di Alan Friedman |
A settembre la Banca centrale europea ha annunciato il più corposo innalzamento dei tassi di interesse della sua storia, un aumento di 75 punti base. E questo mentre l’inflazione nell’Eurozona tocca un picco record del 9,1 per cento. Il presidente della Bce, Christine Lagarde, ha detto che altri aumenti del tasso di interesse arriveranno in futuro.
È determinata a combattere l’inflazione, anche se quella dell’eurozona, a differenza di quanto succede negli Usa, è spinta soprattutto dagli alti costi dell’energia provocati dalla guerra del signor Putin in Ucraina. Negli Stati Uniti l’inflazione rientra in un ciclo economico nel quale miliardi di dollari sono stati pompati nell’economia americana, causando una forte inflazione spinta dalla domanda, il che, in aggiunta agli alti costi dell’energia e altri fattori quali i persistenti problemi delle catene di approvvigionamento e la penuria di semiconduttori, spiega la violenta crescita dei prezzi. La scarsità di materie prime e i problemi delle catene di approvvigionamento si fanno sentire anche in Europa, ma l’inflazione nel vecchio continente può essere attribuita in buona misura alle tattiche ricattatorie del signor Putin, alla sua abitudine di aprire e chiudere il “rubinetto” del gas e di utilizzare il prezzo dell’energia come arma offensiva contro l’Unione Europea.
Christine Lagarde ha dichiarato con chiarezza che con la guerra che continua a infuriare in Ucraina l’eurozona rischia adesso di scivolare nella recessione nel 2023, in uno scenario “al ribasso” che potrebbe includere anche il taglio netto e completo delle forniture di gas russo. Il worst case scenario, per così dire. “Me ne assumo la responsabilità”, ha detto Lagarde a proposito dei recenti errori che la Bce ha commesso nelle proprie stime economiche. Poi però ha sottolineato che “tutte le istituzioni internazionali” sono state prese alla sprovvista dall’aumento dei prezzi dell’energia e dall’inflazione. In sostanza, ha detto che gli eventi si sono mossi troppo velocemente perché fosse possibile stare al passo.
In un aggiornamento delle previsioni economiche, la Bce si attende ora che l’inflazione riscenda al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024. La Banca centrale ha anche tagliato le proprie stime di crescita per il 2023 fino allo 0,9%, rispetto al 2,1 delle stime precedenti. La mia opinione è che il brusco innalzamento dei tassi di interesse operato dalla Federal Reserve Board negli Usa potrebbe spingere in recessione l’economia americana, ma stiamo pur sempre parlando di inflazione spinta dalla domanda, il che giustifica un intervento del genere. Nell’eurozona invece, dove l’inflazione si deve soprattutto ai prezzi dell’energia, una brusca crescita dei tassi di interesse potrebbe non rivelarsi efficace. E anzi potrebbe semplicemente indebolire la macroeconomia complessiva, ridurre la domanda del consumatore, diminuire gli investimenti, i crediti bancari e i mutui, senza però risolvere il problema.
La via migliore per combattere l’inflazione è portare avanti un piano europeo per un price caps e mettere in campo sovvenzioni e misure di assistenza finanziarie alle famiglie e alle imprese sul breve periodo. Sarà necessario che l’Europa crei un piano credibile per diventare autonoma al cento per cento dal gas e dal petrolio russo, e il più velocemente possibile. Nel breve periodo l’assistenza finanziaria europea e nazionale e gli incentivi fiscali per aziende e famiglie in tutta l’eurozona permetteranno all’Europa di resistere a un inverno difficile. Ma a medio termine ogni governo dovrebbe premere sull’acceleratore per sviluppare progetti energetici tramite fonti alternative e rinnovabili, soprattutto il fotovoltaico. E con la massima rapidità. Si dovrebbe anche preparare la strada per il nucleare di quarta generazione, anche se parliamo di un futuro che è a uno o due decenni di distanza. Nel frattempo, tocca ancora alla Bce di Lagarde. È davvero possibile tagliare un’inflazione guidata dalla crescita dei prezzi dell’energia innalzando in modo brusco i tassi di interesse? La risposta non è così chiara. Anzi, questa misura potrebbe anche peggiorare le cose, nel breve periodo.
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