di Alan Friedman | Prima di scrivere questo editoriale ho chiesto a ChatGpt di elencare i benefici che l’Intelligenza Artificiale può apportare al settore dell’elettronica. In meno di un secondo, ChatGPT mi ha comunicato che l’IA è in grado di garantire “un gran numero di benefici e innovazioni al settore dell’elettronica, trasformando l’industria in vari modi”. Mi ha poi fornito un’impressionante lista di 20 esempi.
Ecco l’elenco: automazione dei processi, manutenzione predittiva, controllo qualità, ottimizzazione della catena di approvvigionamento, progettazione e innovazione del prodotto, efficienza energetica, personalizzazione, accelerazione della ricerca e dello sviluppo, collaborazione uomo-robot, potenziamento della cybersecurity, manifattura intelligente, advanced analytics, elaborazione del linguaggio naturale (NLP), robotica collaborativa nell’assemblaggio, rilevamento e risoluzione dei guasti, realtà aumentata nella manutenzione, test e simulazioni avanzate, sensori intelligenti, tracciabilità della catena di approvvigionamento e prototipazione rapida. Wow!
Inutile stare a fare tanti giri di parole: il futuro è qui, è oggi, per tutti coloro che desiderano sfruttare la tecnologia, per tutti coloro che hanno la capacità di investire capitale in innovazione per le proprie imprese, che si occupino di produzione o di distribuzione. Le imprese farebbero bene ad approfondire e abbracciare le incredibili opportunità che l’IA offre in prospettiva di efficienza industriale e di aumento della redditività. Praticamente ogni settore della manifattura e della distribuzione può essere ottimizzato implementando le innovazioni generate e guidate dall’IA. Su questo non c’è dubbio.
Eppure, su cosa è incentrato il dibattito sull’IA oggigiorno? Si parla soprattutto dei potenziali pericoli di questa tecnologia innovativa. Sam Altman, CEO di Open AI, ha espresso pubblicamente le sue preoccupazioni riguardo a un possibile utilizzo con fini malevoli dell’IA da parte di terroristi, guerrafondai e criminali. È diventato celebre il suo monito apocalittico secondo il quale l’Intelligenza Artificiale potrebbe alla fine rivoltarsi contro la razza umana e decidere, come in un film di fantascienza degli anni ’70, che l’umanità è inefficiente e dovrebbe quindi essere distrutta. E l’IA impara e moltiplica le sue capacità giorno dopo giorno. Chissà, prima o poi potrebbe davvero fare qualcosa del genere. Magari non è fantascienza.
La Casa Bianca, l’Unione Europea e il G7 hanno rilasciato altisonanti dichiarazioni sulla stringente necessità di una regolamentazione internazionale. Dietro le quinte però l’intelligence e gli apparati militari di diversi Paesi, tra cui Cina, Russia e Stati Uniti, stanno senza dubbio facendo grandi progressi nell’obiettivo di sfruttare appieno il potenziale dell’IA come arma da guerra. Probabilmente è un po’ tardi per invocare una regolamentazione, purtroppo. Anche la tanto strombazzata legge dell’Unione Europea sull’intelligenza artificiale avrà bisogno di un paio di anni per dispiegare appieno le sue funzioni. Il genio è uscito dalla lampada, in pratica. È credibile che chiunque stia lavorando a uno sviluppo dell’IA per finalità criminali si faccia venire degli scrupoli solo per un comunicato del G7?
Naturalmente i giganti della Silicon Valley sono in prima linea nella corsa allo sviluppo dell’IA. Ci sono dentro tutti. Microsoft da sola ha investito più di 10 miliardi di dollari in Open AI, sostenendo con forza la leadership di Sam Altman. Agli occhi di Microsoft e di molti altri in California, l’IA è l’innovazione tecnologica più importante, quella che può trasformare il panorama in modo più radicale, dall’invenzione di Internet.
Io credo che abbiano ragione. Nel bene e nel male.