di Giorgia Andrei | Morecognition è nata nel 2017 come start-up dell’Istituto Italiano di Tecnologia. Recentemente la start-up torinese ha ampliato la compagine societaria grazie a un investimento finanziario-operativo pre-seed di Istion Ventures, una venture company focalizzata nel settore della digital health. Obiettivo dell’operazione è accompagnare l’azienda nel suo sviluppo organico, per arrivare al primo round di finanziamento seed e sostenere le ulteriori attività di R&D e di Business Development. Pietro Presti, Founder e Managing Partner di Istion, commenta: “L’approccio tecnologico di Morecognition rispetto alla riabilitazione in ambito neurologico non solo è altamente innovativo come digital therapeutics, ma risponde a quelle esigenze di integrazione e interoperabilità sempre più necessarie nella sanità digitale, in particolare per le soluzioni legate alla telemedicina. Inoltre, l’altissimo profilo del team oltre al mercato di riferimento, sono stati determinanti per il buon esito dell’operazione”.
L’idea vincente alla base di Morecognition è Remo, un device medicale pensato per migliorare la vita dei pazienti post-ictus. Remo, infatti, misura, raccoglie ed elabora, grazie all’Intelligenza Artificiale, i dati sulla effettiva attività muscolare per permettere ai pazienti di realizzare a casa, supervisionati dai terapisti, percorsi di cura personalizzati. Questa innovativa soluzione può anche contribuire alla riabilitazione di pazienti ortopedici, alla prevenzione degli infortuni di sportivi e anziani, alla misurazione e valutazione dell’efficacia dei trattamenti farmaceutici. Il Ceo di Morecognition è Paolo Ariano, fisiologo e uno dei massimi esperti mondiali nell’uso dei segnali elettromiografici muscolari nei sistemi di controllo e riabilitazione. È lui a spiegarci l’origine e gli obiettivi di questo progetto: “Il progetto è nato in laboratorio, lavorando su tecnologie applicabili alle protesi per mani delle persone amputate. Da qui abbiamo pensato che si potesse mutuare questa tecnologia anche per condurre piani riabilitativi per pazienti post-ictus. Abbiamo sviluppato interamente l’hardware e il software, dopo avere constatato che l’hardware in commercio non soddisfaceva le esigenze del progetto. Abbiamo brevettato il dispositivo e ne deteniamo, come Morecognition, la Proprietà Intellettuale”.
In che cosa consiste il dispositivo e qual è la sua particolarità?
Remo è un Dispositivo Medico di Classe 1, composto da un bracciale che, grazie all’elettromiografia di superficie (n.d.r. rappresentazione grafica dell’attività elettrica muscolare) misura l’attività neuro muscolare dell’avambraccio, e da una app mobile integrata, disponibile su Android e iOS. I clinical trial condotti hanno dimostrato che Remo permette ai pazienti di migliorare il recupero della mano, riabilitandosi a casa quotidianamente sotto la supervisione costante del proprio fisioterapista, a un costo accessibile per tutti. A differenza di altre soluzioni che analizzano con accelerometri o fotocamere il risultato finale dell’attività muscolare, ossia il movimento della mano, Remo misura i segnali neuro muscolari dell’avambraccio relativi all’attività muscolare, permettendo di identificarla e misurarla con precisione anche quando il movimento non è visibile, come nel caso di una mano contratta.
Come funziona Remo?
Con una telefonata Remo ricorda al paziente quando fare gli esercizi, avvisa il caregiver se il paziente non li esegue e comunica al terapista quando e come il paziente svolge l’attività riabilitativa. Ma la sua utilità è evidente soprattutto per il paziente, perché gli consente di effettuare correttamente a casa gli esercizi visualizzando il video realizzato dal proprio terapista e ascoltando dalla sua voce le istruzioni. E in un riepilogo sono mostrati tutti gli obiettivi raggiunti.
Con quali partner avete collaborato per realizzare il dispositivo?
Oltre all’Istituto Italiano di Tecnologia e a Istion, venture company focalizzata nel settore della digital health, il progetto è stato realizzato anche a partner clinici e tecnologici: World Physiotherapy, l’Associazione italiana dei fisioterapisti, l’Ospedale San Camillo Irccs di Venezia, Astel Electronic Engineering e Synesthesia.
Oltre ad avere un valore tecnologico, Remo ha un valore sociale altrettanto importante…
I trial clinici hanno dimostrato che grazie a Remo i pazienti possono consolidare il proprio percorso di recupero e guadagnare fino al 25% di ulteriore autonomia nei 12-18 mesi successivi all’uscita dalla clinica. I numeri che riguardano i pazienti post-ictus ci dicono che il 60% di essi abbandona il percorso di riabilitazione all’uscita dalla clinica e vorremmo migliorare questo dato. In Morecognition vogliamo prenderci cura del maggior numero possibile di pazienti. Le nostre cure sono certificabili come terapie digitali, anche dette DTX (Digital Therapeutics), strumenti che nei Paesi più avanzati sono equiparati ai farmaci e sono rimborsabili.
Quali sono i prossimi passi nella diffusione di Remo?
Abbiamo identificato un Total Addressable Market, considerati globalmente 101 milioni di pazienti post-ictus, di 119 miliardi di euro; l’80% di questi pazienti ha problemi alla mano e l’86% di questi ultimi può usare Remo. Il cosiddetto Served Available Market vale quindi 1,3 miliardi di euro. Andando ancora più in profondità, il Serviceable Obtainable Market, ossia la quota di mercato da noi raggiungibile, è stimato in 55 milioni di euro. Al momento, sul mercato italiano abbiamo avviato un primo test di vendita dei nostri dispositivi con un’azienda sanitaria locale, una struttura privata e 50 terapisti. Stiamo lavorando anche in Germania, dove abbiamo vinto il bando EIT Health – BridgeHead, che finanzia l’analisi del mercato dei fisioterapisti nel Paese e ci consentirà di individuare e selezionare un distributore.
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