di Fritz Walter |
Tanti, forse troppi i film su cui avrei potuto basare questo primo editoriale del 2021. Tra pandemia, mercato, politica e tanto altro ancora, avevo solo l’imbarazzo della scelta. A venirmi incontro, sul filo di lana, ci ha pensato l’ex premier Matteo Renzi che, favorendo l’uscita dei Ministri targati “Italia Viva” dal Conte BIS, ha a tutti gli effetti aperto l’ennesima crisi di Governo! Questo ha dato la scusa alla pubblicazione di statistiche impietose: in 75 anni di storia della Repubblica Italiana sono stati ben 66 i Governi che si sono susseguiti; 29 i presidenti del Consiglio che si sono seduti sulla poltrona più importante di Palazzo Chigi. In tempi più recenti (dal 1994 con la nascita della seconda Repubblica) si sono susseguiti 16 Governi con 10 premier. Per capirci: entrambi i casi, sia che si prenda in considerazione la prima Repubblica oppure la prima e la seconda messe insieme, nel medesimo periodo di tempo abbiamo cambiato più facilmente il Presidente del Consiglio che non il commissario tecnico della nazionale di calcio (che nel frattempo ha vinto due mondiali).
Certo è che, se il buon giorno si vede dal mattino, già i nostri nonni avrebbero dovuto preoccuparsi vedendo Alcide De Gasperi, primo Presidente del Consiglio, proporsi in 8 consecutivi governi di coalizione dal dicembre 1945 all’agosto 1953! Ed è proprio durante quegli anni che Vittorio De Sica girò quello che a detta di molti rimane il suo capolavoro, ambientato in una Roma del dopoguerra e girato con un’ampia partecipazione di attori non professionisti.
Più o meno quello che stiamo vivendo ora: in una Italia non ancora uscita dalla sua moderna “guerra mondiale”, una serie di attori/politici (ma va bene anche politici/attori) non professionisti, cerca di imporre un ruolo alla nostra amata penisola a forma di stivale barattando al Monte di Pietà targato Ursula von der Leyen il futuro della nazione e del suo popolo. Una nazione che non ha più tempo; un popolo che non ha più pane e, quando ce l’ha, tra zone rosse, arancioni e gialle, non gli è permesso di andare a pigliarselo! Una nazione che, tra l’altro, difficilmente potrà permettersi di andare a votare nell’anno in cui, tra l’altro, dovrà essere nominato il Presidente della Repubblica, un momento dal valore enorme poiché da lui dipendono il Consiglio Superiore della Magistratura, l’Esercito, le Forze Armate e i servizi segreti: “all-in-one”!
Il risultato finale? Per l’ennesima a volta ci troveremo un Presidente del Consiglio non espressione del voto popolare, che portato all’esasperazione dal terrore di perdere la sua amata “bicicletta”, tenterà gesti estremi per uscire da questa tragica situazione: e allora via alla ricerca di quelli che in 24 ore si sono trasformati da ‘responsabili’ a ‘volenterosi’. Perché le parole in Italia hanno sempre un peso. Il voto? Molto meno!