Nel corso di un convegno che si è tenuto il 15 giugno, l’Università di Parma, insieme a Murata ID Solutions e Zebra Technologies, ha presentato i risultati di un recente progetto di ricerca relativo alla sostenibilità della tecnologia RFID. Nel corso del convegno i ricercatori hanno spiegato come le tecnologie IoT e RFID permettano di affrontare le sfide che oggi interessano in particolare le supply chain healthcare e pharma, garantendo allo stesso tempo un impatto ambientale positivo.
La capacità dell’RFID di fornire una visibilità in tempo reale dell’intera supply chain può contribuire a migliorare l’accuratezza dell’inventario, aumentare la produttività e ottimizzare la gestione delle scorte. Nel caso delle industrie farmaceutiche e ospedaliere, essa può anche aiutare a ridurre gli sprechi, sia attraverso il tracciamento dei principali asset sia mediante il monitoraggio preciso delle date di scadenza. Sebbene le verifiche iniziali suggeriscano che la tecnologia RFID sia effettivamente in grado di migliorare la sostenibilità dei processi, la possibilità di dimostrare questa ipotesi concretamente potrebbe rivelarsi un elemento determinante per favorirne ulteriormente la diffusione. A questo scopo, in collaborazione con la Michigan State University, il team dell’RFID Lab dell’Università di Parma ha sviluppato una metodologia. Alla base c’è un’analisi comparativa che ha valutato il costo ambientale di un progetto RFID (in termini di anidride carbonica prodotta) rispetto ai risparmi ottenibili utilizzando una tale soluzione. Nel corso dello studio, sono stati analizzati i dati ricavati da due implementazioni reali, la prima relativa a un’azienda operante nel settore ospedaliero e la seconda attinente a un’azienda attiva in campo farmaceutico. Con l’ausilio di questi dati, il team di ricerca ha generato e validato due nuovi modelli di analisi progettati per valutare l’impatto ambientale della tecnologia, entrambi basati sulla metodologia LCA (Life Cycle Assessment), che prende in considerazione tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto, smaltimento finale compreso. Il primo modello LCA quantifica l’impatto ambientale generato dalla produzione e implementazione di prodotti RFID. Il secondo esamina come qualsiasi variazione imputabile direttamente all’implementazione della tecnologia RFID contribuisca a ridurre le emissioni di gas serra (carbon footprint) del processo o del sistema preso in considerazione. In queste applicazioni, l’azienda operante nel settore farmaceutico ha applicato un tag RFID sulle scatole e pallet di prodotti, mentre quella operante nel settore ospedaliero ha eseguito il tracciamento delle apparecchiature medicali. In entrambi i casi, i due modelli LCA hanno consentito all’RFID Lab dell’Università di Parma di calcolare con precisione l’impatto ambientale di ciascuna implementazione e di dimostrare la riduzione complessiva delle emissioni di CO2. I due metodi sviluppati dall’Università di Parma e dai suoi partner sono stati utilizzati per mettere a punto un nuovo tool per misurare la sostenibilità, denominato E-ROI (Environmental Return of Investment). L’utilizzo di questo tool consente di analizzare l’impatto globale della tecnologia e dimostrare il suo effetto sulle emissioni di anidride carbonica utilizzando dati reali e quantificabili.
Il contributo di Murata ID Solutions
Da sempre Murata ID Solutions è stata in grado di fornire una valutazione completa dell’implementazione della tecnologia RFID, utile per determinare la fattibilità e il ritorno economico dell’investimento. Grazie agli approfonditi studi di fattibilità e al nuovo tool E-ROI, Murata è ora in grado di aiutare le aziende a calcolare in maniera accurata non solo l’impatto economico delle tecnologie RFID e IoT, ma anche i vantaggi sotto il profilo ambientale. Grazie a questo duplice approccio, le aziende possono essere sicure sia della fattibilità del progetto, sia del contributo di quest’ultimo alla riduzione delle emissioni. In questo modo, sarà più semplice per le aziende conseguire i propri obiettivi di sostenibilità.
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