di Fritz Walter |
È in una data tanto importante per l’Italia e gli italiani come il 25 aprile, che il Governo ha trasmesso al Parlamento il testo del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; il capitolo che più ci interessa all’interno del programma Next Generation EU, quel pacchetto da 750 miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica di cui abbiamo più volte parlato.
Trattasi di un intervento epocale che, da una parte intende riparare i danni economici e sociali della crisi generata dal Coronavirus, dall’altra (non nascondiamoci) contribuirà a risolvere le debolezze strutturali (sia economiche che sociali) di una Nazione che per troppi anni è stata lasciata allo sbando e governata da “poltronalisti” politici che non brillavano per spessore, capacità, cultura e qualità.
Il fatto che il PNRR, come indicato da Bruxelles, abbia come principali beneficiari il Mezzogiorno, le donne e giovani, che debba accompagnare il nostro Paese verso una più moderna e chiara transizione ecologica e ambientale, favorendo al tempo stesso quell’inclusione sociale e quella riduzione dei gap territoriali evidente a tutti, non ci deve trarre in inganno: dove sta la novità?
Per anni, molti anni, troppi anni, abbiamo teso la mano all’Europa e poi lasciato cadere i denari che questa ci offriva. Solo per citare gli ultimi, i “Fondi strutturali e d’investimento” che dovevano contribuire a mettere in atto la strategia Europa 2020. E, prima ancora ancora, i Fondi di Programmazione Europea 2014-2020 attraverso programmi come Horizon, Creative Europe, Life, Connecting Europe Facility, Cosme, ecc. Inutile andare ulteriormente indietro negli anni, ci faremmo solo del male. Un po’ come nel film diretto da Harold Ramis, ci siamo ritrovati di fronte a un susseguirsi di identiche piatte giornate in cui i protagonisti, rivivevano la stessa indistinguibile situazione, ma vista ogni volta da un’ottica diversa. Ma quante volte ancora vogliamo giocarci la nostra sopravvivenza (mi ripeto) economico-sociale?
È giusto ricordare che i miliardi raccolti sotto il nome NextGenerationeEU o programmi similari come il Sure, non nascono sotto gli alberi, ma tramite l’emissione di debito europeo prevalentemente in carico ai singoli Stati; debito che andrà onorato tramite tagli ad altri fondi europei, ai servizi dei singoli Stati o, ahimè, aumentando la tassazione interna dei Paesi membri.
A questo vanno aggiunte le grandi riforme imposte dall’Europa in cambio dei soldi promessi: riforme strutturali su pubblica amministrazione, giustizia, concorrenza e semplificazione, tutte dettagliatamente definite nell’ultima versione del PNRR, a differenza del Conte-bis che le menzionava sinteticamente.
In conclusione, sono cambiati i protagonisti del nostro film, auguriamoci che anche il finale sia diverso e che domani al risveglio la radio non trasmetta più “I Got You Babe”.