di Virna Bottarelli | Dal 7 luglio alla presidenza di Confindustria Piemonte siede Marco Gay, già Presidente dei Giovani Imprenditori piemontesi e di Confindustria. Torinese, 44 anni, Gay ha iniziato a frequentare il sistema confederale più di dieci anni fa e quando gli chiediamo come ha visto trasformarsi in questo periodo il tessuto imprenditoriale della sua Regione, risponde che ha vissuto “la crisi del 2008 e visto la manifattura piemontese risalire la china, sia pure a fatica, sino al 2019”. Sì, perché dopo il 2019, con l’arrivo della pandemia che, come dice lui stesso, “ha colpito l’intera economia mondiale”, tutti gli equilibri sono saltati. Guardando indietro, però, ci sono anche cambiamenti positivi: “Sia a livello regionale che nazionale si è vista la volontà crescente degli imprenditori nel cercare aggregazioni, lavorare per filiera e trovare nuove linee di ingegneria finanziaria, in parallelo al tradizionale canale bancario. Non ultimo la loro confermata apertura e vocazione all’export”. Gay sarà alla guida di Confindustria Piemonte fino al 2024 e, considerato lo scenario attuale, saranno anni nei quali occorrerà di nuovo “risalire la china”.
Vedete delle opportunità nello scenario attuale, che vede venire meno molte delle già poche certezze del passato?
Le opportunità le dovremo creare. Da ciò non si scappa. In un recente incontro con il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, abbiamo condiviso la possibilità concreta di creare un Piano di Sviluppo industriale regionale, raccogliendo in un unico contenitore le risorse e gli strumenti messi a disposizione dal Recovery plan, dai fondi europei di prossima programmazione e, come auspico, dal Mes.
Digitalizzazione, Europa e internazionalizzazione, sostenibilità, formazione e infrastrutture: ci può commentare brevemente ciascuno dei pilastri sui quali intende costruire il suo mandato?
Non è un caso che abbia scelto questi pilastri per il mio mandato di Presidenza. La Digitalizzazione è fondamentale per innovare i processi industriali all’interno delle nostre aziende. Oggi, più che mai, sono convinto che solo attraverso l’Europa si possa uscire da questa difficile situazione. I numeri espressi dall’export piemontese confermano che l’Internazionalizzazione è indispensabile per il nostro settore manifatturiero. La sostenibilità è una indicazione che ci viene dall’Unione Europea. Bisogna crederci. Con la formazione si possono rimettere al centro dell’agenda i giovani e l’occupazione per un Piemonte 4.0. Una regione che deve essere in grado di valorizzare le proprie competenze, nell’industria e nei servizi. Infine, per rendere competitivo il nostro territorio non sono necessarie le sole infrastrutture digitali, ma servono anche quelle fisiche: dalla Tav Torino-Lione, al retroporto di Alessandria, alla Asti-Cuneo. La nostra è una regione al centro dell’Europa. Occorre renderla ancora più accessibile andando a completare un’efficiente rete autostradale, ferroviaria, aerea e aeroportuale con i porti liguri. Non solo. Occorre garantire un’assistenza completa alle aziende straniere e italiane accompagnandole in tutte le fasi di investimento e insediamento. Per questo motivo è necessario che la politica aiuti queste opportunità investendo adeguatamente nell’ente che naturalmente è preposto: il Centro Estero per l’Internazionalizzazione (Ceip).
Quali ricadute positive potrebbero avere le risorse del Recovery Fund sul vostro territorio? Ci sono progetti specifici che potreste presentare per l’utilizzo di questi fondi?
Se gli investimenti saranno nella direzione di aiutare le aziende a investire e se saranno condivisi con i privati, i ritorni dal Recovery plan ci saranno. Per questo stiamo predisponendo un documento di policy, da condividere con la Regione Piemonte, che poggerà proprio sui pilastri già citati.
Che cosa rappresenta il settore dell’elettronica per la sua Regione? E quali sono gli ambiti di applicazione che sul territorio hanno il maggiore potenziale di crescita?
Il Piemonte, sin dai tempi di Olivetti, è culla di aziende di elettronica. La trasversalità del settore è di notevole supporto all’automotive, all’aerospaziale e all’Information & Communication Technology. Le sinergie con il Politecnico di Torino e con la crescita del CIM4.0, il Competence Center che supporta le imprese manifatturiere nella digitalizzazione in ottica industria 4.0, mi fanno credere assolutamente che il futuro dell’elettronica in Italia passerà dalla nostra Regione.
Potrebbe interessarti anche:
Non mi permetto di dare consigli a Marco Gay che conosco da quando veniva a Verona in Confindustria come presidente dei giovani, meritevole per la posizione che occupa, ma sono preoccupato per quanto dice sull’elettronica in Piemonte per un avvenire precario che avremo tutti in Italia a causa della mancanza di una industria automobilistica italiana che avevamo con FIAT e che non abbiamo più. Il nuovo nome che daranno alla fusione FCA/PSA Stellantis è la conferma della fine di un’epoca. Come FCA anche Stellantis non pagherà le tasse in Italia.
Il governo italiano cosa ha fatto per far risorgere l’industria automobilistica italiana, rispetto a Germania e Francia che hanno fatto l’opposto. Sarebbe utile un confronto con Gay per cercare di aiutare questi giovani di buona volontà.