L’opinione di Alan Friedman | L’Europa deve ricordare la visione di Einaudi

Le parole di Luigi Einaudi continueranno a rimanere inascoltate. Non ci sarà una difesa comune europea nel prossimo futuro. L’America è distratta dalla campagna elettorale. E ormai per l’Ucraina il conto alla rovescia è quasi scaduto.

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di Alan Friedman | “Nella vita delle nazioni di solito l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabile. La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare”. Era la primavera del 1954 quando Luigi Einaudi scriveva queste parole, non meno attuali oggi di allora. E ovviamente sottolineava che era l’unione il fattore che poteva far durare gli Stati europei. Non certo la protezione americana.

Andiamo avanti velocemente di 70 anni circa, alla primavera del 2024: ci ritroviamo tra le mani un’Unione Europea di 27 membri che non è in grado di imbastire una politica estera comune, su cui poi gettare le basi di una linea difensiva condivisa o di un esercito unico. E sì che gli europei hanno già un nemico comune, proprio ai confini orientali: un dittatore sanguinario che crede di potersi sbranare metà dell’Ucraina e di ridisegnare come gli pare e piace la mappa dell’Europa, forse persino di riportare in vita un simulacro parziale dell’Urss, e senza che nessuno si faccia sentire sul serio. Putin è un fuorilegge, una sfida per i valori fondanti dell’Europa, dello Stato di diritto, della civiltà stessa. È convinto di poterla fare franca perché pensa che gli Stati Uniti non abbiano più la volontà o la capacità di difendere l’Europa, oppure perché ritiene che il Vecchio Mondo non riuscirà mai a creare una sua difesa. O entrambe le cose.

Eppure, l’Europa potrebbe arrivare a un sistema militare comune, con un comando unico. Tutti i generali con cui ho parlato mi hanno detto che le parole d’ordine sono interoperabilità e intercambiabilità. In questo preciso momento, solo per fare un esempio, nel Mar Rosso ci sono navi tedesche e italiane. Se una ha un guasto, le altre non possono prestarle nessun pezzo di ricambio.

Vogliamo parlare della questione della spesa? Lasciamo perdere le polemiche sul 2%. Il dato davvero importante è un altro: i 27 Paesi ogni anno tirano fuori un totale di 240 miliardi di euro circa per la propria difesa. La Russia si ferma a 130. Insomma, l’Europa la supera già. Per avere un esercito più forte di quello di Putin basterebbe anche solo che alcune grandi nazioni – come Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Polonia e Spagna – si decidessero a condividere le risorse che impiegano. Si potrebbe pensare a un’Europa a due velocità, con un piccolo nucleo di difesa comune e un comando rappresentativo dei grandi Paesi. Ma forse anche questo obiettivo è troppo difficile da realizzare, purtroppo. Non ci resta quindi che prepararci ad assistere ad altri scontri, altro sangue versato in Ucraina, altre provocazioni putiniane, in una escalation ininterrotta da oggi al giorno delle elezioni presidenziali statunitensi, il 5 novembre 2024.

Putin punta forte su Trump e sui repubblicani. Spera che blocchino o quantomeno ritardino gli aiuti all’Ucraina, e che in Europa utili idioti e Quinte Colonne paralizzino l’Unione. Nel frattempo, manipola l’opinione pubblica in Serbia, in Transnistria, in Georgia. Controlla metà della Libia. Già il suo amico Orbán gli ha dato una bella mano, tirandola per le lunghe sugli aiuti militari europei fino a bloccare 50 miliardi di euro per tre mesi. Il suo barboncino americano Donald Trump ha ordinato a Mike Johnson, lo Speaker della Camera, di rimandare il voto sugli aiuti militari americani all’Ucraina. Parliamo di 60 miliardi di dollari. Un’altra bella mano a Putin.

Purtroppo, le parole di Luigi Einaudi continueranno a rimanere inascoltate. Non ci sarà una difesa comune europea nel prossimo futuro. L’America è distratta dalla campagna elettorale. E ormai per l’Ucraina il conto alla rovescia è quasi scaduto.

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