di Fritz Walter |
Lunedì 12 giugno 2023 ci ha lasciati Silvio Berlusconi. La notizia della scomparsa del Cavaliere (come da tutti conosciuto) ha accompagnato il nostro rientro in ufficio in una non troppo calda giornata di giugno quando, nonostante l’andirivieni degli ultimi mesi tra Arcore e il San Raffaele di Milano, pochi ci aspettavamo un “B” Day così repentino.
La dipartita del quattro volte Presidente del Consiglio può a tutti gli effetti entrare nei momenti “storici” di chi, come il sottoscritto, ha visto in Silvio Berlusconi una figura, magari non di riferimento, ma sicuramente cardine (nel bene e nel male) degli ultimi quaranta/cinquanta anni. Andando in ordine: immobiliarista 4.0, magnate dell’economia, tycoon della televisione non a pagamento, presidente tra i più vincenti nel mondo dello sport, politico di successo… e tanto ancora. Superomismo fatto a persona.
Figura divisiva fino alla fine (leggi il triplete: sospensione dei lavori alla camera, funerali di Stato e bandiera a mezz’asta) il buon Silvio Berlusconi ci ha accompagnato dalla prima alla seconda repubblica, fino alla più recente “evoluzione” politica con il passaggio di testimone dal neonato M5S a quel Fratelli d’Italia capitanato da quella Giorgia Meloni che, Silvio per primo, nominò Ministro per la Gioventù del suo IV Governo e che oggi, con Forza
Italia e Lega, gode di una forte maggioranza alle Camere. Poco da dire: chi più chi meno, tutti ci siamo trovati in questi giorni a parlare di quel Cavaliere (titolo ricevuto nel 1977 al quale aveva rinunciato nel 2014 a seguito di una condanna penale) che, come il protagonista del film di Sydney Pollack, tante, forse troppe volte nella propria vita, ha provato a “pilotare” le regole o a crearne ad personam: prima, attraverso quegli amici giusti, al fine di farsi accettare nei grandi processi sociali nazionali; poi, in prima persona, provando a governare una Nazione un po’ come si dirigerebbe una azienda. Giudicarne i risultati, proprio in questi giorni, può essere fuorviante o ingeneroso.
Certo è che il +2,4% registrato da Forza Italia a pochi giorni dalla morte del suo leader è l’ennesimo coup de theatre di un politico che, in 30 anni di attività istituzionale, aveva visto cambiare alleati e avversari a frotte. Il vero banco di prova saranno le prossime elezioni europee del 2024: se il “suo” partito (creato a immagine e somiglianza), anche a scapito dei sondaggi che non ne vedono un vero e proprio successore, riuscirà a trovare una sua identità, sarà un successo. E lo sarà anche per l’attuale governo di coalizione che, comunque vada, si vede oggi privato di una figura carismatica che, in un determinato contesto sociale, ma soprattutto anagrafico, aveva ancora un suo indiscusso ascendente.
Ma siamo proprio sicuri che possa esistere un futuro per Forza Italia senza Berlusconi? O senza una Berlusconi? Comunque vada, un “Cavaliere Elettronico” noi non lo abbiamo mai avuto!
Leggi l’editoriale del numero 20 di Elettronica AV