Space economy: un settore in rampa di lancio

Gli ultimi dati dell’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano parlano di un mercato vivace: grazie all’avvento di sistemi miniaturizzati e alla standardizzazione di tecnologie fino a poco fa riservate a una ristretta platea di utilizzatori, il settore sta vivendo una vera rivoluzione e attrae nuovi investitori.

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Space Economy

È stato intitolato “New Space Economy italiana in rampa di lancio” il convegno con il quale lo scorso 9 febbraio sono stati presentati i dati dell’Osservatorio Space Economy del Politecnico di Milano per il 2022, anno che è stato definito di consolidamento per il settore. Tra il 2021 e il 2027, il bilancio complessivo dell’Europa destinato all’economia dello spazio è di 14,8 miliardi di euro, la somma più alta mai stanziata dall’UE per il comparto. Il mercato è sempre più in crescita: a livello mondiale si attesta attorno ai 100 miliardi di dollari, con gli Stati Uniti a detenere la quota più importante (62 miliardi di dollari di investimenti e un budget NASA di 24 miliardi di dollari per il 2022).

Come hanno spiegato Paolo Trucco e Franco Bernelli Zazzera, Responsabili Scientifici dell’Osservatorio Space Economy: “La Space Economy sta assumendo un ruolo sempre più strategico sia nelle dinamiche di innovazione cross-settoriale che coinvolgono le imprese, sia nella politica industriale dei Paesi più avanzati, con un crescente risalto anche nel dibattito pubblico. Dopo anni di gestazione, ci sono oggi segnali evidenti che la New Space Economy italiana sia in rampa di lancio, pronta per giocare un ruolo sempre più centrale anche in Europa”.

Un’opinione confermata anche da Simonetta Cheli, direttore dei Programmi di Osservazione della Terra e Capo dello stabilimento ESA ESRIN: “L’Italia è il terzo contribuente dell’Agenzia Spaziale Europea, con un budget annuale per il 2023 di tre miliardi di euro. Per l’ESA l’osservazione della terra è una delle aree prioritarie nelle quali investire: le risorse destinate a questo ambito, con particolare riferimento all’ambiente e al clima, sono raddoppiate negli ultimi tempi proprio perché il rilievo politico di queste tematiche è cresciuto. Ci sono però anche molti investimenti nelle infrastrutture spaziali e, in generale, le prospettive che il settore offre in termini di mercato sono buone. Esa attualmente conta 16 satelliti in operazione, oltre 40 in fase di sviluppo e una quindicina in fase di preparazione. I numeri fanno capire quanto questo settore sia strategico per l’Europa”.

Una legge del 2018 ha attribuito al Presidente del Consiglio dei ministri l’alta direzione, la responsabilità politica generale e il coordinamento delle politiche dei Ministeri relative ai programmi spaziali e aerospaziali. Mauro Piermaria, Dirigente Programmi e Strategie dell’Ufficio per le Politiche Spaziali e Aerospaziali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, intervenuto al Convegno, ha sottolineato che il settore spaziale “sta vivendo un’evoluzione rapidissima e sta vedendo l’ingresso di nuovi attori interessati a investire”. Piermaria ha parlato anche della capacità di coordinamento che il settore richiede per sfruttarne al meglio le potenzialità e della carenza di profili idonei a lavorare in questo comparto: “Quest’industria rappresenta un potente motore per lo sviluppo economico sostenibile ed è un asset fondamentale per lo scenario geopolitico e i rapporti internazionali, ma richiede un capitale umano che ancora non abbiamo a disposizione in misura adeguata”.

Il mercato dell’Osservazione della Terra

Il settore dell’Osservazione della Terra è il più rappresentato nelle applicazioni satellite-based (prodotti e servizi che utilizzano dati provenienti da satelliti elaborati da tecnologie digitali). “Due macro-trend tecnologici stanno rivoluzionando completamente il mercato: il primo è l’avvento di sistemi miniaturizzati, combinato alla standardizzazione, che ha permesso l’avvio della produzione in serie di alcuni sistemi spaziali, favorendo la diffusione di nano-satelliti di meno di 10 kg, con una notevole riduzione di tempo e risorse necessarie, nonché un risparmio del costo della messa in orbita. Il secondo è il frazionamento, che permette di soddisfare le esigenze dei nuovi utenti del settore spaziale ed è fondamentale per l’erogazione di alcuni servizi, come gli In-Orbit Services”, hanno detto Angelo Cavallo e Antonio Ghezzi, rispettivamente Direttore e Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Space Economy.

In Italia l’anno scorso il mercato dei servizi di Osservazione della Terra ha raggiunto il valore di 200 milioni di euro. Il 65% del fatturato complessivo del settore spaziale è legato a enti pubblici nazionali o sovranazionali, Agenzie Spaziali ed Enti pubblici locali come Regioni, Province e Comuni. Il restante 35% è invece imputabile alla domanda proveniente da grandi imprese, Pmi e Startup, che stanno per prime investendo nel comparto. I principali ambiti di applicazione riguardano diversi settori: agricoltura, silvicoltura, pesca, energia, servizi di pubblica utilità, edilizia, infrastrutture, finanza, assicurazioni, comparto legale, ambiente. Le imprese del segmento downstream (IT provider e system integrator) operanti nel settore sono 144, aziende localizzate per il 40% nel Nord Italia, per il 40% al Centro, per il 20% al Sud e nelle isole, che hanno un’offerta eterogenea che spazia dai dati ai servizi, passando per tecnologie abilitanti come piattaforme e infrastrutture. Per il 55% delle aziende i sensori ottici sono la fonte dati principale, mentre il restante 45% si appoggia prevalentemente su tecnologie SAR (Synthetic Aperture Radar). Oltre la metà (56%) dei dati utilizzati provengono da fonti pubbliche europee, il 14% da fonti pubbliche extraeuropee, mentre nel 12% dei casi si ricorre a dati pubblici italiani e solo nell’11% dei casi a dati privati di grandi multinazionali.


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