Robo-taxi: le tendenze in un’analisi di McKinsey

In un approfondito studio su robo-taxi e robo-shuttle, gli analisti di McKinsey stimano che il costo per miglio di un robo-taxi, oggi ancora elevato, potrebbe diminuire di oltre il 50% tra il 2025 e il 2030 grazie a una serie fattori

262
veicolo autonomo pixabay

di Virna Bottarelli |

Kersten Heineke, Ruth Heuss, Philipp Kampshoff, Ani Kelkar e Martin Kellner di McKinsey hanno cercato di capire come si evolverà il mercato dei veicoli autonomi e quali cambiamenti dovranno affrontare i player dell’industria automotive e dell’indotto. In un approfondito studio su robo-taxi e robo-shuttle, gli autori stimano che il costo per miglio di un robo-taxi, oggi ancora elevato, potrebbe diminuire di oltre il 50% tra il 2025 e il 2030 grazie a una serie fattori: minori costi hardware dovuti al calo del prezzo dei chip ad alte prestazioni, a miglioramenti operativi (come minori esigenze di manutenzione e maggiore chilometraggio complessivo), minori costi di fornitura di servizi di mobilità dovuti alla scala, diminuzione delle miglia vuote percorse e maggiori economie di scala. I robot taxi, però, hanno costi operativi molto più elevati rispetto alle auto private. Soprattutto nei primi anni, gli AV avranno costi di manutenzione significativi in ​​base alla necessità di controlli regolari, rilevamento degli errori e assistenza e ricalibrazione dei sensori. Anche il mantenimento di centri di controllo remoto dei veicoli, che garantiscono un funzionamento regolare e supportano i passeggeri, contribuirà ai costi, così come l’implementazione di mappe digitali regolarmente aggiornate e di relativi servizi basati sulla posizione (avvisi di pericolo stradale, segnaletica ecc. ecc.). Considerata l’energia aggiuntiva richiesta per i sensori e l’elaborazione ad alte prestazioni, inoltre, i veicoli autonomi consumeranno anche più energia e, infine, in quanto utilizzati più di un normale veicolo di proprietà, sperimenteranno una maggiore usura e necessità di pulizia degli interni. Nel costo totale dei robotaxi, ad ogni modo, sono i servizi di mobilità a rappresentare la quota maggiore: qui vanno considerati, infatti, i costi del fornitore di servizi di pagamento, lo sviluppo e il funzionamento delle app dei clienti e l’analisi dei dati per guidare le decisioni strategiche sulle dimensioni della flotta e sulle aree di servizio, il costo dell’assistenza clienti, del marketing, della gestione degli stakeholder. Ci sono poi costi che varieranno a seconda della zona di utilizzo del robotaxi: le casistiche sono diverse ma, per fare un esempio, la differenza di costo per miglio tra una città incentrata sul trasporto pubblico come Filadelfia e una città periferica dipendente dall’auto come Indianapolis potrebbe essere di circa il 50%. “Gli Oem che desiderano entrare nel settore dei robotaxi in quanto fornitori di veicoli devono sviluppare veicoli che offrano elevata durata, bassi costi di manutenzione ed elevata disponibilità”, dicono in McKinsey. “Per competere in questo scenario, soprattutto, gli Oem devono diventare fornitori di servizi di mobilità e cercare partner, investitori e fornitori di tecnologia per i veicoli autonomi, in modo da offrire una soluzione completa”. Il cambiamento interesserà, ovviamente, anche i fornitori di componenti, che dovranno capire dove investire per migliorare durata e consumi energetici degli AV. “Alcuni di loro potrebbero prendere in considerazione la possibilità di cambiare i propri modelli di business, passando da fornitori di componenti a fornitori di manutenzione o a operatori di centri di controllo dei veicoli, e anche per loro sarà importante cercare partnership nell’ecosistema automobilistico, per collegarsi, ad esempio, con i player del mercato post-vendita”.


Potrebbe interessarti anche:

Dritti alla meta

Verso la guida autonoma  

Articolo precedenteAnalog Devices: nell’abitacolo come a casa
Articolo successivoVerso la guida autonoma  

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui