di Fritz Walter |
La recente tornata elettorale, che ha visto una bella fetta del popolo italiano presentarsi alle urne, era ricca di significati. Una bella, ma non bellissima, fetta, soprattutto se si considera che oltre il 50% degli aventi diritto al voto ha preferito anche questa volta astenersi.
Le aspettative erano tutto sommato alte da parte di tutti i maggiori schieramenti, di governo e di opposizione. Lo erano prima del 9 giugno (ieri), lo sono state nei giorni del voto (oggi) e lo saranno nei prossimi mesi (domani). E questo sia che la scheda fosse rivolta alla scelta dei rappresentanti al Parlamento Europeo, sia che fosse finalizzata all’elezione di un sindaco locale.
I risultati sono tutto sommato di semplice interpretazione: è facile capire chi ha vinto e, al tempo stesso, chi non ha vinto; è facile capire il perché ci sono dei vincitori e, anche in questo caso, il perché altri devono leccarsi le ferite. Innanzitutto, i vincitori, o meglio ancora, le vincitrici! Mai delle elezioni, avevano visto il 53% degli italici votanti offrire la loro preferenza al gentil sesso. Percentuali da Margaret Thatcher e Angela Merkel, anche se queste ultime i voti se li mangiavano da sole!
Così è che Giorgia Meloni ed Elly Schlein possono ritenersi soddisfatte: la prima vede sia la conferma della sua leadership all’interno del centrodestra, sia la garanzia di continuità del suo governo, forte di una coalizione oggi praticamente al 50%. Questo malgrado il rumore degli avversari, che la vedevano (o speravano di vederla) in crisi di popolarità, e, soprattutto, malgrado un momento di congiuntura dei mercati fortemente negativo, che avrebbe potuto penalizzarla. Anche Elly si può dire soddisfatta, avendo portato il PD alla soglia del 25% con un forte incremento rispetto alle Politiche del 2022, e nonostante…
Nonostante l’exploit della coppia Bonelli-Fratoianni che, grazie ai voti giunti “dall’Ungheria”, hanno sbaragliato le carte. Nonostante la mancanza di un’alleanza (che difficilmente arriverà su basi solide) con il M5S targato Conte e relegato sotto la soglia del 10%. Bei tempi quelli di Grillo: oggi nemmeno i percettori del Reddito di Cittadinanza li votano più!
Passando agli sconfitti, qui il discorso si allarga, dovendo fare una distinzione tra il voto europeo espresso in Italia e quello espresso in Europa. In Italia già abbiamo detto dei grillini, ma i veri sconfitti portano il nome dei centristi Matteo Renzi e Carlo Calenda che, grazie ai continui litigi da innamorati traditi, si trovano oggi fuori dai giochi, non avendo superato lo sbarramento del 4%. Sconfitti loro e delusi i quasi due milioni di italiani che non si vedranno rappresentati in Europa per i prossimi cinque anni. Bravo sarà chi saprà attrarli dalla sua parte.
Capitolo a parte sono i voti nelle restanti nazioni dell’Europa, soprattutto in Francia e Germania, dove le destre, talvolta estreme, trascinate dai giovani della Gen. Z tipicamente avversi alla guerra in Ucraina, l’hanno fatta da padrone e dove si dimostra, come se ce ne fosse bisogno, che gli Stati Uniti d’Europa non esistono e, difficilmente esisteranno mai! Troppe differenze tra le nazioni; non tutte le destre sono e saranno uguali e non tutte le sinistre sono o saranno uguali.
Alla fine, il prossimo Parlamento Europeo non sarà molto diverso da quello dell’ultimo quinquennio. Ma che l’Italia entrerà di diritto nella stanza dei bottoni, lo si era già capito: la luna di miele da Oscar tra Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni era iniziata ben prima di giugno. Dopo il PNRR, quale sarà il prossimo booster per l’Italia?
Leggi l’editoriale del numero 26 di Elettronica AV