Teleindustriale: insieme per realizzare il futuro

Quasi 45 anni sul mercato della distribuzione elettronica per l’industria e l’automotive: un insieme di esperienze e competenze, ma anche di capacità di interpretare i cambiamenti e di immaginare l’avvenire, che ripercorriamo insieme a Giuseppe Salafia, presidente di Teleindustriale e Klingel Italiana.

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di Maria Cecilia Chiappani |

La storia di Teleindustriale, tra i principali distributori italiani di componenti elettrici, elettronici e pneumatici per diversi segmenti industriali, inizia nel 1979. 

Giuseppe SalafiaSono anni di crescita e di fermento tecnologico, affrontati dai fondatori, Giuseppe Salafia e Mariapia Penzo, con la grande voglia di accompagnare l’innovazione attraverso i prodotti di importanti marchi internazionali dell’elettronica e dell’automazione. Non a caso, nel 1999 Teleindustriale è anche la prima azienda della distribuzione in questo settore a ottenere il sistema qualità ISO 9001 e, successivamente, la certificazione UNI EN ISO 9001:2000 aggiornata poi nella UNI EN ISO 9001:2015. La progressiva specializzazione porta l’azienda a iniziare una serie di acquisizioni e partenariati chiave per lo sviluppo del mercato. Dopo aver assorbito il distributore di componenti elettronici Delta Control System, nel 2001, l’attenzione si rivolge a Klingel Italiana, operativa sul fronte automotive e ufficialmente acquisita nel 2005. “Nei programmi per il futuro, considerando i movimenti del mercato in questi anni, non sono escluse nuovi acquisizioni, partenariati o fusioni con realtà simili alla nostra” commenta Giuseppe Salafia, oggi alla guida di Teleindustriale e della consociata Klingel, insieme alla seconda generazione di imprenditrici, le figlie Laura e Beatrice. “Il nostro obiettivo rimane la soddisfazione del cliente. Ci impegniamo a fornire componenti di alta qualità a prezzi di mercato, ma anche a consigliarne le possibili applicazioni, mirando a sviluppare un rapporto duraturo” prosegue Salafia.

I tanti mondi di Teleindustriale

L’azienda si rivolge a un mercato di fascia alta, nell’ambito dei segmenti automotive, bianco, macchine utensili, impianti di sollevamento e magazzinaggio, quadri elettrici, macchine movimento terra, medicale, odontotecnico, building automation e impiantistica elettrica. 

I magazzini di Verona e Padova, inizialmente strutturati per servire le “Tre Venezie”, sono un riferimento strategico per tutto il territorio nazionale. Nell’ampio catalogo di Teleindustriale, i progettisti e i costruttori possono trovare contattori, finecorsa, interruttori di prossimità, fotocellule, pulsantiere, relè, morsetti, connettori, fascette, componenti per il cablaggio, tubi corrugati, raccordi, pressacavi, guaine termoretraibili, calze trecciate, nastri isolanti e fili di rame per avvolgimenti. Ma anche di cavi elettrici, fusibili, termocamere, carta isolante, macchine per siglatura e aggraffatura, ricambi per impianti di sollevamento e molto altro.

Una riflessione sul mercato
e i suoi cambiamenti

Certo, gli anni della pandemia e i successivi cambiamenti nel modo di costruire e commercializzare i componenti elettronici hanno segnato anche la realtà veronese. “Nel 2020” spiega Giuseppe Salafia, “abbiamo iniziato a subire problematiche logistiche ed economiche di natura globale. La situazione del mercato italiano, caratterizzato dalla prevalenza di Pmi, ha comportato la chiusura di diverse realtà che non sono riuscite ad adattarsi alle nuove logiche. L’incertezza aveva infatti determinato un calo della domanda, una gestione più cauta delle scorte e una pesante restrizione creditizia. Nel 2021, con il finanziamento di nuovi progetti legati alla transizione ecologica, il mondo industriale è ripartito. Purtroppo, lo ha fatto senza l’adeguato supporto delle istituzioni, sia in termini di riforme sia in termini di strategia politica, nettamente rivolta ad altri fronti”. 

Negli ultimi due anni, dunque, ecco nuovi spiragli di crescita e di ottimismo, generalizzato su tutti i comparti di riferimento. Automotive e automazione industriale, in particolare, sono tornati a crescere a due cifre. “Alcune case automobilistiche straniere, il movimento terra, le macchine agricole e i carrelli elevatori stanno crescendo sia per l’incremento delle esportazioni, soprattutto nei mercati emergenti, sia per la riduzione dei costi per la delocalizzazione della produzione di alcuni componenti. Viceversa, la crescita dell’automazione industriale è legata alle capacità di molti imprenditori che ancora credono nell’innovazione made in Italy”.

Il futuro come responsabilità collettiva

Cosa aspettarci dal futuro? Al termine del primo  semestre 2023, i dati di Confindustria confermano la recessione globale, destinata a protrarsi per tutto il 2024. Una storia già vista, nella lunga esperienza imprenditoriale di Giuseppe Salafia. “Nel 2013, l’allora presidente di Confindustria Giorgio Squinzi puntava il dito contro la corruzione, citando l’etica d’impresa e le conseguenze economiche e d’immagine sui mercati esteri. Sempre secondo Squinzi, chi corrompe fa male alla comunità e produce un grave danno alla concorrenza e ai colleghi. Faccio mie queste parole, aggiungendo che gli autori di tali reati andrebbero allontanati da qualunque tipo di privilegio”. Per supportare questo urgente cambiamento, secondo l’imprenditore la chiave è nella Responsabilità Sociale d’Impresa. 

Occorre migliorare il rapporto tra imprese per uno sviluppo comune, uscire dalla guerra economica e sociale, gestire con eticità i rapporti clienti/fornitori, verificare l’operato della politica e denunciare i disonesti. “Per riuscirci” prosegue il presidente di Teleindustriale “dobbiamo avere la giustizia dalla nostra parte, senza cavilli e con una ‘bilancia equilibrata’. Ma anche mantenere in Italia le aziende e agevolare il ritorno di quelle che hanno scelto di delocalizzare. L’attuale governo  ha già approvato una legge per le aziende produttive che vorranno ritornare in Italia, agevolandole con una forte detrazione fiscale. Le nuove generazioni si aspettano da noi maggiore impegno, affinché possano almeno sperare in una occupazione sicura, senza precarietà e fondata sulla meritocrazia”.

Il focus sull’automotive

Particolare riflessione merita il settore automotive, al centro dell’attività di distribuzione della consociata Klingel. 

E soprattutto dell’evoluzione, in seguito alla futura messa al bando dei motori diesel, di una filiera che copre circa il 15% del Pil italiano. Un impatto notevole su carrozzerie, officine di manutenzione e di riparazione, ricambistica, accessoristica, fabbricanti di componentistica e accessori per autoveicoli. Le aziende produttive, site principalmente in Piemonte, Lombardia, Emilia e Romagna e Triveneto, ma dislocate anche nel resto d’Italia, dovranno convertire le produzioni e reclutare personale con competenze digitali. Investimenti onerosi, in un mercato italiano già privato dei suoi marchi di punta, ormai di proprietà estera. Spiega Giuseppe Salafia: “Siamo l’unico Paese in Europa di una certa rilevanza economica e politica senza una nostra industria automobilistica, pur essendo determinanti nelle decisioni che riguardano il settore automotive. Quello che è successo lo sappiamo e qualche cenno sulle responsabilità lo possiamo evidenziare, non senza rammaricarci dei nostri responsabili politici che non sono stati in grado di fermare le ripercussioni che avrebbero creato queste decisioni anche sul Pil, sull’occupazione e sull’indotto, che oggi sta vivendo una situazione drammatica”. Continua ancora: “Un esempio è la ex Fiat, oggi unità produttiva del Gruppo Stellantis, particolarmente orientata a strategie e crescita sul territorio francese e asiatico a discapito di quello italiano, promettendo futuri investimenti a oggi non pervenuti. Ha inoltre mantenuto una parte dell’occupazione per sfruttare la cassa integrazione e ottenere la momentanea approvazione delle rappresentanze sindacali. Prova ne sono gli 1,5 miliardi di dollari investiti in Cina nella produzione di soluzioni per la ricarica elettrica. Mentre le realtà cinesi hanno investito in Europa, solo in Francia e Germania, sempre nel settore automotive, con due realtà legate al mondo elettrico” afferma Giuseppe Salafia. “Concretamente cosa possiamo inventarci per tutelare almeno una parte del settore automotive, quella in cui siamo più performanti? Puntare maggiormente sulla produzione della componentistica, dove l’Italia è fortemente presente in quasi tutti i paesi europei con il 60% di esportazioni, fornendo nuovi prodotti con marginalità elevate”. La speranza, in vista degli obiettivi green, è che l’innovazione tecnologica “risolva” prima del 2035 questo passaggio imposto dall’Europa. “L’evoluzione verso l’elettrificazione dei trasporti è un pilastro fondamentale della decarbonizzazione” continua. “Ma richiede importanti investimenti e risoluzioni tecniche legate ai dubbi sulla sicurezza e sullo smaltimento delle batterie”. Insomma, come conclude Salafia, per raggiungere i target climatici dobbiamo impegnarci tutti, comprese le istituzioni, con iniziative mirate per supportare le aziende della filiera automotive nella diversificazione di produzione e servizi, sfruttando le capacità progettuali legate alla nostra intelligenza che da sempre abbiamo dimostrato al mondo intero.

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