Smart Building: l’intelligenza è in cantiere

In Italia il settore Smart Building vale 130 miliardi di euro e nei prossimi anni promette di essere particolarmente dinamico, considerati gli investimenti che saranno necessari per ottemperare alla nuova Direttiva sulla performance energetica degli edifici. Il tutto, con ricadute importanti anche sulla filiera dell’elettronica.

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di Virna Bottarelli | Ottantamila operatori lo scorso novembre a Milano hanno partecipato a MIBA – Milan International Building Alliance, un evento che ha integrato le manifestazioni Smart Building Expo, Sicurezza, Made Expo e Global Elevator Exhibition. Integrare, del resto, è la parola d’ordine quando si parla di edifici intelligenti, un ambito nel quale convergono Home and Building Automation, System Integration, gestione dell’energia, soluzioni audio-video, digitalizzazione. Secondo i dati di The European House Ambrosetti si tratta di un settore che in Italia vale 130 miliardi di euro, nel quale per ogni 100 euro direttamente investiti se ne attivano a cascata ulteriori 187, con ricadute anche in campo occupazionale: ogni 100 posti di lavoro, la filiera dell’edificio intelligente ne attiva ulteriori 178.

Si parla parecchio in questi mesi degli edifici intelligenti e degli elementi chiave che li contraddistinguono: efficienza, efficacia, interoperabilità dei sistemi. Ad accendere i riflettori sul tema è stata, a inizio 2024, l’approvazione della proposta di revisione della Direttiva sull’Efficienza Energetica degli Edifici presentata nel 2021 dalla Commissione Europea. La nuova Direttiva prevede che ciascuno Stato Membro presenti un “Piano nazionale per la riqualificazione energetica degli edifici”, con l’obiettivo prioritario di ridurre del 16% i consumi energetici primari del parco immobiliare entro il 2030. Nel nostro Paese, l’attuazione della Direttiva richiede un impegno particolarmente importante soprattutto perché il patrimonio immobiliare è in buona parte datato, l’84,5% di esso ha più di trent’anni, ed è scarsamente efficiente dal punto di vista energetico.

Della nuova Direttiva e, più in generale, di che cosa rientra oggi nel concetto di Smart Building, abbiamo parlato con Nicola Badan, membro di Anie Csi – Associazione Componenti e Sistemi per Impianti di Anie Federazione.


Leggi l’intervista sul numero 27 di Elettronica AV


Come si è arrivati all’aggiornamento della direttiva EPBD?

La Energy Performance of Buildings Directive, nota anche come Direttiva “Case Green”, è un insieme di norme proposto dall’UE, finalizzato a promuovere la ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica. Con altre Direttive europee, come la EED e la RED, essa rientra nel pacchetto “Fit for 55”, adottato dalla Commissione Europea a luglio del 2021. L’obiettivo è ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55%, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2030 e diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Già a ottobre 2020 era stata approvata dalla Commissione Europea la strategia “Renovation Wave”, per il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici, con un primo obiettivo di raddoppiare i tassi di ristrutturazione nei prossimi dieci anni per ridurre il consumo di energia e di risorse degli immobili: parliamo di oltre 35 milioni di edifici. Successivamente, con l’acuirsi del conflitto Russia-Ucraina, è stato necessario rivedere l’intero framework legislativo in ambito energetico e si è arrivati a maggio 2022 ad approvare il piano “REPowerEU” con il quale si mira a ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili e accelerare la transizione verde. Il piano si basa anch’esso sul pacchetto di proposte Fit for 55, con l’obiettivo di renderle più stringenti e intraprendere azioni specifiche inerenti la “sicurezza energetica dell’approvvigionamento e dello stoccaggio”. Sono state, quindi, riviste, approvate e pubblicate in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la Direttiva RED III, la EED e, lo scorso 8 maggio, la Diret- tiva UE 1275/2024, che è appunto la EPBD.

Quali sono i principali elementi di innovazione tecnologica introdotti dalla Direttiva?

La Direttiva è riuscita a mantenere alcune ambizioni in ambito tecnologico e impiantistico e a migliorare altri aspetti legati alla salute, salubrità e sicurezza come la qualità dell’ambiente interno, l’aumento della resilienza climatica ed operativa, il miglioramento degli standard ambientali. Alcune novità, in particolare, rappresentano un potente abilitatore per promuovere la modernizzazione tecnologica del parco immobiliare nazionale ed europeo. Tra queste cito l’estensione dei sistemi tecnici per l’edilizia con l’inserimento, oltre ai sistemi di automazione degli edifici, degli impianti di riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, acqua calda sanitaria, illuminazione incorporata, energia rinnovabile, per quanto riguarda la produzione e l’accumulo, e l’adozione obbligatoria dei sistemi di Building Automation and Control System per edifici non residenziali di grandi dimensioni e l’estensione per quelli medio-piccoli, ossia con impianti termici di potenza superiore a 290 kW a partire dal 2025 e superiore a 70 kW dal 2030. Per gli edifici residenziali nuovi e in ristrutturazione profonda l’obbligo decorre dal 29 maggio 2026, ossia dalla data di trasposizione della Direttiva a livello nazionale. Vanno ricordati anche l’introduzione di impianti di energia solare nei nuovi edifici, residenziali e non residenziali, negli edifici pubblici e in quelli esistenti non residenziali, con diverse date di implementazione, e l’introduzione di prescrizioni più stringenti per l’implementazione di infrastrutture per la mobilità sostenibile nelle diverse tipologie di edifici, a seconda che siano residenziali o non residenziali, nuovi o esistenti o in riqualificazione importante, in funzione del numero complessivo di posti auto disponibili.

Quali cambiamenti porterà l’adozione della Direttiva nel nostro Paese?

Tra le principali implicazioni, è evidente l’opportunità di risparmiare energia e contribuire in pri- mis alla nostra sicurezza energetica, oltre che alla significativa decarbonizzazione del settore civile. Chiaramente a ciò saranno correlati dei costi, che i risparmi associati potranno di certo attenuare, e ai quali potranno affiancarsi modelli incentivanti anche legati alla premialità degli interventi in chiave digitale e sostenibile. Mi preme sottolineare che la trasposizione a livello nazionale della Direttiva dovrebbe comunque essere coraggiosa e cogliere le opportunità che la trasformazione tecnologica del nostro parco immobiliare potrebbe portarci anche grazie all’introduzione dello “Smart Readiness In- dicator”, l’indicatore che classifica la “prontezza” tecnologica degli edifici sulla base dell’interazio- ne di questi con i loro occupanti e le reti energetiche e della loro capacità di funzionare in maniera più efficiente e per migliori prestazioni attraverso le tecnologie IoT e Ict.

Perché è importante l’introduzione di questo indicatore?

Lo Smart Readiness Indicator consentirà di conseguire impatti significativi in termini di efficienza energetica negli edifici. Implementare un “pacchetto” evoluto di tecnologie Smart Building a livello di edificio può portare a ottenere un 30% di risparmio medio sul consumo finale di energia, con il vantaggio della semplicità di installazione e un rapido ritorno dell’investimento. Non solo: sono stati valutati diversi scenari di impatto dello SRI a livello europeo, che ha il potenziale di aiutare a far risparmiare ogni anno fino a 160 TWh di con- sumi primari di energia, 23 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, 12,5 miliardi di euro in costi energetici e 1,4 miliardi di euro di costi correlati ai sistemi energetici. Non meno importanti i benefici che possono arrivare in termini di benessere e salute delle persone, stimati in una cifra pari a 6,5 miliardi di euro, e di creazione di nuovi posti di lavoro: in questo caso si parla di 76.000 unità.

Quali opportunità si apriranno in ambito Smart Building per il comparto della componentistica elettronica?

Le opportunità sono diverse per tutta la filiera, non solo per il comparto della componentistica elettronica: dalla produzione di apparecchi, dispositivi e sensori, alla progettazione, installazione e integrazione degli impianti tecnologici, e coinvolge diversi attori chiave del settore delle costruzioni. A questo, si accompagnerà un naturale, e auspicato, innalzamento dei livelli delle competenze di tutti gli attori della filiera. Un’altra importante opportunità è quella di poter contribuire in modo attivo alla riqualificazione in chiave digitale e sostenibile del nostro parco immobiliare, affiancando la filiera elettronica, ma anche elettrica, alle filiere tradizionali che fino ad ora hanno operato nell’ambito della riqualificazione degli edifici, aumentando le possibilità di successo per operare la transizione energetica necessaria a traghettarci al 2050. Attraverso tecnologie come i Building Automation and Control Systems, i Building Energy Management Systems e le soluzioni IoT è possibile ampliare e complementare l’offerta di soluzioni attualmente disponibili, ma anche soddisfare la condizione necessaria e più economica per raggiungere elevati livelli di efficienza energetica, decarbonizzazione, sicurezza, salute e benessere delle persone, oltre che salvaguardare i vincoli del nostro patrimonio immobiliare, rispondendo ai requisiti del quadro regolatorio, sia nazionale sia europeo.

Infine, la questione forse più delicata: quali sono le scadenze imposte dalla Direttiva?

Intanto, dobbiamo ricordare che abbiamo due anni di tempo per recepire i contenuti della Direttiva nel nostro ordinamento. In secondo luogo, va detto che il quadro delle deadline è articolato e differenziato in base alle categorie di edifici, ai servizi e alle tecnologie da implementare. Invito i lettori a consultare la Direttiva per approfondire e riporto qui solo alcuni esempi. Da luglio 2027 lo Smart Readiness Indicator (SRI) sarà obbligatorio negli edifici non-residenziali con impianti HVAC di potenza superiore ai 290 kW; dal 29 giugno 2026 dovrà essere introdotto il Pas- saporto di Ristrutturazione, con una particolarità: è prevista l’introduzione obbligatoria dello schema, ma l’utilizzo sarà volontario o obbligatorio per i proprietari a seconda di quanto sarà stabilito dallo Stato membro. Per i nuovi edifici diventerà necessario il calcolo del Global Warming Potential (GWP), per il quale gli Stati membri dovranno introdurre requisiti (valori limite e obiettivi) per la contabilizzazione del carbonio derivante dalla costruzione e dall’isolamento. In questo caso è previsto un approccio graduale: per edifici nuovi di superficie superiore ai 1.000 mq dal 2028 e per tutti i nuovi edifici dal 2030.


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