di Virna Bottarelli | “Il futuro dell’umanità dipenderà da come sapremo gestire l’energia di cui un mondo, sempre più affollato, ha e avrà bisogno”. Lo ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin intervenuto all’ultima edizione di Key Energy, la manifestazione dedicata alla transizione energetica che si è tenuta a Rimini lo scorso marzo. L’evento ha registrato il record di presenze (+41% rispetto al 2023), dimostrando come sul tema energia i riflettori siano sempre puntati, sebbene non lo si trovi più su tutte le prime pagine come nel 2022, nel periodo dell’emergenza dovuta al forte rincaro dei prezzi. L’energia ha fatto da sfondo anche all’Hannover Messe 2024. Con il claim “Energizing a Sustainable Industry”, la fiera tenutasi ad aprile ha infatti puntato i riflettori sull’approvvigionamento energetico sostenibile per l’industria. Rinnovabili, reti intelligenti, ma anche Intelligenza artificiale e IoT come tecnologie abilitanti e gestione dei dati sono stati oggetti di riflessione in quella che è la principale kermesse europea dedicata all’ingegneria meccanica ed elettrica, all’industria digitale e al settore energetico.
Transizione energetica: siamo in ritardo
La transizione energetica ruota attorno alle tecnologie green e alle energie rinnovabili – fotovoltaica, eolica, idroelettrica – che nel 2022 hanno attratto investimenti, a livello globale, per la cifra record di 495 miliardi di dollari. L’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) ha pubblicato a marzo il rapporto “Renewable Capacity Statistics 2024”, nel quale si registra per il 2023 un nuovo record nella diffusione delle rinnovabili nel settore energetico, con una raggiunta capacità totale di 3870 gigawatt (GW) a livello globale. La crescita è però distribuita in modo disomogeneo nel mondo. Come ha detto Francesco La Camera, Direttore Generale di Irena: “Questa straordinaria impennata nella capacità di generazione da fonti rinnovabili dimostra che le energie rinnovabili sono l’unica tecnologia disponibile per accelerare la transizione energetica in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Tuttavia, i dati sono anche un segno inequivocabile del fatto che i progressi non si stanno realizzando abbastanza velocemente per aggiungere i 7,2 TW di energia rinnovabile richiesti entro i prossimi sette anni”. Per la Cina, la crescente competitività dell’energia solare ed eolica rispetto alla produzione di energia da carbone e gas è diventata il motore principale dello sviluppo di energie rinnovabili, mentre nella UE, una maggiore attenzione alle politiche e un’accresciuta preoccupazione per la sicurezza energetica sono diventati i principali catalizzatori della rapida crescita, oltre alla crescente competitività dei costi delle energie rinnovabili rispetto alle alternative dei combustibili fossili. Nel nostro Paese, secondo i dati diffusi da Terna, nel 2023 le fonti rinnovabili hanno coperto complessivamente il 36,8% della domanda (contro il 31% del 2022) e la produzione rinnovabile è aumentata del 15,4%, raggiungendo il record del 43,8%. Sono in crescita l’idrico (+36,1), l’eolico (+15,1%) e il fotovoltaico (+10,6). Siamo, quindi, sulla strada giusta? Nello studio realizzato dalla società di consulenza Althesys con la European Climate Foundation, dal titolo “Il governo del sistema, la chiave per la transizione. Una strategia coordinata per rinnovabili, storage e reti per decarbonizzare l’Italia”, si legge che all’Italia, per centrare gli obiettivi climatici fissati per il 2030, basterebbero le sole autorizzazioni richieste in tre anni per i grandi impianti rinnovabili. Il problema è che i titoli rilasciati sono dieci volte inferiori alle richieste. I progetti in valutazione non riescono a essere processati nei tempi previsti e le nuove installazioni dal 2021 a oggi si sono fermate a 10 GW, mentre l’obiettivo è 80 GW. Quello che manca per un cambio di passo decisivo è, come ha detto Alessandro Marangoni, AD di Althesys, “una visione sistemica, che armonizzi gli elementi in gioco: autorizzazioni, meccanismi di sostegno, aree idonee, sviluppo reti nazionali e locali e altre infrastrutture”. Le questioni citate da Marangoni sono ben note anche a Filippo Girardi, presidente Anie Confindustria: “La disponibilità nel nostro Paese di una offerta tecnologica di eccellenza sulla filiera elettrica si inquadra oggi in uno scenario di grandi ritardi nel percorso verso la decarbonizzazione. Gli ultimi dati disponibili mostrano una crescita ancora insufficiente nell’installazione di nuovi impianti di produzione da fonti rinnovabili. Nel corso del 2023 sono entrati in esercizio 5.677 MW, in robusto aumento rispetto al 2022 (2.927 MW, +94%), ma neanche la metà di quanto servirebbe per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione al 2030, ovvero circa +10 GW l’anno”. È prioritario recuperare un ritardo che Girardi imputa in particolare all’eccesso di burocrazia: “Il sistema autorizzativo in Italia non funziona come dovrebbe, allungando i tempi per la realizzazione dei grandi impianti che servono per raggiungere i target sulle rinnovabili. La transizione energetica, oltre che un imperativo nel percorso della sostenibilità rappresenta un motore economico che può stimolare l’innovazione e lo sviluppo industriale, la creazione di posti di lavoro, la crescita e il progresso. Solo attraverso uno sforzo sistemico possiamo sperare di creare un futuro sostenibile, in cui l’energia pulita sia la forza trainante di una società prospera e armoniosa”.
Lavori in corso
A fine 2023 è stato attivato, dal Ministero delle imprese e del Made in Italy e Invitalia, un tavolo di lavoro con Anie Rinnovabili, Italia Solare, Anev e H2IT per promuovere l’Italia come sede di investimenti qualificati nei principali settori della transizione energetica. Le quattro associazioni, che stanno lavorando anche a un manifesto per lo sviluppo della filiera delle rinnovabili in Italia, ribadiscono che è fondamentale effettuare un’analisi delle capacità industriali nazionali, con particolare riguardo alla componentistica, e sviluppare piani strategici che si integrino in un contesto europeo, avvalendosi di misure di supporto economico esistenti e promuovendo la creazione di reti tra imprese per favorire la crescita, l’innovazione e la competitività. Anie Rinnovabili mette l’accento sulla necessità di sviluppare in Italia l’industria della componentistica. Come dice il suo presidente Alberto Pinori: “La sfida è importante, e lo è ancora di più se guardiamo a Paesi come Cina e Stati Uniti, che hanno messo a disposizione risorse e misure di sostegno piuttosto rilevanti. Il Net Zero Industry Act europeo è fondamentale per collocarsi nel giusto sentiero di crescita. L’industria upstream delle fonti rinnovabili elettriche non apporta benefici solo in termini di decarbonizzazione, occupazione e Pil, ma è fondamentale per la sicurezza energetica”. Le strategie dovrebbero, inoltre, concentrarsi non solo sulle tecnologie innovative, ma anche sulla valorizzazione di quelle mature. “Il tavolo di lavoro che si è costituito tra il Mimit e le associazioni è di estrema importanza per individuare gli strumenti più efficaci per riportare l’industria delle rinnovabili, e in particolare del fotovoltaico, in Italia”, dice Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare. “È fondamentale puntare a economie di scala, mantenendo una grande attenzione verso tutta la supply chain per ridurre la dipendenza dai paesi extra europei della produzione di componenti necessari alla realizzazione degli impianti rinnovabili”.
Non dimentichiamoci dell’idrogeno
L’idrogeno ha un vasto potenziale nel mitigare le emissioni di gas serra in diversi settori, incluso quello manifatturiero, ma la sua ampia adozione pone notevoli sfide all’industria europea. Sempre in occasione di Key Energy, Italian Exhibition Group, ente organizzatore della fiera, in collaborazione con Hannover Fairs International hanno dedicato proprio a questo tema il convegno “Hydrogen + Fuell Cells”. Tra gli argomenti trattati, c’è stato spazio anche per presentare il progetto di una hydrogen valley nel territorio di Figline Valdarno, dove si sta riqualificando un vecchio impianto industriale in disuso. “L’energia dell’idrogeno è una realtà su cui puntare nell’immediato”, dice Alberto Dossi, Presidente di H2IT. “Parliamo di un comparto che può essere decisivo per rendere l’Italia più indipendente sotto il profilo energetico e che ha le carte in regola per essere leader a livello europeo. Eppure, è ancora un settore in cui i grandi investimenti sono quasi sempre arrivati dai privati: dai dati del nostro Osservatorio H2IT è emerso che il 70% degli investimenti sono stati finanziati attraverso fondi propri delle aziende. Grazie anche al Pnrr finalmente la situazione sta cambiando, ma occorre essere vigili e non sprecare questa grande occasione”.
Comunità Energetiche Rinnovabili: gli ultimi sviluppi
Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono soggetti giuridici basati sulla partecipazione aperta e volontaria di persone fisiche, Pmi, enti territoriali o autorità locali che si aggregano per produrre, distribuire e consumare energia proveniente da fonti rinnovabili. Nelle scorse settimane il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha approvato le Regole Operative che disciplinano le procedure per l’accesso alle tariffe incentivanti e ai contributi in conto capitale previsti dal Pnrr per le Cer. Come ha detto Paolo Arrigoni, presidente di Gse (Gestore Servizi Energetici), braccio operativo del Governo in tema di energia: “Le Comunità energetiche rinnovabili e in generale l’autoconsumo diffuso, sono uno strumento fondamentale per garantire al Paese una transizione energetica orientata alla decarbonizzazione dei consumi, all’indipendenza energetica e alla democratizzazione dell’energia”. Il Gse ha dedicato proprio alle Comunità Energetiche il tour InsiemEnergia, un giro d’Italia pensato per fare informazione sul tema e coinvolgere imprese, associazioni ed enti locali.
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