Le imprese del mid-market guardano di più all’estero per la crescita. E le imprese italiane non fanno eccezione: il 24% (+6% rispetto al 1° semestre 2020) è fiducioso di aumentare i propri ricavi fuori dai confini nazionali. Lo dice l’analisi del network di consulenza internazionale Grant Thornton, “Globalisation is go again”.
Nel secondo semestre del 2020 si assiste ad un nuovo slancio delle imprese del mid-market verso i mercati internazionali, con il 34% delle imprese fiduciose di aumentare i propri ricavi fuori dai confini nazionali (+8%) nei prossimi 12 mesi, in netto aumento rispetto al dato del 26% registrato nei primi sei mesi del medesimo anno. Non solo, un numero significativamente maggiore di imprese prevede di aumentare il numero di dipendenti dislocati nei mercati esteri (29%, rispetto al 21% del 1° semestre 2020), e di ricorrere maggiormente ai mercati di sbocco (sia sul fronte dei clienti che su quello dei fornitori) internazionali (30% vs 24%) nei prossimi 12 mesi.
Il mercato globale di fascia media compie così un’inversione di rotta: se nella prima metà del 2020 le imprese, a causa della chiusura dei mercati e delle interruzioni provocate dalla pandemia sulle catene di approvvigionamento, sono state costrette a rivedere le proprie strategie di crescita concentrandosi maggiormente sul mercato domestico, a partire dalla seconda metà dell’anno hanno cercato di adattare le proprie strategie e le risorse interne al fine di cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione.
Alessandro Dragonetti, Managing Partner – Head of Tax di Bernoni Grant Thornton ha commentato: “La resilienza e l’agilità del mid-market mostrate durante la pandemia da Covid-19 hanno aiutato le imprese non solo a gestire al meglio la crisi che ne è derivata, ma altresì a saper cogliere nuove opportunità di crescita e a rivedere le proprie strategie. La spinta all’internazionalizzazione che ne è scaturita dimostra ancora una volta la capacità di prevedere e cogliere i cambiamenti del mercato e la volontà di restare competitivi, caratteristiche tipiche delle aziende del mid-market, che si sono sapute adattare rapidamente, trasformando le difficoltà generate dalla pandemia in opportunità. In tale contesto le imprese del comparto hanno saputo guardare alle potenzialità offerte dai mercati internazionali, sia sul fronte degli approvvigionamenti che su quello di sbocco dei propri prodotti e servizi. Sarà ora fondamentale, soprattutto in vista della imminente (speriamo) fase di ripresa, essere in grado di definire le giuste priorità a livello di piani strategici e decisionali. Taluni effetti della pandemia saranno, infatti, permanenti, cosicché il cambiamento sarà senza ritorno e tale circostanza imporrà una sempre maggiore propensione alla resilienza ed alla rivisitazione periodica dei programmi strategici”.
Una tendenza globale con differenze tra le macro-regioni
Passando al dettaglio dei vari Paesi, emergono delle differenze significative a livello macro-regionale. Le imprese nordamericane stanno guidando la spinta all’internazionalizzazione, in particolare gli Stati Uniti con il 44% delle imprese impegnate ad espandere il proprio business all’estero (+16% rispetto il primo semestre), ma anche i mercati emergenti dell’America Latina (37%, dopo il 32% della prima metà dell’anno) e dell’ASEAN (42% vs 35%) si stanno concentrando sulle opportunità offerte dall’internazionalizzazione. Al contrario, le imprese dell’APAC (17%) si sono mostrate più restie ad abbracciare questa nuova tendenza (registrando una crescita del 5%) come anche l’Eurozona dove, a causa del perdurare delle restrizioni e del blocco alle importazioni dall’estero, il dato è salito del solo 3%, passando dal 21% al 24%.
L’impatto della pandemia sul mid-market
Analizzando il modo in cui il Covid-19 ha indotto il mid-market ad aumentare l’attenzione sulla catena di approvvigionamento e di sbocco internazionale, emergono una serie fattori determinanti: il maggior vantaggio risiede nella possibilità di assicurarsi prezzi e condizioni contrattuali migliori da fornitori e acquirenti stranieri, riferito dal 43% delle imprese (in Eurozona il 41% e in Italia il 42%), mentre il 41% identifica tale vantaggio nel maggior supporto governativo ricevuto durante lo stato di emergenza (in Eurozona il 37% e in Italia il 25%) .