di Virna Bottarelli |
All’interno del più ampio settore aerospaziale, particolarmente strategico è il comparto che possiamo ricondurre alla cosiddetta Space Economy, che ha implicazioni sullo sviluppo tecnologico ed economico anche di altre industrie. Secondo un’analisi condotta dall’Osservatorio del Politecnico di Milano in collaborazione con il Ctna (Cluster Tecnologico Nazionale Aerospaziale), solo il 10% delle aziende riconducibili a questo settore si occupa esclusivamente di spazio, mentre il restante 90% opera anche nei settori aviazione, industria metalmeccanica, ICT ed elettronica e automotive. Riportando quanto detto da Paolo Trucco e Franco Bernelli, responsabili scientifici dell’Osservatorio Space Economy del Politecnico di Milano, i cui ultimi dati sono stati presentati lo scorso febbraio: “Da diverso tempo la Space Economy ha aperto i propri confini avvicinandosi sempre più a settori tradizionalmente lontani dal mondo dello spazio, ma per la creazione di un mercato nazionale sostenibile e competitivo anche sul piano internazionale occorre consolidare un vero e proprio ecosistema italiano. Bisogna aprire la filiera a un maggior grado di collaborazione, sia verso le Pmi sia verso end user privati, a cui deve associarsi una maggior integrazione verticale tra tecnologia e servizi”.
Parlando della filiera, gli esperti del PoliMi hanno individuato tre tipologie di aziende: produttori di hardware, ossia di grandi sistemi spaziali quali satelliti, infrastrutture di terra e infrastrutture per l’esplorazione spaziale; ibridi, ossia produttori di componentistica che associano ai loro prodotti servizi, quali formazione per l’utilizzo di software di osservazione della Terra; fornitori di servizi per l’upstream, ossia consulenti, fornitori di servizi e sviluppatori che aiutano le aziende della filiera spaziale italiana a sviluppare i propri prodotti. Osservazione della Terra, navigazione Satellitare (dalla gestione flotte in ambito assicurativo all’identificazione di percorsi stradali per il trasporto, fino al tracciamento merci per la Gdo) e comunicazione satellitare, per portare connettività in luoghi remoti, sono gli ambiti principali nei quali operano le imprese della filiera spaziale. I trend tecnologici e commerciali del settore spazio sono in continua evoluzione. Sempre consultando l’Osservatorio del Politecnico di Milano si scopre che anche nel 2023 si è lavorato molto sulla miniaturizzazione dei satelliti e che un numero crescente di entità è oggi in grado di lanciare in orbita piccole costellazioni satellitari. L’impatto della miniaturizzazione si estende nell’accesso allo Spazio, arrivando alla diffusione dei cosiddetti micro-lanciatori: concepiti per adattarsi alle esigenze di carico di satelliti miniaturizzati, sono lanciatori di dimensioni più contenute e possibilmente riutilizzabili, che possono contribuire a garantire la fattibilità economica delle operazioni spaziali. Un altro dei temi diventati centrali anche nello spazio è l’Intelligenza Artificiale, ormai concepita come parte integrante dei sistemi spaziali. Integrata a bordo di satelliti, l’AI riduce la quantità di dati da trasferire e conservare e migliora la velocità e qualità dell’analisi di immagini che dallo spazio giungono a terra. Anche l’industria spaziale, inoltre, è sensibile al tema della sostenibilità e sta sperimentando tecnologie propulsive e materiali innovativi per un utilizzo sostenibile dello spazio. Da monitorare è anche la tendenza che interessa i lanciatori stampati in 3D, una tecnologia che riduce la complessità dei veicoli spaziali e permette di abbattere i costi e i tempi di lancio, grazie alla diminuzione di strumenti e attrezzature specializzate richieste.
Un progetto concreto nella Space Economy
In Piemonte c’è un esempio concreto del dinamismo della filiera spaziale italiana. Qui lo scorso giugno è stata formalizzata la costituzione di Space It Up, il partenariato esteso che ha ottenuto a inizio anno un finanziamento di 80 milioni di euro dall’Agenzia Spaziale Italiana e dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Il progetto, coordinato dal Politecnico di Torino, include 33 membri, tra cui università, centri di ricerca e aziende, che lavoreranno insieme per promuovere la collaborazione e l’innovazione nel settore spaziale. Paolo Corgnati, rettore dell’ateneo torinese, ha affermato di voler lavorare “in stretta collaborazione con tutti i partner, enti di ricerca e industrie del settore, per posizionare l’ecosistema nazionale del settore spazio come leader a livello europeo e internazionale”. Secondo Corgnati sarà anche strategico il contributo del territorio piemontese, grazie alle sue consolidate competenze di ricerca, innovazione e industriali e alla forte sinergia tra gli attori che coprono tutta la filiera dello spazio, dall’upstream al downstream. A coordinare il progetto c’è Erasmo Carrera, referente per il Politecnico di Torino, che ha evidenziato come in Space It Up per la prima volta tutti gli attori italiani lavorano insieme sui temi più rilevanti dello spazio. Leonardo, TAS-I, Telespazio, Altec, E-Geos, Cira, Sitael, Argotec, TYVAk e Mapsat sono le dieci aziende impegnate in Space It Up, che si occuperà di nuove missioni per la protezione e lo sviluppo sostenibile del pianeta e missioni di esplorazione planetaria, di tecnologia per la creazione di “Digital twins”, di ricerca sul telerilevamento spaziale e di molte altre tematiche. In sintesi, l’obiettivo è promuovere un futuro sostenibile grazie a tecnologie spaziali innovative: pensiamo solo a quanto potrà essere utile affinare le tecnologie per osservare i cambiamenti climatici e prevedere con sempre maggiore precisione gli eventi meteorologici estremi. Al di là degli obiettivi scientifici, infine, il progetto ha anche lo scopo di rafforzare lo spazio come “ecosistema” in Italia, coprendo l’intera catena del valore della ricerca e dello sviluppo in campo spaziale, coordinando l’attività di tutti gli attori che vi prendono parte: Università, Enti di ricerca, piccole, medie e grandi industrie.
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