L’impatto del Coronavirus sul business
D’obbligo è stato un primo giro di opinioni sull’impatto del Coronavirus sul business. Ai Ceo partecipanti alla round table è stato chiesto come hanno affrontato la pandemia nel momento in cui i contagi hanno iniziato a diffondersi in Europa, all’inizio del 2020, e la risposta è stata pressoché univoca: le aziende hanno predisposto da subito dei piani di riorganizzazione delle attività, adottando le misure necessarie per garantire la sicurezza della supply chain e del proprio personale.
Lo scenario politico-internazionale
Altro tema affrontato nella round table sono state le tensioni tra USA e Cina. Questa sorta di guerra tecnologica e commerciale è ancora sotto i riflettori, anche se lo scenario potrebbe cambiare, visto l’esito delle elezioni americane e la prossima uscita di scena di Trump.
Secondo Ploss, Ceo di Infineon: “Ci sono sempre stati interventi della politica nel settore dei semiconduttori, ma la corsa al 5G, all’IA e al potenziamento delle capacità di calcolo li hanno resi ancora più pressanti negli ultimi temi. Certamente dovremmo evitare di dipendere da una singola fonte di fornitori: è in corso una guerra tecnologica e in Europa dobbiamo essere capaci di agire come blocco e rafforzare la nostra posizione, localmente e globalmente”. Sievers è dello stesso avviso: “La Proprietà Intellettuale è l’aspetto determinante nello scontro Cina-USA. Spero che il risultato delle elezioni americane renda i rapporti più diplomatici e credo anch’io che l’Europa debba agire più come un soggetto unico”. Il Ceo di NXP aggiunge anche: “Abbiamo una catena di fornitura verticale di semiconduttori radicata in Europa: è un grande valore che dovremmo saper sfruttare meglio. Certo, il divieto di vendere a Huawei ha avuto un forte impatto, ma sarà il mercato a fare il resto: la domanda di telefoni cellulari non scomparirà, quindi i concorrenti del marchio cinese continueranno a produrre e noi a rifornirli”. Ripercussioni più gravi interessano invece le imprese medie e piccole, come spiega Kegel di Pepperl+Fuchs: “Il commercio globale multilaterale è in pericolo. Tariffe e costi aggiuntivi avranno un impatto negativo sulle piccole e medie imprese. Nel nostro caso, il 50% di ciò che facciamo è all’interno dell’Europa, ma l’altro 50% è al di fuori. Chiediamo perciò ai governi dell’UE di aiutare le aziende qui”. In tema di assetti commerciali globali, Chery, di ST, pensa che arrivare ad avere tante economie isolate comporterebbe danni alla capacità d’innovazione. Un punto di vista a sé è quello di Ploss: il Ceo di Infineon sostiene che stiamo assistendo a una concorrenza irregolare, perché non c’è parità di condizioni in termini di sussidi e garanzie, e che l’Europa dovrebbe concentrarsi di più su come portare avanti programmi di R&S. “Competere con le aziende locali cinesi sovvenzionate dallo Stato non può essere una strategia di successo. Dal nostro canto, con l’acquisizione di Cypress, rafforzeremo la nostra presenza negli Stati Uniti. Vogliamo anche potenziare il nostro mercato in Giappone e in Corea, perché non possiamo pensare di dipendere dalla crescita della Cina nel lungo periodo”.