di Alan Friedman |
Di recente ho intervistato Michael Spence, premio Nobel per l’Economia nel 2001 (insieme a Joe Stiglitz), e gli ho chiesto di condividere le sue previsioni circa la ripresa dell’Italia da questo periodo di recessione e grave difficoltà. Si è mostrato sorprendentemente ottimista. A differenza della crisi del 2008-2010, che ha lasciato il Paese in una situazione critica per un decennio, Spence è convinto che l’Italia possa tornare ai livelli di Pil del 2019 (pre-Covid, quindi) in un paio di anni, entro il 2022.
L’Italia e l’Europa
L’economista ha inoltre notato che le prospettive di ripresa potrebbero essere ancora più positive se il governo investisse con intelligenza nella modernizzazione delle proprie infrastrutture, economiche e tecnologiche. Che cosa significa? Significa che le conclusioni del piano Colao sono valide. Vuol dire che gli Stati Generali, nonostante le accuse di “eccesso di clamore”, hanno rappresentato un ragionevole sforzo di costruzione del consenso, una versione aggiornata al XXI secolo di quel che una volta si chiamava concertazione. Vuol dire che l’Italia dovrebbe fare uso di tutti i prestiti agevolati e finanziamenti a fondo perduto disponibili a livello europeo, dai prestiti a basso interesse concessi dal Mes e dalla Bei, agli aiuti previsti dal programma Sure, fino alle risorse che saranno accordate all’interno dello European Recovery Fund. E, infine, vuol dire che tra le priorità devono figurare investimenti nella green economy e nello sviluppo sostenibile, nella digitalizzazione e internazionalizzazione dell’economia, delle fiere di mercato, dei brand del made in Italy e delle associazioni di categoria.
Il rilancio dell’Italia passa per il branding
Nell’era post-Covid, per raggiungere i buyer e i clienti bisognerà adottare un approccio ibrido al branding e al marketing, che includa sia eventi dal vivo sia l’utilizzo di piattaforme digitali che permettano di arrivare ai consumatori in Nord America e in Asia. L’Italia, in breve, ha bisogno di rilanciare il suo brand nazionale e l’eccellenza della sua industria.
Il Patto per l’Export annunciato dal governo è un passo nella giusta direzione. Contiene degli incentivi consistenti per l’internazionalizzazione delle piccole imprese e, per quanto riguarda le fiere di mercato, consente l’utilizzo dei fondi per la digitalizzazione. Prevede un piano per il rilancio del megabrand made in Italy, con l’obiettivo di ricordare al mondo che l’Italia è protagonista ed è più forte che mai.
Dove bisogna investire
Siamo chiari: per incoraggiare la ripresa economica bisognerà in gran parte affidarsi a investimenti sostanziali in progetti di infrastrutture, fisiche ma anche tecnologiche, come una diffusione capillare della banda larga e la messa in campo di piattaforme digitali. E di fondamentale importanza sarà la presenza, nei prossimi mesi, di politiche di spesa pubblica capaci di aiutare le famiglie e le imprese ad andare avanti nell’autunno del 2020. La ripresa economica sarebbe senza dubbio più veloce e marcata se si realizzassero le tre riforme base in grado di rendere l’Italia più invitante agli occhi degli investitori esteri. Mi riferisco alle riforme del sistema fiscale, della giustizia civile, e della burocrazia.
Molti imprenditori sono oggi scettici; altri hanno un’opinione decisamente critica del modo in cui le cosiddette fasi due e tre sono state affrontate nel dibattito politico. Ma ciò che alla fine conterà davvero sarà la sostanza, ovvero il tipo di politiche economiche e di investimenti pubblici che saranno decisi e implementati. La chiave consisterà nello spendere con grande saggezza e lungimiranza i fondi europei, investendo senza esitazioni sul futuro.
L’Italia ha in questo momento un’opportunità unica di fare un grande balzo in avanti e modernizzare la sua economia. Gli strumenti sono tutti a sua disposizione.
Chi è Alan Friedman
Giornalista, conduttore televisivo, scrittore ed esperto di economia, è stato inviato dell’International Herald Tribune e editorialista del Wall Street Journal. Ha iniziato la sua carriera come collaboratore dell’amministrazione del Presidente Carter, ha ideato e condotto vari programmi Rai, ha lavorato all’ideazione e al lancio di Rainews24 e nel 2003 ha collaborato con Rupert Murdoch alla creazione di SkyTG 24. Nel corso della sua carriera giornalistica al Financial Times di Londra, Alan Friedman è stato insignito per ben quattro volte del British Press Award. Tra i suoi scoop più celebri la scoperta dello scandalo Iraq-gate, la vendita di armi a Saddam Hussein grazie ai finanziamenti illeciti effettuati anche tramite la Bnl, che hanno coinvolto la Cia. È autore di nove best-seller, compresa la sua ultima fatica “Questa non è l’Italia” edito da Newton Compton.