di Fritz Walter | E io che credevo di averle viste tutte negli ultimi vent’anni: uno tsunami vissuto in prima persona nel Natale del 2004; la grande recessione economica mondiale verificatasi tra il 2007 e il 2013; due papi contemporaneamente a partire dal 2013; una pandemia globale con relativi lockdown, mascherine, green pass e quarantene. Cosa poteva mancare a questa catastrofica collezione di nefasti eventi? Una bella guerra mondiale!
Ed eccomi servito. Ed eccoci serviti. In chiusura di questo numero 13 (ma il 13 non dovrebbe portare fortuna?) di Elettronica AV, è arrivata la notizia dell’invasione dell’Ucraina da parte di circa 190mila soldati russi. Una guerra fatta e finita a meno di 900 chilometri di distanza. Una guerra tra due nazioni confinanti che da troppi anni non si piacevano. Vero, qualcuno potrebbe obbiettare che anche in Jugoslavia all’inizio degli anni Novanta c’era stata una guerra, ma pur essendo stata una pagina drammatica del ventesimo secolo, quella era più inquadrabile come una guerra civile, o come una serie di conflitti secessionisti sulle ceneri della nazione governata per quasi trent’anni dal maresciallo Tito.
Non voglio e soprattutto non devo entrare sulle ragioni che hanno portato a questo conflitto. Le ragioni della Russia di Putin che chiede il famoso “cuscinetto”; l’Ucraina, che in barba a qualsiasi precedente accordo internazionale, pretende la sua libertà di chiedere l’accesso alla Unione Europea prima e alla Nato poi; questo in virtù di quel “principio della porta aperta” contenuto nell’articolo 10 del trattato Nordatlantico del 1949 e per oltre 70 anni ribadito in più riprese dell’organizzazione internazionale per la collaborazione nel settore della difesa.
E come si suol dire “tra i due litiganti…” i terzi intervengono! Interviene l’Europa tutta con aiuti agli ucraini sia economici sia militari; interviene la comunità economica globale (Unione Europea, Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna) che con la paralisi del sistema finanziario della Russia putiniana e di tutti gli oligarchi sparsi per il mondo, tenta di togliere ossigeno alla capacità di finanziare una macchina da guerra composta da 300mila soldati. Intervengono, sicuramente a parole, gli Stati Uniti d’America del presidente Biden che, se non hanno una guerra sottomano, non sono contenti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: per ucraini e russi migliaia di morti tra civili e militari; per l’Europa due milioni di profughi da accogliere; per tutti, gli effetti su prezzi di energia e materie prime come il grano e altri beni alimentari. Per l’elettronica, importanti effetti sui mercati delle materie prime, che non faranno altro che peggiorare il “chip crunch” che ha bloccato e sta bloccando l’industria mondiale.
Praticamente, cento anni passati dalla prima proiezione del film in 5 atti “La corazzata Potëmkin”, ma il significato finale è forse quello che tutti ci auspichiamo oggi: il simbolo di un cambiamento inevitabile che non può più aspettare di essere realizzato. Anche perché, come direbbe il ragioniere più famoso d’Italia: questa guerra è “una cagata pazzesca!”.
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