di Laura Reggiani |
In settant’anni di presenza sul mercato Omega Fusibili è diventata un gruppo che conta oltre 130 dipendenti, fattura circa 56 milioni di euro e si pone ai vertici delle classifiche delle aziende italiane del settore. Presente con sedi in Italia, Francia e Spagna, l’azienda è guidata oggi da Roberto Ciboldi, presidente e direttore generale.
Quali sono le principali tappe che vi hanno portato da produttore a distributore?
La storia di Omega può essere sintetizzata come “un cammino continuo sulla via del successo” e idealmente suddivisa in tre epoche gestite da tre imprenditori: le origini, nel 1947, con la fondazione da parte di Alessandro Molinari, zio di mio padre, e la prima organizzazione produttiva e commerciale; il passaggio da produttori a distributori, guidato da mio padre Mario Ciboldi, dal 1969, che ha rinnovato le politiche aziendali incrementando una nuova visione basata sulla logistica e migliorando la proposta commerciale; il passaggio da distributore a gruppo, da me gestito. Mio padre per primo capisce, all’inizio degli anni ‘80, che alla produzione e alla vendita di fusibili si possono affiancare anche altri oggetti. È in quel periodo, e soprattutto con il rapporto con la società Bulgin di cui Omega diviene rappresentante, che inizia la trasformazione da produttore a distributore; per la prima volta Omega inizia a trattare componenti diversi dal fusibile e ad affiancare altre rappresentate come Eaton ed EDK. Negli anni ‘80 Omega è ormai una società affermata a livello nazionale, con un catalogo ampliato e diversificato che comprende aziende di prestigio come Apem e Thermodisc.
Da distributore, poi, siete diventati un Gruppo…
Il mio ingresso in azienda avviene negli anni ‘90, periodo in cui affianco mio padre nel seguire la filosofia aziendale, delineando quelle che oggi sono quattro delle sei linee di prodotti (elettronica, connessione, professionale e potenza). Una tappa importante risale al 1995, anno in cui realizziamo diversi investimenti immobiliari e logistici per prepararci per il nuovo millennio con una visione orientata alla distribuzione e allo stock. L’evoluzione da distributore a gruppo si compie poi all’inizio del nuovo millennio. Nel 2001, con l’idea di provare a uscire dai confini italiani per affrontare altri mercati, ma rimanendo specializzati, facciamo la nostra prima esperienza internazionale fondando la sede di Lione, in Francia. Ma è nel 2005 che si concretizza la filosofia di passare da azienda a gruppo. Con una visione imprenditoriale dinamica e lungimirante, viene perfezionato l’acquisto della società Italweber, fino ad allora competitor nel settore della potenza. La necessità di completare la proposta di fusibili ci porta ad acquisire nel 2008 Fusimport. Nel 2009 traslochiamo nel nuovo plant di Assago e nel 2010, per proseguire la crescita organica, apriamo la nuova divisione Air Moving, specializzata nella vendita di ventole industriali, mentre nel 2011, tramite Italweber, acquisiamo tre aziende che producono trasformatori e le fondiamo in un’unica entità che si chiama Italweber Elettra, oggi secondo produttore in Italia di trasformatori in bassa tensione. Nel 2014 acquisiamo Fusit, nostro competitor sulla protezione elettronica, che ci porta la leadership sul mercato del fusibile elettronico ma soprattutto nuove e interes- santi case rappresentate. Nel 2018 acquisiamo Fancos, storica azienda milanese operante nel settore automazione che ci consente un nuovo ampliamento della già vasta gamma di prodotti.
Su quali altri progetti siete stati impegnati negli ultimi anni?
Il 2019 è stato un anno molto importante. Abbiamo acquisito la società Ocmei specializzata nella sicurezza in ambito elettrico, poi integrata al 100% in Italweber, che ci ha portato un interessante aumento di fatturato, e la società Ermec, con sede a Barcellona, attiva da più di 25 anni nella distribuzione sul mercato spagnolo e portoghese, con l’obiettivo di perseguire la nostra visione internazionale. Nello stesso anno abbiamo realizzato un ulteriore ampliamento del magazzino, raddoppiando la nostra capacità logistica. Altri investimenti sono stati realizzati nell’assemblaggio. Abbiamo costruito delle automazioni di altissimo livello, che ci danno la possibilità di vendere dei componenti già assemblati offrendo un servizio che permette ai clienti di risparmiare sul costo della manodopera. Un progetto che ci permette di contrastare la concorrenza degli importatori di fusibili dalla Cina e di garantirci la fidelizzazione del cliente.
Nel corso del 2020 avete concluso importanti accordi di distribuzione. Sono possibili ulteriori ampliamenti al vostro già vasto catalogo?
Da sempre scegliamo di collaborare con i migliori fornitori che garantiscono ai nostri clienti i più elevati standard qualitativi e di prestazione. Insieme abbiamo costruito relazioni strategiche che ci permettono di offrire al mercato la più ampia gamma
di prodotti alle migliori condizioni commerciali. I nostri fornitori sono tutti leader internazionali nel proprio settore: da Eaton a Thermodisc, da Apem a Bulgin, da Littelfuse ad Adels, da Duracell a Erni. Abbiamo a catalogo una gamma completa di soluzioni proposte dai leader del settore su cui possiamo ancora crescere. In questo momento non ci interessa quindi aggiungere nuove linee di prodotti e preferiamo concentrare gli sforzi su ciò che abbiamo.
Non si può non parlare del Covid e delle sue ripercussioni. Quali iniziative avete intrapreso? Quanto ha impattato sulla vostra attività?
Nei primi mesi dell’epidemia abbiamo preso diverse iniziative legate al Covid che hanno coinvolto i dipendenti e i clienti, a cui abbiamo donato oltre 10mila mascherine. Ci siamo subito attivati rendendoci disponibili ad anticipare le spedizioni e a spostare i pagamenti, e tutte le richieste di dilazione dei pagamenti e degli ordini che ci sono pervenute sono state accettate. Il Covid ha avuto una decisa influenza sulle attività di Omega, ma essendo un’azienda solida siamo certi di riuscire a tenere, anche senza dover fare cassa integrazione. La seconda ondata di Covid ha ovviamente peggiorato la situazione e ci ha portato a rivedere le previsioni e a ipotizzare per la chiusura dell’anno un calo del 15%.
Suo padre Mario Ciboldi ha fatto di Omega una realtà di successo. Cosa ha ereditato e mantenuto della gestione dell’azienda?
Sono orgoglioso di essere cresciuto in un’azienda solida e sana e questo rappresenta il motore che mi porta a progettare sempre nuove espansioni. Da mio padre ho ereditato sicuramente la filosofia e la mentalità imprenditoriale, che professo in modo totale e che può essere sintetizzata nella frase: “Il miglior riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che si ricava ma ciò che si diventa grazie ad essa”. Da mio padre ho ereditato anche il legame importante con il personale, che reputo il primo valore della mia azienda. Il modo di interfacciarsi, di parlare e di considerare i collaboratori credo sia uno dei valori più importanti dell’azienda.
L’articolo integrale è pubblicato sul Numero 5 di Elettronica AV