di Fritz Walter |
Che sia un caso oppure no, il fatto che in un 2024 ricco di importanti e grandi elezioni uscirà nei cinema di mezzo mondo una versione restaurata in 4K di “Quarto Potere”, è veramente curioso. Il suo ritorno nelle sale cinematografiche coinciderà con la chiamata alle urne di oltre due miliardi di cittadini in quasi 80 Paesi: Stati Uniti d’America, Europa e Russia, solo per citare alcune aree, saranno chiamate al voto proprio in un momento storico in cui il potere dei media – dai social a quelli più tradizionali – è quanto mai bizzarro. Un film che, a ottanta anni dalla sua prima proiezione, rimane di straordinaria attualità.
Con un poco raffinato gioco di parole, mi viene quindi da dire: “Quartu potere!” Le recenti elezioni regionali della Sardegna, al di là di eventuali poco credibili riconteggi, ci lasciano un risultato tutt’altro che di facile interpretazione. Chi ha vinto? Sicuramente ha vinto Alessandra Todde, la pentastellata più titolata di sempre, con un curriculum vitae che di grillino ha ben poco: in ultimo Viceministro, ma prima già sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico e, soprattutto, per noi del rutilante mondo dell’elettronica, ex Ceo di Olidata, con la vocazione per il settore IoT!
Sicuramente, non ha vinto Paolo Truzzu. Le spaccature e le polemiche nel centrodestra per cercare di portarlo sulla poltrona più importante della Regione Autonoma della Sardegna, alla fine, l’hanno penalizzato, come l’ha penalizzato il voto disgiunto tanto temuto prima delle elezioni. I numeri parlano chiaro: se, allo stato attuale, la Todde ha vinto per 1.600 voti (ergo, ottocento persone), sono ben 10mila i voti che la candidata del “campo largo” ha preso in più rispetto a quelli presi dalle liste a suo sostegno. Da capire, quindi, se Truzzu è stato penalizzato dal centrodestra, oppure se il centrodestra è stato penalizzato da Truzzu: la coalizione, pur avendo in assoluto raccolto più voti rispetto all’asse PD-M5S, proprio per il gioco dei voti disgiunti esce sconfitta dalle urne dopo un biennio di vittorie su tutti i fronti.
Certo, parlare di “vento che cambia” mi sembra un tantino azzardato, anche perché 1.600 voti non fanno primavera. Aspettare le elezioni in Abruzzo per chiudere questo editoriale non era possibile. Forse se ne potrà parlare sul prossimo numero, ma il segnale che arriva dalle regionali sarde è importante ed entrambi gli antagonisti non lo devono trascurare.
In conclusione, al vero duello elettorale, le elezioni europee, mancano ancora pochi mesi e saranno queste, per il Governo, il vero banco di prova, sebbene rappresentino un appuntamento mai veramente “sentito” dal popolo elettore. Come ci si arriva? Con poche promesse, praticamente nessun programma ma con tanti duelli personali all’insegna del tutti contro tutti. Non so dire quale sarà il premio per il vincitore, ma lo sconfitto ci lascerà al grido di un moderno “Rosebud”.
Leggi l’editoriale del numero 24 di Elettronica AV