di Virna Bottarelli | A novembre si sono tenute a Düsseldorf Medica e Compamed, le fiere di riferimento internazionale per il settore medicale. La settimana precedente, Roma aveva invece ospitato la conferenza globale Frontiers Health 2023, tre giornate durante le quali imprenditori, professionisti ed esperti provenienti da tutto il mondo hanno fatto luce sui trend e le soluzioni tecnologiche più innovative che stanno cambiando il mondo della sanità e della medicina. Intelligenza Artificiale e robotica avanzata, applicate in soluzioni diagnostiche e di cura, biomedicina, terapie digitali e, in generale, digitalizzazione del sistema sanitario e personalizzazione delle cure sono alcuni dei concetti-chiave emersi dalle discussioni che hanno animato entrambi gli eventi, concetti che non sono nuovi alle aziende dell’elettronica, in prima linea nell’innovazione per il settore medicale insieme ai produttori di apparecchiature e dispositivi. I temi citati si ritrovano anche nell’ultimo Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, datato luglio 2023. La ricerca del PoliMi evidenzia, infatti, che telemedicina, sensori, robotica chirurgica e intelligenza artificiale sono i principali ambiti d’innovazione che già stanno trasformando in maniera rilevante il settore, mentre altre innovazioni, come la robotica assistiva e riabilitativa, la medicina in silico, le terapie digitali e le terapie immersive, si imporranno nel medio-lungo termine.
Le nuove frontiere del medicale
Mentre la robotica chirurgica permette già di eseguire interventi precisi e minimamente invasivi, migliorando i risultati clinici e favorendo la ripresa post-operatoria del paziente, non più costretto, in molti casi, a lunghi tempi riducendo i tempi di riabilitazione, nei prossimi cinque-dieci anni sperimenteremo la diffusione della robotica assistiva, che supporta le persone con disabilità o limitazioni fisiche, e di quella riabilitativa, in cui i robot diventano elementi essenziali della terapia. C’è poi un ambito di cui si parla da relativamente poco tempo che è destinato, secondo i ricercatori del Politecnico, a diffondersi nel medio-lungo periodo: quello della medicina in silico. Come spiega Gabriele Dubini, responsabile scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation: “Gli ‘in silico trial’ prevedono l’impiego di modelli computazionali individualizzati per valutare la sicurezza e l’efficacia di nuovi dispositivi medici, farmaci o di nuove procedure chirurgiche in uno studio clinico, portando a una potenziale riduzione del coinvolgimento di persone e animali nei trial, riducendo tempi, costi e rischi per lo sviluppo di nuovi prodotti o trattamenti. Ad oggi, in Italia, emergono ancora diverse sfide da affrontare per promuovere la diffusione della medicina in silico. In particolare, è necessario rafforzare il processo di digitalizzazione dei dati e comprendere i limiti e le opportunità legate alla possibilità di un uso secondario dei dati clinici”. La medicina in silico dovrebbe quindi condurre a una maggiore personalizzazione delle terapie e alla riduzione della necessità di effettuare esami invasivi.
La promessa delle terapie digitali
Nonostante in Italia non sia ancora chiara la loro configurazione sul piano normativo, il 58% dei medici specialisti ritiene che le terapie digitali (DTx) avranno un impatto elevato sulla pratica clinica. È un convincimento avvalorato anche dalle opinioni di pazienti cronici o con malattie gravi di lunga durata: sette su dieci sarebbero infatti propensi a utilizzarle se proposte dal medico curante. Quella delle terapie digitali è però una strada in salita, lungo la quale l’ostacolo principale è l’assenza di rimborsabilità da parte del servizio sanitario nazionale. Non mancano però gli investimenti, visto che un terzo delle aziende Life Science italiane sta già investendo in questo ambito e ritiene che offrire una terapia digitale in combinazione con altri prodotti e servizi, ad esempio con un dispositivo indossabile per la raccolta di parametri clinici, sia il modello di business più sostenibile per remunerarle in assenza di rimborsabilità. E non mancano terapie digitali già in commercio a livello internazionale: nel 47% dei casi sono soluzioni per la gestione di ansia e dipendenze, mentre in misura minore sono già disponibili anche applicazioni nel campo dell’endocrinologia (11%), rivolte a pazienti affetti da obesità o diabete, e della reumatologia (10%) per il trattamento del dolore cronico. Una terapia digitale su quattro è associata a un trattamento farmacologico, solitamente con l’obiettivo di ottimizzarlo aumentandone efficacia e aderenza (circa 25%). “Le terapie digitali rappresentano un ambito promettente, soprattutto nel medio-lungo periodo, ma con alcune sfide aperte per la loro piena diffusione”, dice Chiara Sgarbossa, Direttrice dell’Osservatorio Life Science Innovation. “Oltre agli aspetti regolatori legati alla loro approvazione e al rimborso, sarà poi importante integrarle nei processi di cura e informare e formare pazienti e professionisti sanitari affinché possano comprenderne i benefici e le limitazioni”.
Cure virtuali con effetti reali
Un altro ambito di innovazione che avrà un impatto rilevante sul settore Life Science è quello delle tecnologie immersive. Entra nel merito Alberto Redaelli, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation: “Le potenziali applicazioni di queste tecnologie sono molteplici. La realtà estesa può consentire, ad esempio, di integrare i percorsi formativi tradizionali dei medici. Inoltre, queste tecnologie permettono di supportare i professionisti sanitari nella diagnosi precoce, nella pianificazione o nell’esecuzione di un intervento chirurgico. Le tecnologie di realtà estesa rappresentano anche gli strumenti abilitanti in ottica metaverso con potenziali interessanti applicazioni nella telemedicina e nella riabilitazione. Un ambito d’innovazione, però, percepito ancora come piuttosto distante dalle priorità delle aziende del settore, che ne associano un impatto atteso minore rispetto agli altri ambiti di innovazione analizzati”. La realtà estesa (che comprende realtà aumentata, mista e virtuale) sta producendo un impatto rilevante anche sul settore sanitario, suscitando curiosità e interesse nei pazienti: il 49% di questi ultimi, infatti, si dice propenso a utilizzare le tecnologie di realtà virtuale o aumentata per il miglioramento del proprio stato di salute o per un trattamento.