’Africa all’Europa dell’est fino al vicino Oriente, sta causando una profonda incertezza con i leader delle supply chain chiamati a considerare i rischi geopolitici quasi quotidianamente. Di conseguenza assistiamo in Europa a una preponderanza di investimenti nei settori militare e aerospaziale, che inevitabilmente trainano il mercato dell’industria dei componenti elettronici, dettati dalle contingenze geopolitiche, ma anche da una riorganizzazione sul fronte della difesa. Tra le diverse misure annunciate nel discorso dello scorso 18 luglio dalla rieletta presidente del Parlamento Europeo, Ursula von der Leyen, vi è proprio la costruzione di una Comunità europea della difesa, basata su un Mercato unico della difesa, maggiori investimenti e progetti comuni, come lo Scudo aereo europeo (European Air Shield). Importante, infine, anche la necessità dichiarata di investire in componenti elettronici con la possibilità che futuri Ipceipossano beneficiare anche di finanziamenti direttamente dall’Europa.
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